Alla Galleria d'Arte Moderna di Palermo, dal 27 giugno al 7 settembre 2015, sarà ospitato un originale dialogo tra la pittura di Marc William Zanghi, uno tra i più importanti rappresentanti della giovane arte siciliana, la cui figurazione s’inserisce sul sentiero tracciato dai protagonisti della cosiddetta “Scuola di Palermo”, e gli interventi architettonici di Gianni Pettena uno degli esponenti più accreditati dell'architettura radicale, sorta a Firenze alla fine degli anni Sessanta.
Il progetto si inserisce all’interno del ciclo di mostre realizzate nello spazio temporaneo della GAM di Palermo per valorizzare il circuito di artisti contemporanei attivi in Sicilia. Questa ulteriore tappa ha la peculiarità di creare una maggiore attenzione al confronto tra oggetto osservato e osservatore, contenuto e contenitore – che Zanghi ha da sempre sottolineato nella sua ricerca – grazie alle installazioni di Gianni Pettena che per l'occasione propone alcuni degli lavori nati nel 1968 proprio nel capoluogo siciliano.
L’esposizione, curata da Lorenzo Bruni, presenterà 30 dipinti e sculture di Marc William Zanghi posti negli spazi del museo palermitano, appositamente modificati da tre interventi di Gianni Pettena.
Il percorso espositivo scandito dalle opere di Marc William Zanghi prende avvio da sei nuove tele di grandi dimensioni, con soggetti di foreste tra l'esotico e il fantasy e continua con quattro esili sculture installative, teste in miniatura che evocano reperti archeologici, realizzate con resina poliuretanica e acrilico, e si chiude con quindici quadri appartenenti a cicli della produzione precedente, associati in un'originale riflessione sulla figura dell'antieroe. Oltre a questi, saranno esposti due lavori inediti su carta e due teche contenenti altre sculture/teste che, dialogando con gli interventi monocromi realizzati su tre pareti, stabiliscono una relazione particolare con la visita/scoperta del luogo da parte dell'osservatore.
L’itinerario di Gianni Pettena corrisponde a tre interventi spaziali volti a scardinare il normale rapporto di contenitore e contenuto su cui si fonda l'architettura occidentale. Questo è evidente con le “sedie indossabili” - utilizzate per una performance/happening nel centro urbano di Minneapolis nel 1967 - che, durante l’inaugurazione, vestiranno alcuni studenti in un'azione “surreale”. Le stesse saranno successivamente esposte, sospese al centro della sala per dare vita ad un'insolita installazione/scultorea.
L'opera Applausi, una valigia portatile con la luce che si accende a intermittenza - creata per la prima volta nel 1968 per il VI Festival della Musica d'Avanguardia, tenutosi al Teatro Biondo di Palermo, quindi presentata alla VI Biennale di Berlino nel 2010 - animerà il secondo ambiente. In questo caso il lavoro, nato come sfida ironica all'allora nascente pubblico televisivo, acquista una dimensione amara rispetto all'attuale assenza di pubblico nel mondo globale digitale, dal momento che tutti gli utenti si considerano protagonisti attivi. L'installazione Milite Ignoto, le cui lettere saranno visualizzate tramite sagome in cartone alte due metri ciascuna, organizzeranno lo spazio di una sala della GAM in maniera unica. All’esterno del museo saranno visibili due oggetti scultorei recanti le scritte Carabinieri e Grazia&Giustizia, realizzati per la prima volta a Palermo nel 1968 durante una performance che prevedeva una processione per le vie della città.
Come scrive Lorenzo Bruni nel testo contenuto nel volume che accompagna la mostra, “...Il loro coesistere in questa mostra è reso possibile dalla simile volontà dei due artisti di mettere in discussione proprio il ruolo di pittore (per Marc William Zanghi) e di architetto (per Gianni Pettena) in cui hanno scelto di iscrivere da sempre il loro vocabolario e campo di azione. Così, visitando la mostra appare evidente che per Gianni Pettena è fondamentale stabilire un confronto/scontro con il pubblico per stimolarlo a percepire in maniera differente il luogo che attraversa, più che a fornirgli una delimitazione dello spazio fisico per fini solo funzionali. Mentre, per Marc William Zanghi si tratta di un'infinita attrazione/repulsione per la superficie pittorica, che da sempre ha aggredito per renderla una dimensione magmatica e allucinatoria per mezzo del colore denso e i dei toni squillanti sul rosa”.
William Marc Zanghi (Wichita, Kansas, 1972; Vive e lavora a Palermo) è noto per i suoi quadri caratterizzati da personaggi che manifestano, tramite la particolare narrazione di un paesaggio e l'uso del colore fluido e squillante, un forte valore psicologico. L'artista, al di là dell'apparente staticità delle immagini, punta sempre a rappresentare il conflitto tra desiderio di nuovo e preservazione della memoria collettiva, conflitto che va al di là del collegamento alla dimensione allucinatoria o al riferimento al caos post apocalittico. L'ultimo ciclo di opere 2014/2015 è caratterizzato da uomini e animali che si muovono come visioni in paesaggi artificiali dai colori acidi, in un istante di tempo dilatato che è espressione della vita stessa.
Gianni Pettena (Bolzano, 1940; vive e lavora a Firenze) è tra i fondatori, alla fine degli anni '60, del movimento “architettura radicale” a Firenze insieme a Superstudio, Archizoom e Ufo. Nel 1972 realizza la sua prima mostra personale alla John Weber Gallery a New York. Negli anni successivi si dedica sia all'attività di artista, che a quella accademica, la quale lo porterà ad insegnare per un lungo periodo negli anni Settanta nelle Università americane, dove incontrerà i protagonisti della Land Art, della musica sperimentale e dei movimenti studenteschi. I linguaggi sulla ricerca ‘spaziale’ dell’arte e della conceptual art sono da lui adottati e condotti in territori inusuali, soprattutto per la dimensione performativa dominata dalla casualità dell'esperienza diretta.