Collezione Maramotti presenta una cinquantina di fotografie di Esko Männikkö, selezionate per enfatizzare le affinità e le consonanze della sua ricerca con la Collezione.
Parte delle opere sono state esposte nel 2014 nella retrospettiva Time Flies presso Kunsthalle Helsinki, con cui la Collezione ha collaborato per questo progetto espositivo.
Centrali nella poetica di Männikkö sono il tempo come presenza/assenza, cristallizzato nelle sue immagini, il suo magistrale uso della luce e l’estrema attenzione alla dimensione compositiva, che conferiscono ai suoi lavori una sorta di sospensione metafisica.
Questi elementi sostanziali e formali hanno ricondotto e accostato il suo lavoro, da parte di certa critica, alla ritrattistica rinascimentale e alle qualità tonali, compositive e luministiche dei dipinti di Vermeer.
Le cornici, recuperate nei mercatini o realizzate su misura con legno di riuso, costituiscono parte visiva essenziale dell’opera e non dimensione accessoria, e legano il suo lavoro alla tradizione pittorica.
Soggetti favoriti nelle sue fotografie sono oggetti, luoghi, persone e stili di vita autentici, a lui familiari, che riflettono al contempo tratti universali dell’umanità. Il suo approccio è pregno di grande rispetto e di sensibilità, mai teso alla documentazione, ma alla ricerca di un’empatia, di un contatto autentico che esalti la bellezza degli aspetti ordinari del quotidiano. Anche i soggetti piu umili e fragili non sono mai vittime, ma vengono ripresi nella loro integra dignità.
Il ritmo compositivo delle sue esposizioni è molto peculiare: pur essendo ogni fotografia autonoma, tuttavia fa spesso parte di una serie, che a sua volta è in dialogo con serie differenti e in continua evoluzione. In questa mostra sono presentate fotografie scattate dal 1991 al 2013, estratte da numerose serie.
Female Pike (1995–), che l’ha reso famoso, centrata sulle figure di uomini soli delle aree più remote intorno a Helsinki; Organized Freedom (fine anni Novanta–), che raccoglie scatti di luoghi abbandonati e di tracce di umane presenze tra Finlandia, Texas e Reggio Emilia; Flora & Fauna (2002–), in cui le nature morte sono rivelatrici delle relazioni inestricabili fra uomo e natura, e fra natura e cultura; Harmony Sisters (2004–), dedicata a dettagli di animali impagliati e addomesticati; Blues Brothers (2009–), un omaggio alle sculture funerarie dei cimiteri, principalmente italiani, erose dal tempo.
Esko Männikkö ha vissuto nel nord, si è confrontato con la fotografia da autodidatta ed è per lungo tempo stato un outsider rispetto alle tendenze di ricerca e alle scuole di fotografia tradizionali dell’epoca. Nonostante questo, è divenuto uno dei fotografi finlandesi più famosi a livello internazionale.
Continua a definirsi “cacciatore, collezionista di immagini”, il suo percorso dà forma a un autoritratto senza fine, una raccolta che diventa specchio e riflesso di chi l’ha creata, legata indissolubilmente al suo autore e, nello stesso tempo, interprete di un sentimento umano universale.
Esko Männikkö (nato a Pudasjärvi, Finlandia, nel 1959) vive e lavora a Oulu (Finlandia), vicino alla parte finlandese del Circolo Polare Artico.
Nel 1995 è selezionato come “Young Artist of the Year”, organizzato dalla città di Tampere e Tampere Art Museum, e diventa riconosciuto a livello internazionale.
Negli ultimi anni ha presentato mostre personali a: Yancey Richardson Gallery, New York (2015, 2011); Turku Art Museum (2014); Kunsthalle Helsinki (2014); Galerie Nordenhake, Berlin and Stockholm (2013, 2011, 2010). Tra le collettive più recenti: Kulturhuset Stadsteatern, Stockholm (2014); Lens on Twelve, London (2012); Kunsthal Rotterdam (2010); Fotografia Europea, Reggio Emilia (2010); DESTE Foundation, Athens – Ellipse Foundation, Cascais – Maison Rouge, Paris – Magasin 3, Stockholm (2010).