Cosa penserebbe Carl Gustav Jung se si trovasse, oggi, in piena curva sud dello Stadio Olimpico durante il derby della Capitale? A rispondere a questa insolita domanda ci pensa l’artista Cristiano Carotti in occasione di ‘Dove sono gli ultras’, la sua prima personale romana. La mostra, curata da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, si inaugura il 19 novembre alla White Noise Gallery e sarà visitabile fino al 22 dicembre 2016. Circa 20 opere in un percorso espositivo appositamente sonorizzato da Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours, attraverso le quali Cristiano Carotti slega il simbolo dal suo contesto di partenza per tradurlo in opera d’arte. Tutto questo in una giovane ma già affermata galleria, fra le più interessanti in Italia nel campo dell’arte contemporanea.
Croci, pantere, diavoli, teschi, orsi, bulldog sono dunque alcuni dei simboli direttamente presi da vessilli, bandiere, magliette e sciarpe delle tifoserie calcistiche e centrifugate dalla straordinaria creatività di Cristiano Carotti, artista principalmente visivo che intesse continuamente relazioni con i protagonisti di altri mondi espressivi – da Filippo Timi a Vinicio Capossela, dal performer Franko B agli Afterhours, appunto – e si muove con agilità anche nel campo della performance, della musica e del video (è firmato da Versus, il suo progetto portato avanti insieme all’artista Desiderio, il video “Camera Red”, appena selezionato nella categoria Miglior Film del Fashion Film Festival di Istanbul).
‘Dove sono gli ultras’ non è una domanda, non ha il punto interrogativo. Perché non è (più) il famoso coro cantato in tutti gli stadi dai tifosi per provocare le curve avversarie ma, nel lavoro di Carotti, che parte da una prospettiva junghiana, diventa il modo per indicare quel luogo dell’inconscio di ognuno di noi nel quale l'archetipo incontra il nostro io razionale, condizionandolo e generando un particolare tipo di dinamiche sociali Nell Storia attorno al simbolo (e alla sua carica emozionale) che richiama idee e forme universali come l’Ombra, la Morte, gli dei dell’Olimpo, si sono aggregati eserciti, costituiti gruppi politici, si sono uniti gli ultras. Si è costruita una Fede che quasi sempre nulla a che vedere con l’origine di quel simbolo e che finisce per dominare la ragione del singolo individuo, così come testimonia la storia del nazismo, uno dei più evidenti e tragici transfer fra collettività e individuo, realizzato anche grazie all’uso di un’iconografia arcaica trasformata e riempita di nuovi significati. Carotti sembra dunque parafrasare Jung affermando che dominati dall’archetipo, siamo tutti ultras.
La simbologia ultras – campo attuale di grande forza emotiva – è dunque utilizzata come punto di partenza e come suggestione per un’indagine più ampia. Se il tempo che stiamo vivendo inizia a delinearsi come un’epoca di trasformazioni radicali in cui di fronte alla profonda crisi dei modelli di democrazia occidentale, ci si lascia sedurre con facilità – come se la Storia non esistesse – dalle tentazioni autoritarie e dalle lusinghe del populismo, nuovo fantasma che si aggira per l’Europa, la riflessione di Carotti diventa estremamente significativa. La sua analisi del simbolo attraverso la celebrazione della sua forza comunicativa, aggregante e totemica fa esplodere il senso di una sconfitta della razionalità occidentale in favore di dinamiche tribali.
La radicalità del gesto espressivo, la scelta della pittura ad olio stesa in maniera materica su stoffe, sciarpe, giubbotti, bandiere – dall’aspetto chiaramente reliquiario – e la musica di Rodrigo D’Erasmo che sostituisce il naturale sfondo sonoro dei cori ultras con una composizione inedita per violini, rafforzano il distacco del simbolo dalla propria funzione calcistica per esaltarne la dimensione emozionale.
A completare il percorso espositivo, la scultura “Finding Mephistophele” creata tra agosto e settembre 2016 durante la residenza artistica presso la HALLE 14 contemporary art center di Lipsia. Ispirata a un’immagine archetipica (l’Ombra) radicata nell’immaginario della città tedesca, “Finding Mephistofele” racconta il legame fra Lipsia e il Faust di Goethe, opera di grande interesse per C.G. Jung.
“Dove sono gli ultras” è l’occasione per conoscere ancora meglio il lavoro di un artista consapevole della complessità del presente e in grado di individuare, con estrema lucidità, i sensi nascosti che si annidano fra le possibili scomposizioni della realtà contemporanea.