A partire dagli anni '50 del Novecento, grazie all'attività di ricerca di esponenti del mondo della pittura, della scultura e, successivamente, del design, si afferma nell'ambito dell'arte orafa, del monile e della decorazione del corpo un radicale rinnovamento. Si assiste alla destituzione della tradizionale preziosità dei materiali impiegati come valore portante, a favore del valore plastico, della forma e della costruzione del monile. Parallelamente a quanto succedeva in tutti gli altri ambiti della produzione italiana, anche l'arte orafa inizia ad attingere al campo della scultura, della pittura e del design, mantenendo, comunque, la tradizionale sensibilità alla dimensione sociale del gioiello, progettato per il piacere di chi lo indossa.
Con la selezione di opere proposta da Fragile, la galleria sceglie un percorso di valorizzazione delle differenti cifre stilistiche di ciascun autore, dal gesto astratto unico o limitatamente seriale degli artisti ai rimandi architettonici e decorativi dei designer, armonizzandole tramite il filo conduttore del design al servizio e, allo stesso tempo, artefice, della bellezza. Non si tratta per Fragile - galleria milanese già da tempo nota per le ricerche sul design storico e contemporaneo - di una iniziativa sporadica, ma il proseguimento di un percorso di raccolta e valorizzazione del gioiello d'autore e d'artista, intrapreso da anni dalla responsabile del progetto, Paola Berra.
Andrea Branzi, designer e architetto, nel 1966 è tra i fondatori del gruppo fiorentino “Archizoom”. Si occupa di design industriale, architettura, progettazione urbana, didattica e promozione culturale. Nel 1983 fonda a Milano, e dirige fino al 1987, la Domus Academy, prima scuola di design post-universitaria. E’ professore associato alla III Facoltà di Architettura e Disegno Industriale del Politecnico di Milano e tiene conferenze e seminari nelle principali università del mondo. In qualità di pubblicista collabora con le principali testate italiane e straniere ed è autore di numerosi saggi teorici. Di particolare importanza le mostre storiche da lui organizzate sul design italiano, il made in Italy e sui temi dell’abitare. Gli sono stati conferiti diversi premi tra cui il Compasso d’Oro alla carriera nel 1987.
Riccardo Dalisi, designer e architetto, si laurea nel 1957 a Napoli e nel 1973 è tra i fondatori della “Global Tools”, “controscuola” di architettura e design. Professore ordinario del corso di progettazione architettonica presso la facoltà di Architettura di Napoli lavora come designer per aziende quali Zabro, Zanotta, Alessi, Oluce, Fiat, Munari, Rex, Rosenthal, Glass. Tra il 1975 e il 1979 ha diretto una scuola sperimentale di artigianato, “Arti minime”. Progetta “Gioielli d’aria” e recupera la tradizione della lavorazione del corallo e del cammeo. Ha ricevuto il Compasso d’oro nel 1981.
Anna Gili, artista e designer, si caratterizza e differenzia per un approccio accademico-professionale-artistico fortemente influenzato dalla cultura Rinascimentale, che appartiene alle sue origini umbre. La sua formazione è avvenuta attraverso l’impatto con la cultura milanese del design, a cui Anna partecipa intensamente dal 1983. Il suo modo di pensare il progetto è olistico, e spazia in modo sistemico e transculturale in ambiti disciplinari empatici quali arte, moda, fumetto, interior design e architettura. Il suo costante e intenso lavoro di ricerca l’ha portata alla genesi di un suo proprio universo zoosemiotico e a un uso ingegneristico del colore nel decor & interior design. Interviene a numerose mostre di design in Italia e all’estero in particolare: alla Triennale di Milano, al Seoul Arts Center Museum, all’Expo di Taejon in Corea, al Centre Pompidou a Parigi, al Louisiana Revy Museum in Danimarca, all’Ubersee-Museum a Brema; al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, al Denver Art Museum, al Mewgaton Concert Hall di Atene, al Museo Alchimya di Milano, ai Magazzini SEIBU in Giappone, all’IMA Indianapolis (Museum of Art). Svolge attività didattica in prestigiosi atenei.
Enzo Mari, artista e designer, nei primi anni ’50 frequenta l’Accademia di Brera. Dalla fine degli anni ’50 da vero filologo del linguaggio delle arti visive sceglie di occuparsi anche di design. Consapevole della necessità di intervenire sulla cultura di massa verso un progetto globale di qualità progettista, nel 1963 coordina il gruppo italiano “Nuova Tendenza”. Tra il 1976 e il 1979 presiede l’ADI (Associazione per il Disegno Industriale). I suoi lavori sono esposti in molti musei italiani e stranieri ed è stato insignito per la sua attività di ricerca e di design di numerosi importanti premi e riconoscimenti.
Alessandro Mendini, architetto, ha diretto le riviste* Casabella, *Modo e Domus. Sul suo lavoro e su quello compiuto con i suoi gruppi sono uscite monografie in varie lingue. Realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture, architetture. Gli sono stati attribuiti tre “Compassi d'Oro” per il design, è Chevalier des Arts et des Lettres in Francia e ha ricevuto l'onorificenza dell'Architectural League di New York. Ha ricevuto tre lauree Honoris Causa a Milano, a Parigi e a Wroclaw in Polonia. Suoi lavori si trovano in vari musei e collezioni private. Assieme al fratello Francesco ha un atelier di progettazione a Milano. A Chicago gli è appena stato attribuito l’European Prize for Architecture 2014. I cinque pendenti in argento e i cinque pendenti in argento e smalto presenti in mostra - realizzati virtuosamente dai fratelli Rota, orafi vicentini - sono parte della collezione dal titolo Stilemi Enigmatici ed esprimono la sintesi dei più tipici segni che caratterizzano l’alfabeto visivo di Alessandro Mendini.
Giancarlo Montebello. E’ nato a Milano. Nel 1967 avvia con Teresa Pomodoro un laboratorio di metallurgia preziosa, quindi con la sigla GEM diviene editore di gioielli d’artista tra cui Sonia Delaunay, Lucio Fontana, Man Ray e Niki de Saint Phalle. Nel 1978 ha dato il via alla propria attività di designer e ha partecipato alla costituzione del dipartimento di oreficeria dell’Istituto Europeo di Design di Milano, collaborando poi con importanti aziende italiane ed estere. Espone per la prima volta i propri gioielli, nel 1989, da Lorenz a Milano. Con il lavoro della GEM Montebello è stato invitato alle mostre The Italian Metamorphosis al Guggenheim Museum di New York (1993) e Jewelry in Europe and America: New Times, New Thinking, tenutasi presso la Crafts Council Gallery di Londra (1996).
Alba Polenghi Lisca, l’identità artistica di Alba Polenghi Lisca, ha origine negli anni '60 con la pittura d’impronta informale. E’ stata allieva di Achille Funi e Mauro Reggiani all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Negli anni '80, si dedica al disegno e alla creazione di gioielli, senza però mai perdere di vista le sue premesse principali, quelle cioè dell’immaginazione astratta. Misura e logica, regolarità e sistematicità segnano la cornice dei gioielli. Triangolo, quadrato, piramide e relative segmentazioni dominano il campo. Il taglio, la sovrapposizione di superfici opache e lucide, la loro contrapposizione e il loro incontro, il ritmo di angoli e profili ravvivano il repertorio e le figure. La geometria diventa così ordine simbolico, concetto significativo. Alba Lisca “rifiuta la lusinga menzognera del monile tradizionale e invita chi lo indossa a portare in scena la propria forza e il proprio carattere… ” (Ellen Maurer Zilioli).
Arnaldo Pomodoro studia Architettura, quindi avvia l’attività come scenografo e dal 1950 si occupa di oreficeria con il fratello Giò e Giorgio Perfetti formando il gruppo “3P”. Nel 1954 si trasferisce a Milano e realizza opere di oreficeria e argenti fusi in negativo su ossi di seppia, materia morbida e friabile nella quale la forma può facilmente imprimersi prima della fusione. Era il momento dell’Informale europeo e i gioielli di Arnaldo e Giò, di raffinata fattura, si organizzavano secondo questa linea. Quelli di Arnaldo già si componevano in forme complesse nelle quali i “segni” si organizzavano come scrittura ataviche alfabeti di popoli di un’antichità favolosa e sacrale. Tiene la prima personale di oreficeria nel 1961 a Palazzo Massimo, a Roma.
Karl Heinz Reister nasce e si forma in Germania presso note scuole di incisione e design del gioiello. Si trasferisce nel 1966 a Milano dove viene a contatto con alcuni tra i più fecondi artisti e designer del tempo. Da sempre progetta e realizza in proprio le sue creazioni utilizzando materiali nobili, ferro, acciaio e ceramica. Ogni pezzo è realizzato singolarmente ed è unico. Affascinato dall’accostamento di materiali nobili e non nobili raggiunge nelle sue opere una mirabile armonia di colori. Ebano e marmo, accostati, formano ad esempio una contrapposizione, una tensione vitale. Calore e freddezza e superamenti di abissali opposti i temi delle sue opere, dove ricchi contrasti possono fondere ogni cosa in un’unità organica. “Dal 1966 Reister progetta fantasia e piccole sculture, progetta per sé, progetta per gli altri. Le sue opere sono invenzioni concrete cariche di poesia” (Irma e Achille Castiglioni).
Ettore Sottsass dopo aver studiato architettura al Politecnico di Torino, laureandosi nel 1939, inizia la sua attività a Milano, dove apre il suo primo studio di design. Protagonista di importanti movimenti culturali del Novecento nel 1981 fonda con architetti di livello internazionale il gruppo Memphis. Nel corso della sua importante carriera si avvale della collaborazione di amici professionisti noti nel mondo del design e dell’architettura tra cui Aldo Cibic, James Irvine e Matteo Thun e coopera negli anni con importanti gruppi industriale come Olivetti, Mandelli, Wella e Brionvega. Nell’ambito della progettazione dei gioielli realizza i suoi primi ornamenti degli anni Sessanta, creando monili molto grandi con complessi assemblaggi di forme geometriche in oro e pietre dure.
La ricerca artistica di Giorgio Vigna si snoda intorno a forme e materiali capaci di mettere in risonanza la sua forza immaginativa con gli elementi della natura nei suoi aspetti primari e primordiali. Avventure geologiche di terra e acqua, di fuoco e di vento costituiscono il fulcro della sua ricerca in cui si combinano naturale e artificiale, povero e prezioso, elementi del senso comune e fantasticherie ardite. Ricercatore e accanito collezionista, pone l’accento sui concetti di materialità giocando sulle contrapposizioni audaci, tra cui peso e trasparenza. Trent’anni di ricerca in un terreno al limite fra arte decorativa e design. Fuochi, Magma, Sassi e Segmenti, alcune delle sue più celebri opere ospitate in importanti collezioni pubbliche e private, contengono una sorta di misura geometrica dell’universo che può assumere la minima dimensione di un gioiello sino a quella monumentale di un masso. Sul filo di una tensione che non conosce soste né di armonia, né di poesia” (Paola Marini).
Alberto Zorzi dal 1980 espone in mostre personali in musei pubblici e gallerie in Italia, Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia, Cina e Russia. Le sue opere fanno parte delle collezioni di oltre trenta musei, come il Museum of Art and Design di New York, Museeè Des Arts Decoratifs di Parigi, Kunstgewerbe Museum di Berlino, Museum Angewandte Kuns di Vienna, Victoria and Albert Museum, Londra e Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze. Dal 1987 si dedica parallelamente all'attività espositiva ad un'intensa attività didattica tra l'Università di Firenze e Siena e l'Accademia di Belle Arti di Ravenna. Le sue sono "sculture da indossare, entro il cui patrimonio iconico le suggestioni sono sempre meno formali e più comportamentali, connettendo il flettersi strutturale e il dichiararsi materico delle componenti a un nesso corporeo nell'uso del monile. Un'agilità di questo, una connessione performativa nel come il trattamento materico del metallo prezioso, nell'aggettivazione delle superfici, solleciti effetti di riflessione luminosa, che arricchiscono volta a volta diversamente la qualità auto-rappresentativa di quell'invenzione plastica che è il gioiello di Zorzi. Un protagonista della più inventiva e problematizzante artisticità orafa contemporanea " (Enrico Crispolti).