Era la figura del Tempo, come di solito viene rappresentato, che invece di una falce, teneva quello che
a prima vista presi per l'immagine di un grosso pendolo, come se ne vedono negli orologi antichi.
(Egdar Allan Poe, Il Pozzo e il Pendolo)
Ho letto Il Pendolo di Foucault di Eco appena uscì nel ormai "lontano" 1988. Eco e Calasso presiedettero in Italia al cambio di paradigma fra pre-89 e post-89, fra la polarità idealismo/materialismo e la nuove polarità esoterismo/individualismo, ateismo/tradizionalismo. La prima volta lo lessi per curiosità. Me ne appassionai salvo lanciarlo per terra nel finale, come un amante deluso. Fu gesto che provò che il romanzo era efficace, giocando con abilità fra sospensione dell'incredulità e distacco metanarrativo. La seconda volta lo lessi perché non me ne ricordavo alcune parti. La terza volta lo lessi con freddo distacco e utilitarismo come fosse (e lo è anche) un dizionario erudito nel pensiero alternativo/simbolista/occultistico.
Recentemente l'ho letto una quarta volta con una predisposizione del tutto nuova. Mi sembra di aver intuito che il Pendolo di Eco sia una matrioska ludico-sapienziale non ancora smontata fino in fondo. Il fatto che il geniale studioso non sia più fra noi rende ancora più intrigante una rilettura neo-esoterica del suo capolavoro. Il Nome della Rosa fu libro importante per la storia della cultura perché fece fare pace tra Illuminismo e Tradizione. Guglielmo da Baskerville era uno Sherlok Holmes trapiantato nell'aristotelismo enciclopedico medioevale come Eco nel sapere babelico della Modernità.
Ma il vero capolavoro di Eco è il Pendolo nel quale il pensatore alessandrino (in tutti i sensi) rievoca il sogno di Comenio e di Francesco Bacone e di tutti gli enciclopedici di ogni tempo: avventure dell'intelletto e del linguaggio con benefici effetti sociali, e il tutto dentro un Sistema Organico Universale. Casaubon opera come il Web che tanto Eco prima amò e poi odiò: un mercenario onesto che con passione e disincanto fornisce a tutti una vivente "agenzia di informazioni culturali".
Possiamo scrivere libri interi sui vari modi di leggere il Pendolo. Possiamo espanderlo come un tessaract approfondendo le sue citazioni, possiamo sottolineare le connessioni fra i complottismi con cui gioca, possiamo vederlo quale svuotamento neomarxista delle sovrastrutture del pensiero, oppure gustarlo valorizzando lo schema sephirotico dei capitoli e i molti riferimenti alla Kabala e al misticismo ebraico, oppure semplicemente ripercorrere le citazioni poste ad incipit di ogni capitolo alla ricerca di inedite connessioni. Ancora, possiamo apprezzarlo niccianamente quale manuale di transvalutazione del valore delle concezioni/teorie nella storia della cultura o semplice gioco di certosina evasione/divertimento di una mente eccessivamente e disincantatamente satura di cultura e di nozioni.
Mi è venuta in mente un'altra pista: rileggere il Pendolo assimilandoci alla sua idea base di "adesione creativa al possibile narrativo". Nel romanzo infatti i protagonisti rendono drammaticamente reale un Piano che nasce quale gioco intellettuale fra indizi che mescolano cronaca, cultura e incroci imprevisti. Ma in realtà il Piano come Idea già esisteva nella mente di quei spregiudicati "iniziati" che poi credono che Belbo e Casaubon ne celassero la soluzione!
Quindi il succo della storia potrebbe essere: in ludo veritas. La fede crea i mondi della mente. La tensione sottile che regge tutto il testo è proprio la tensione dialettica fra caso e destino, fra caos e scelta di interpretazione. Quando non comprendo un fenomeno complesso, neppure scomponendolo, provo ad accettarlo e a crederci, assimilandomi al fenomeno stesso per captarne la struttura intima. Sto dicendo che potrebbe esserci seminato nel Pendolo di Eco un filo rosso che lega varie tracce intenzionali diluite nella finzione narrativa. Lo stesso Eco più volte disse e scrisse che le cose più nascoste sono quelle poste più in evidenza, come la password semplicissima di Belbo nella storia del romanzo.
Dopotutto il geniale romanziere si documentava in modo rigorosissimo prima di scrivere una narrazione. Ne ho avuto conferma apprendendo come abbia avuto informazioni scientifiche sul Pendolo di Foucault addirittura da Mario Salvadori, geniale ingegnere che ha lavorato anche per il Progetto Manhattan, il primo programma nucleare americano! Come vedete Eco non si accontentava di wikipedia quando voleva approfondire anche temi comuni e conosciutissimi come l'esperimento di Foucault, ma dialogava a 360° con i massimi livelli intellettuali mondiali. Queste suggestioni mi hanno facilitato il connettere con la massima semplicità e facilità i passi del Pendolo di Foucault in cui si parla del "Pendolo di Foucault" e di altri temi connessi o comunque di tipo scientifico.
Una lettura scientifica di un romanzo esoterico che reinterpreta in modo spirituale/esoterico la scienza stessa? Un bel paradosso. Eppure il "Piano" del romanzo si è avverato. Dopo l'89 si è diffusa l'ossessione del "Complotto" che sarebbe ormai la Storia mondiale che stiamo vivendo ... E si è iniziato a parlare di tradizioni, di terrorismo, di lobbies, di sette, di Gnosi ... Eco profeta? O semplice previdente analista delle sottili e profonde tendenze culturali mondiali? Ebbene il risultato è stato sorprendente perché queste parti scientifiche del romanzo sono tutte connettibili fra di loro in modo logico e coerente come se Eco avesse voluto celare nel caos di mille rimandi, citazioni e digressioni, un'idea semplice di scienza alternativa alla vulgata ufficiale. Dopotutto il nucleo essenziale del Piano non è di tipo scientifico? Non si parla di un'energia potente ma tenuta segreta ai più? L'energia elettromagnetica gratuita di Tesla? Il motore magnetico? La fusione fredda? Siamo nel bel mezzo del Piano! È come se Eco avesse scritto una storia che assomiglia a una stanza di un appartamento dopo una visita di ladri maldestri ma poi vi avesse depositato in mezzo con cura frammenti di una medesima unica poesia.
Il Pendolo è il vero capolavoro di Eco. Solo nel Pendolo Eco si lascia andare a slanci poetici, a riflessioni metafisiche, a ricordi biografici piemontesi, a notazioni umane e psicologiche acute e sensibilissime. Il Pendolo di Eco è una via di mezzo fra Sei personaggi in cerca di autore e l'Ulisse di Joyce. La chiave di volta del romanzo non è il Piano che vi viene descritto, ridicolo nella sua inutile dispersione geografica (se i Templari avessero avuto un segreto scientifico lo avrebbe tramandato intero e non a frammenti) ma è l'idea che la Modernità si fondi sulla sostituzione della Religione e della Magia con una Scienza Totale, nuovo Idolo, "nuova Atlantide".
È la Scienza il nuovo vero esoterismo che vuole dominare/convertire il mondo, operando in modo simile a Religione e Magia. La Modernità inizia quando Elisabetta I prova a voler attuare gli ideali e le idee di Francesco Bacone: nasce la prima vera Riforma, l'Utopia. Questo è il cuore del Pendolo di Eco: un'idea semplice e non nuova, essendo stata già trattata da vari autori fra cui ad esempio dal romanzo The Coming Race (Vril) di Edward Buller Lytton e dal Mattino dei Maghi di Louis Pauwels e Jacques Bergier. Dopotutto basta studiare la vita dei principali scienziati della storia umana degli ultimi secoli e si vedrà come tutti, dico tutti, coltivavano con uguale passione scienza ed esoterismo, ricerca "ufficiale" e teorie alternative bizzarre, fino ai fisici novecenteschi, simpatizzanti di Kabala e psicoanalisi junghiana (forma moderna di culto esoterico!), come Halley, lo scienziato delle comete, che credeva fermamente nella teoria di A. Kirker della Terra Cava!
Il vero tema del Pendolo quindi è il Pendolo stesso, cioè la Grande Scienza moderna fra utopie di potere e strade alternative di ricerca tenute riservate rispetto alla sua vulgata di massa. La grandezza di Eco è stata quella di avere sistematizzato abilmente in un libro solo tutte le principali concezioni esoteriche/magiche/alternative di circa un millennio, realizzando alla Shakespeare un castello fantasmagorico di bolle e di suggestioni partendo da uno sbuffo e un po' di sapone. Non solo: Eco anticipa lucidamente Dan Brown, prevedendone il successo mondiale e rappresentando con il suo Pendolo il lato esoterico/elitario della vulgata esoterica (= di massa) dello scrittore americano. Non a caso Eco fa "copia e incolla" del libro che ha ispirato Dan Brown: The Holy Blood and the Holy G Grail (1982, Londra) e ne sintetizza il nucleo narrativo fra la fine del capitolo 65° e l'inizio del 66°. A livello di contenuto però Eco non va molto oltre e al di sopra di Peter Kolosimo, essendo l'alessandrino un genio di stile, architettura e linguaggio, non di scelta dei materiali!
Anticipo il vero Piano che il romanzo sembra rivelare/celare: il Pendolo di Foucault è esperimento di fisica e non di astrofisica; è utile cioè per studiare il magnetismo e la geografia e non dimostra la rotazione della terra! Una "bomba" mica da ridere, no? Rievochiamo ora quei passaggi del Pendolo che sembrano rappresentare tutti una coerente allusione conoscitiva di tipo scientifico, autonoma rispetto al percorso narrativo del romanzo.
Abbiamo 7 punti essenziali interconnessi:
1) All'inizio del primo capitolo viene narrato a sorpresa il Pendolo quale metafora veritiera delle migrazioni dei popoli e quale nuova mappa piana di una terra che pone sulla stessa linea il deserto centrale australiano e il Polo Nord, come pure il Sudafrica e la Norvegia. Ma questo è possibile solo in una mappa della terra come se fosse piatta e discoidale, come lo stemma dell'Onu indica. La citazione del paradosso delle volte architettoniche (Mario Salvadori docet) messo vicino all'immagine del Pendolo allude all'immagine antica del cielo come volta e all'immobile stella polare quale punto di aggancio di un immaginario Pendolo universale. Oltre a ciò ci si chiede come devierebbe il Pendolo se fosse posto a Gerusalemme o in altri luoghi; domanda che sembra relativizzare scientificamente il valore euristico dell'esperimento di Foucault. Il tema viene ripreso
al capitolo 84° dove si documenta un grande interesse scientifico ottocentesco per pendoli, geografia e magnetismo, come a mettere in dubbio che Foucault abbia risolto e spiegato tutto.
2) All'inizio del capitolo 23 Casaubon dialogando con la sua donna, Amparo, relativizza il mito dell'acqua che ruota all'opposto nell'emisfero australe, fatto che effettivamente non è così certo, dipendendo spesso dalla geometria del lavandino stesso! Questo dubbio è coerente e compatibile con il precedente dubbio sul diverso comportamento della devianza del Pendolo di Foucault a seconda dei luoghi non equatoriali in cui opera. Se infatti la devianza del Pendolo dipende dalla rotazione terrestre il diverso comportamento del Pendolo, (tranne che in prossimità dell'equatore dove non devierebbe e tranne che ai poli dove ruoterebbe perfettamente in 24 ore) non dovrebbe essere argomento dubbio o di qualche interesse. Il romanzo invece sembra alludere a una qualità differenziale nel fenomeno Pendolo.
3) Verso la fine del capitolo 32 Agliè si slancia all'improvviso, dopo un breve accenno all'inversione del tempo e del nesso causale (che ha un qualche valore in fisica quantistica) in una metafisica e poetico elogio della fissità: "Nulla si muove, e c'è un punto solo, il punto da cui si generano in uno stesso istante tutti gli altri punti". Sembra la celebrazione della prospettiva, oppure una filosofia neopitagorica alla Niccolò Cusano, ma è connettibile anche, ancora una volta, alla questione del punto di aggancio del Pendolo fra astrattezza dell'assenza di estensione e misurabilità della concretezza.
4) Nelle prime pagine del capitolo 37 il romanzo dice cose strane sul Pendolo di Foucault, apparentemente eretiche rispetto alla scienza ufficiale: 'Veda Casaubon, anche il Pendolo è un falso profeta ( ... ) Eppure, dicevo, la sensazione è che uno nella vita ha attaccato il Pendolo da tante parti, e non ha mai funzionato (sic!), e, là, al Conservatoire,funziona così bene... E se nell'universo ci fossero punti privilegiati? Vedete come questa ultima domanda mette in crisi la scienza ufficiale nel suo racconto del valore scientifico dell'esperimento di Foucault e conferma la celata centralità dei temi scientifici quale cuore di un romanzo che invece nella sua superficie fa di tutto per sembrare solo neoesoterico o neoilluminista (due distrazioni potenti per il lettore medio)!
5) Nelle prime pagine del capitolo 45 si cita, pur di sfuggita, un antico documento messicano che mostra la terra come un quadrato circondato dal mare e al centro della terra vi è una piramide che reca sulla base l'iscrizione Aztlan, che assomiglia a Atlas o Atlantide ... Ancora una volta ritorna il tema di una mappa alternativa della terra, simile alle antiche mappe indiane e buddiste del cosmo. Il tema essenziale del romanzo resta sempre il rapporto fra il Pendolo e la nostra Terra.
6) Verso la fine del capitolo 47 Agliè introduce il tema delle "correnti telluriche", che possiamo considerate una definizione poetica delle linee di forza del campo magnetico terrestre e che corrispondono al tema di "punti differenziali" che causano deviazioni anomale nel Pendolo di Foucault. Il tema filosofico-scientifico di "condotti energetici" che attraversano la terra si mescola con quello solo apparentemente differente della teoria della terra cava e appare dominante nella dinamica del romanzo, ritornando, direttamente o per allusioni, in molti capitoli (51-52, 60-62, 78-79, 81,100). L'argomento cardine del romanzo restano i sotterranei, i luoghi, l'energia, in una parola la nostra amata Terra, vista come serbatoio di energie dai più non conosciute.
7) Il Piano viene enucleato in una sua connessione intima con una nuova geografia terrestre e con il discorso di un Pendolo di Foucault reinterpretato in modo scientificamente alternativo, quale misuratore di variazioni nel campo energetico di una terra che non ruota più! Scorre l'energia attraverso la terra (come riteneva Tesla) ma non più si muove la terra! Tertium non datur! All'inizio del capitolo 81 si riprende la tesi delle prima pagine del romanzo: l'Australia è sulla stessa linea del Polo, di un unico, solitario e ancora ignoto ai più Polo della Terra, e viene indicato dantescamente come una montagna!
Tutto ciò che ho sintetizzato in questo settuplice elenco ha un senso solo credendo alla Teoria della Terra piatta, discoidale e ferma, come alcune mappe cinquecentesche e ottocentesche mostrano. Il capitolo 82 inizia con una citazione della Elena Blavatsky che riprende Paracelso nell'identificazione della Terra come un potente Magnete. Sembra di ascoltare Tesla e il suo sogno di captare quasi gratis la potenza elettromagnetica della Terra ... Nelle prime righe di questo capitolo si recupera addirittura l'antica idea tolemaica e dantesca delle "sfere celesti". Non è dopotutto il vangelico "Regno dei cieli in mezzo a noi" declinato al plurale? E nella seconda pagina del capitolo 82 addirittura Eco teorizza le armi climatologiche di tipo elettromagnetico di cui da alcuni anni il web tanto parla...
All'interno del capitolo 83 infine Eco accanto a due mappe antiche, classiche nella loro antica rozzezza, pure espone la precisa mappa della terra in versione flat e in prospettiva "polare" ideata dall'esoterico seicentesco Robert Fludd. Strana questa passione di Eco per il modello tolemaico. Tutto inventato? Eppure il dubbio ci frulla nella testa: non è più ragionevole che il Pendolo di Foucault ci dica qualcosa sul "sistema terra" entro cui agisce piuttosto che sulle più lontane sfuggenti dinamiche extrasistema?