Con questa mostra, la The Lone T Art Space rende omaggio ad un nuovo genere, una nuova idea tecnica, in una drammatica e felice commistione, attraverso alcune opere di otto importanti artisti del secondo Novecento.
Storicamente distinte e talvolta contrapposte, la fotografia e la pittura, la tecnica e l'artigianato, già a partire dalla fine dell'Ottocento, hanno cercato un dialogo, un confronto, una difficile unione. Alcuni grandi pittori impressionisti come Manet, Degas, Monet, collezionarono fotografie; e la loro prima esposizione, com'è noto, fu ospitata nello studio di Nadar. Da sempre, dunque, un rapporto intimo e difficile, amichevole e conflittuale.
A partire dalla seconda metà del Novecento, soprattutto con l'opera di Peter Beard, Christo, Youssef Nabil, Shirin Neshat, Luigi Ontani, Arnulf Rainer, Gerhard Richter e Mario Schifano, questo incontro si fa piu’ stretto, e le ricchezze dell'olio e le trasparenze dell'acquerello, i graffi delle matite e i geroglifici del pennarello, hanno saputo mescolarsi ed unirsi ad una fotografia, a piu' immagini. Da una parte l'introspezione e l'ironia del ritratto, del volto, del gioco dell'auto rappresentazione - ora leggera ora tragica, ora sensuale ora drammatica - spesso decorata dalle sottigliezze dell'acquerello (Nabil, Neshat, Ontani, Rainer) libere pagine di diario, luoghi, visioni, memorie; dall'altra la natura, il paesaggio, le forme del nostro esterno, piu' spesso sottolineate dagli spessori dell'olio (Beard, Christo, Richter); altre volte, piu' tecniche e materiali diversi: dalla matita al pennarello, dall'inchiostro alla resina al fango al sangue, in sottili alchimie, in arabeschi di felicità o disperazione – come testimonianza o come denuncia - intrecciati agli oggettivi cieli della fotografia. Come scrive Luca Massimo Barbero nei suoi scritti: “La storia ci insegna che sin dagli esordi, pittura, segno, immagine e creazione si muovevano parallelamente, intersecando manualità e meccanica in modo quasi segreto, nascosto. Da subito, alla nascita delle prime immagini della protofotografia, si è cercato di giungere, aggiungere colore. Da subito gli artisti hanno individuato nella fotografia la capacità di fermare la verità ‘più vera’, l’immagine messa a giusta distanza ed eternata. E’ un rapporto ibrido quello tra pittura/colore e fotografia, da subito(…)”. Di questo percorso lunghissimo questa occasione riunisce alcuni possibili casi, alcune tipologie ed in fondo ne espone emblemi per dichiarare la straordinaria ricchezza ed eterogeneità di quello che si delinea sempre più come un possibile “genere”, ricerca, espressione contemporanea quanto oramai tradizionale. Insomma: continuità e nuovo nel mondo d’artificio ed artigianato (nella sua accezione più bella) dell’immagine fotografica.