Non ci sono eccezioni alla regola secondo cui tutti pensano di essere un’eccezione alla regola.
(Wall and Piece, Banksy)
Una retrospettiva molto completa su uno degli artisti più controversi degli ultimi anni, lo street artist internazionale noto come Banksy. Guerra, Capitalismo & Libertà, queste le tematiche contemporanee affrontate in una grande mostra sull’artista organizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo all’elegante Palazzo Cipolla, a Roma, dal 24 Maggio al 4 settembre 2016. Ci siamo entrati per voi, in un caldo pomeriggio romano.
L'esposizione comprende un ampio corpus artis su Banksy proveniente da collezioni private internazionali. Si possono ammirare 150 opere: dipinti originali, stampe, serigrafie, sculture e oggetti rari, molti di questi mai presentati prima. È un evento caratterizzato anche da una forte componente didattica destinata alle scuole, che costituisce un’esauriente rassegna scientifica dell’artista. Nulla sottratto alla strada. E senza coinvolgimento dell’artista.
Originario di Bristol, il misterioso Banksy (la sua identità è ignota ma si pensa che sia nato in questa cittadina inglese nel 1974), discusso, controverso e dibattuto, odiato e amato, ha influenzato la scena artistica mondiale ed è oggi considerato il massimo esponente del movimento artistico noto come Street Art. Nella mostra viene messa in luce la sua originale visione artistica di fronte agli avvenimenti sociali, economici e politici internazionali, dalla serigrafia di alcune scimmie che dichiarano Laugh Now But One Day I’ll Be in Charge (Ridete adesso ma un giorno saremo noi a comandare), passando per l’agghiacciante immagine di Kids on Guns fino alle critiche a modelli capitalistici stile McDonald e Kate Moss.
I suoi lavori sono caratterizzati da umorismo e umanità, intendono dare voce alle masse e a chi, altrimenti, non sarebbe ascoltato da nessuno. D’altra parte, come si legge anche su una delle pareti della mostra, parole riprese dal libro Wall and Piece, lo stesso Bansky ricorda “Sul dipingere e glorificare i topi. Loro esistono senza permesso. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in silenziosa disperazione tra il sudiciume. E tuttavia sono in grado di mettere in ginocchio intere civiltà. Se sei sporco, insignificante e nessuno ti ama, allora i topi sono il tuo modello”. Una voce quindi agli esclusi, che però possono trionfare. E poi, ammetterà, “erano tre anni che dipingevo ratti quando qualcuno ha detto: geniale, rat è un anagramma di art e ho dovuto fingere di averlo sempre saputo”...
Gli “piacerebbe pensare di avere il coraggio di far sentire la (sua) voce in forma anonima in una democrazia occidentale ed esigere quelle cose in cui nessun altro crede. Come la pace, la giustizia è la libertà”, ecco perché questa esposizione viene dedicata a tre temi a lui cari: la guerra, il capitalismo e la libertà. Siamo curiosi, sempre di più.
Entrando a sinistra, si accede alle sezione guerra. L’ala destra è dedicata alla libertà mentre la zona centrale al capitalismo. Tre dimensioni che si parlano e si scontrano. La guerra contiene molti pezzi di interesse ed effetto, partendo dalla frase sulle pareti che ricorda allo spettatore come “un muro è una grande arma, è una delle cose peggiori con cui colpite qualcuno”. Sfilano Bomb Hugger (Stef & Jo D’Andrea Collection), lo spray Family Target del 2003, Kids on guns sempre del 2003 (spray su tela), l’elefante di Heavy weaponry del 2004-2006, Turf war del 2006 (stencil e spray). Seguono Have a nice day del 2003 (poliziotti dalle facce smile-emoticon), CND Soldiers del 2005 (soldati che dipingono di rosso sangue il simbolo della pace, Napalm del 2004 (Topolino e McDonald in mezzo alla famosa foto in Vietnam scattata alla giovane Kim Phúc dal fotografo di Nick Ut, che vinse per questa immagine il premio Pulitzer per la fotografia), Happy choppers del 2003 (elicotteri a combattimenti adornati da un fiocco rosa, messi su cartelli usati in manifestazioni contro la guerra), le citate scimmie (Laugh Now del 2004 e Monkey detonator del 2002). Nella sezione libertà vi sono Riot cop del 2003, Cloud DJ del 1998-1999, Rude copper del 2002, Flying copper del 2003 e Love is in The Air (flower thrower, un uomo dal volto coperto che lancia fiori) del 2006. Nella sezione capitalismo meritano attenzione Coca Cola tower del 2007, Kate del 2005, Girl with TV del 2004, Donut del 2009 e Sharks del 1999 (miriade di squali blu intorno a un carrello della spesa dove sono imprigionati pesci arancioni più piccoli).
Una parte della mostra illustra le tappe principali della storia artistica di Banksy: la prima mostra dell'artista si è tenuta a Bristol nel 2000 al Severn Shed. Nel 2002, Banksy espone alla 33 1/3 Gallery di Los Angeles e l’anno seguente disegna due copertine all’album Think Tank dei Blur. Il lavoro di Banksy si espande a livello internazionale: lungo la striscia di Gaza, sul versante palestinese, dipinge nove immagini. Seguono i raid al British museum del 2003, al Louvre e alla Tate Gallery nel 2004-2005 (dove entra travestito e lascia appese alcune delle sue opere accanto ai grandi capolavori del passato, per durate variabili, a seconda della prontezza dei vigilantes o della qualità della colla), una cabina telefonica rossa vandalizzata rovesciata a terra sanguinante, idea anche elogiata dalla British Telecom nel 2006, la mostra in un negozio di animali a New York di animatronics, come una gallina in vetrina che guarda i suoi pulcini trasformati in crocchette di pollo simili al Chicken McNuggets del McDonald nel 2008.
Nell’estate 2009 si “impossessa” del Bristol Museum & Art Gallery con una mostra che attrae 300.000 visitatori. L'artista realizza un documentario Exit Through The Gift Shop, ottenendo una nomination agli Oscar. Nel 2013, realizza un progetto situazionista a New York chiamato Better Out Than In: in una delle varie attività sparse per la città ha venduto le sue tele su una bancarella per $60 USD ai turisti, che, ignari, si ritroveranno un tesoro fra le mani. Il 2015 (dal 22 agosto al 17 settembre) ha visto l'apertura di Dismaland: un parco a tema da lui rinominato Bemusement Park, il contrario del parco divertimenti, dove visitatori di ogni età e provenienza sono stati accolti da uno staff depresso e poco collaborativo. In dicembre Banksy ha poi deciso di trasferire le strutture di Dismaland a Calais per ospitare i rifugiati. In tale occasione ha prodotto una serie di murales, tra cui The Son of a Migrant from Syria che raffigura cinicamente Steve Jobs.
Nei suoi lavori, dai murales alla scultura e all’installazione, Banksy esprime un commento satirico, sociale e politico giocando e traendo spunto dal contesto nel quale si trovano le sue opere. È un artista pensante. Un uomo che usa i graffiti come forma di guerriglia, che ricorda non solo che il potere esiste e rema contro molti ma anche che il potere non è poi così efficiente, che può e deve essere ingannato.
I grandi e invadenti cartelli pubblicitari che non lasciano la libertà di guardare altrove sono quello che Banksy definisce il Brandalismo: “ogni messaggio pubblicitario che è collocato in uno spazio pubblico e che non puoi scegliere di non guardare è tuo. Ti appartiene. Lo puoi prendere, rimaneggiare e riutilizzare. Chiedere il permesso è come chiedere di conservare una pietra che qualcuno ti ha appena tirato in testa”. Un artista da seguire, perché non smette mai di sorprendere.
Molta gente non prende mai l’iniziativa perché nessuno le ha mai detto di farlo.
Gli organizzatori
La Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo opera in campo sociale, sanitario, educativo, culturale e a supporto della ricerca scientifica. Essa vuole raccordare la tradizionale attenzione alle esigenze di sviluppo e ai bisogni sociali dei territori con una visione globale sulle tematiche del mondo contemporaneo, rispetto alle quali si pone come centro propulsivo e creativo di idee e proposte. In ambito artistico, da tempo la Fondazione Terzo Pilastro ha rivolto la propria attenzione alla Street Art, a cominciare dalla esperienza di Big City Life a Roma, il progetto di arte pubblica partecipata per la riqualificazione urbana che ha reso possibile il recupero del quartiere di Tor Marancia, per proseguire poi con il contributo alla rassegna internazionale “Icastica 2015” ad Arezzo e, infine, con la mostra Codici Sorgenti, dedicata ai più importanti street-artist mondiali, a Catania, città alla quale ha donato la monumentale opera di Vhils che decora i grandi silos sul waterfront del porto.
I curatori Acoris Andipa, è il direttore di Andipa Gallery, una galleria d’Arte Moderna e Contemporanea con sede a Knightsbridge, Londra, fondata nel 1967 dalla famiglia Andipa. La tradizione della famiglia nel commercio d’arte risale al 1593 a Venezia, quando il Doge Mocenigo assegna lo stemma tuttora usato dai membri della famiglia. Acoris Andipa è uno stimato commerciante delle opere di Banksy, dal 2006 espone i suoi lavori. Nel 2007 ha prodotto una grande mostra personale di Banksy ricevendo 36.000 visitatori in sei settimane.
Stefano Antonelli e Francesca Mezzano sono i fondatori di 999Contemporary, un’istituzione privata senza scopo di lucro dedicata allo studio e allo sviluppo dell’arte contemporanea urbana attraverso progetti di arte pubblica, mostre, progetti educativi e di beneficenza. Fra l’altro, hanno curato l’esposizione di centosessanta opere di cui molte monumentali solo a Roma, attraverso progetti che hanno portato artisti di tutto il mondo a dipingere la fermata metro Spagna, il quartiere Ostiense e – sempre in collaborazione con la Fondazione Terzo Pilastro - l’intero quartiere di Tor Marancia. Nel 2014 hanno curato Urban Legends, la prima mostra di street art ospitata dal Macro, Museo d’arte contemporanea di Roma portando la street art di nuova generazione confrontarsi con l’arte contemporanea.