La Galleria Passaggi ha il piacere di presentare nel suo spazio espositivo la prima mostra personale in Italia del giovane artista inglese Darren Harvey-Regan.
Laureatosi al Royal College of Art di Londra, nel giro di pochi anni l’artista conquista l’attenzione di pubblico e critica. Le sue opere entrano a far parte di collezioni internazionali, tra queste anche la collezione permanente del Victoria and Albert Museum di Londra
Sfumando i confini tra fotografia e scultura, il lavoro di Harvey-Regan indaga la relazione tra l’oggetto e la sua rappresentazione. Al centro della sua ricerca, continui slittamenti di significato e di definizione tra “soggetto”, un’entità nel mondo, “immagine” la sua rappresentazione fotografica, e “oggetto fotografico”, la fotografia stessa nella sua materialità. “E’ un modo di trasportare materia in altra materia, aggiungendo nuovi significati e pensieri nel corso di questo processo”, sostiene l’artista. “Penso che fotografare i materiali sia un modo per prendere in considerazione le modalità di creazione di significato, è un processo tattile nel quale mi sento coinvolto. Toccare, spostare, creare è il mio impegno con il mondo e con la mia arte.”
The Erratics è il titolo della personale che Darren Harvey-Regan concepisce per la Galleria Passaggi. La mostra si compone di un nucleo di opere fotografiche inedite: The Erratics (exposure), che hanno come oggetto formazioni rocciose del deserto erose dal vento e dalla sabbia, e The Erratics (wrest), fotografie che ritraggono una serie di sculture realizzate dall’artista stesso, utilizzando massi di gesso raccolti lungo la costa meridionale dell’Inghilterra. In geologia il termine Erratics (erratiche) indica quelle rocce trasportate a fondovalle da un ghiacciaio. Una volta che il ghiaccio si è ritirato, queste grandi formazioni rocciose, lontane dal loro luogo di origine, si trovano a occupare un’insolita posizione in mezzo alla pianura. Nel lavoro dell’artista il termine rimanda a un duplice dislocamento, sia quello attuato tramite l’atto fotografico, “Il levare” qualcosa dal suo ambiente, sia lo spostamento dei massi di gesso. “Erratic”, fa notare Harvey-Regan, è un termine che deriva dal latino “errare”, i cui significati comprendono “vagare senza meta” e “deviare dal vero”. Sono suggestioni che in maniera indiretta si riferiscono ad alcune motivazioni alla base del progetto, ideato durante una fase di impasse creativa, in cui l’artista ha sentito il bisogno di confrontarsi con la dimensione astratta, trovando nel celebre saggio di Wilhelm Worringer del 1906 Astrazione e empatia, una fonte di ispirazione.
Secondo Worringer astrazione e empatia rappresentano due idee regolatrici che sottendono diverse forme di intenzionalità artistica e di figurazione: l’empatia risponde al bisogno di connettersi al mondo visibile immedesimandosi con esso e rappresentandolo, mentre l’impulso verso l’astrazione è sintomatico di un rapporto più distaccato dal mondo, del bisogno di distillare linee, forme e colori dal caos delle apparenze fenomeniche. Harvey-Regan spiega che la lettura del saggio di Worringer è strettamente legata all’evoluzione della sua pratica fotografica. “Mi sentivo come se avessi raggiunto una forma di paralisi, qualsiasi soggetto, qualsiasi oggetto che poteva essere fotografato mi sembrava troppo carico di forma, troppo connesso a un flusso incessante di associazioni e di interpretazioni. Il bisogno di essere liberato da questo sovraccarico di significato e, in qualche modo, restare fedele rispetto all'essenza della fotografia, aveva determinato mesi di lavoro in studio fotografando blocchi e linee sempre più semplici; era la mia voglia di astrazione di fronte alla schiacciante complessità del mondo”.
Per rompere questa forma di stallo e soddisfare il suo bisogno di relazione e di contatto diretto con le forme naturali, l’artista si reca in Egitto, dove realizza una serie di fotografie dei monoliti gessosi del deserto occidentale. Queste immagini, The Erratics (exposure), diventano punto di riferimento per la realizzazione di sculture realizzate in studio. “Ho cominciato gradualmente a scavare piani e forme in massi di gesso raccolti lungo la costa meridionale dell'Inghilterra, modellandoli verso il bidimensionale, verso la stampa fotografica, lavorando con le loro forme naturali e contro di esse”. Questa ricerca dà vita al ciclo fotografico “The Erratics (wrest)”, dove la parola wrest (togliere) indica proprio l’azione del portar via, sia in senso materico che figurato: portar via qualcosa da un luogo o un concetto da un contesto. “All'interno di questo gesto - e nell’interazione e sovrapposizione tra apparenze e processi, di cui si compongono le opere presenti in mostra - vedo una tendenza a tratti verso l'astrazione, a tratti verso l'empatia, dipende”, chiosa l’artista.
Darren Harvey-Regan (Exeter, Inghilterra 1976), vive e lavora a Londra. L’artista ha esposto in numerose mostre in spazi pubblici e privati. Tra le personali ricordiamo: A Shifting Sense of Things, Sumarria Lunn, Londra (2013), Phrasings, The Ravestijn Gallery, Amsterdam (2013), A Collection of Gaps, Phoenix, Exeter (2011) e Fact, Room Gallery, Londra (2011). Le mostre collettive includono A History of Photography, Victoria & Albert Museum, Londra (2014), Act & Application, Lawrie Shabibi, Dubai, EAU (2014), GeoGráfica, FOTOTROPIA, Città del Guatemala, Guatamela (2013), I’ll Be Your Mirror, Monte Vista, Los Angeles e Nancy Kranzberg Gallery, St Louis, USA (2012), The Animal Gaze Returned, Cass Gallery, Londra (2011), Object Dada, Edel Assanti, Londra (2011), Catlin Art Prize, London (2011), New Contemporaries, ICA, Londra (2010). Nel 2009 riceve il premio Leverhulme Trust; l’artista fa parte del collettivo Hal Silver.