Sabato 18 aprile inaugura presso la Galleria dell’Incisione la mostra di uno fra i più singolari esponenti della cultura artistica tedesca di inizio secolo: Richard Müller (1874-1954).
Le opere presentate sono disegni a matita e opere calcografiche, un grande pastello e due oli (Ritratto di signora del 1929 e Due orsi del 1937).
L’artista, erede della grande tradizione grafica tedesca e influenzato dall’incontro con Max Klinger, raggiunge gli esiti più sorprendenti nelle incisioni, dove il rigore della forma e la raffinata eleganza stilistica si fondono in un’invenzione fantastica che precorre il Surrealismo.
Nella vasta produzione calcografica, Müller dà vita ad un linguaggio unico in cui la resa iperrealistica delle figure si intreccia al gusto decorativo della Secessione, anticipando le ricerche della Nuova Oggettività. Ne è esempio emblematico la serie de “la bella e la bestia” in cui nudi femminili dalla sensualità sfrontata e innocente dialogano con animali inconsueti, primo tra tutti il marabù.
Di particolare fascino anche le incisioni dedicate a “la grande bestia” che vedono ancora protagonista l'uccello saprofago col piumaggio ricoperto da medaglie e onorificenze.
E ancora, nell'atmosfera visionaria del sogno mülleriano, armadilli, formichieri, scimmie beffarde e irriverenti, camaleonti feroci e aragoste giganti, associati a personaggi e oggetti, si incontrano ed animano una sua straordinaria mitologia.
Una declinazione più intima si ritrova nei ritratti degli amati cagnolini e negli sguardi malinconici degli animali esotici prigionieri del giardino zoologico di Dresda, luogo d'elezione dei primi lavori dell'artista.
A Dresda Müller è stato professore di incisione all'Accademia dal 1900, con un'interruzione nel periodo bellico, fino alla morte nel 1954. Tra gli allievi illustri Otto Dix e George Grosz.