Una sceglie un linguaggio leggero, sussurrato, scandito in colori tenui e in gesti accennati. L’altra usa il colore, gli oggetti espliciti, i materiali morbidi e giganteschi che avvolgono lo spettatore per trasportarlo in un altrove fatato. In comune hanno un entusiasmo intatto e una capacità unica di trasformare completamente lo spazio sul quale agiscono.
Sono Saba Zahra Najafi e Loredana Galante – iraniana la prima, italiana la seconda – le due artiste a cui la nuova galleria Today Art di Teheran ha affidato la propria mostra inaugurale. Il senso del lavoro, una grande installazione site-specific che occuperà l’intero spazio espositivo, è quello di raccontare il cambiamento, il flusso, il viaggiare fuori e dentro di sé, la trasformazione. E Saba e Loredana lo fanno con modalità delicate e potenti al tempo stesso, squisitamente femminili.
Centro della mostra è una grande installazione di teli fluttuanti che, appesi al soffitto, accoglieranno lo spettatore facendolo entrare fisicamente nell’opera d’arte. Non c’è cesura tra il lavoro di un’artista e il lavoro dell’altra, si sovrappongono e talvolta si confondono – pur rimanendo ognuno figlio di una mano precisa – come non c’è cesura nel simbolo chiave di tutta la mostra: il cerchio. Cerchio inteso come Sole e Luna, emblema di completezza e di femminilità, linea unica e continuativa, tempo infinito e infinito cammino. Morbide, fluttuanti, accoglienti, le stoffe sono state scelte dalle artiste per la loro leggerezza e poi sono state ricamate, dipinte, sfilacciate come se il tempo le avesse vissute e trasformate, ma sono anche state graffiate, bruciate, perché non ci può essere crescita, né trasformazione, né cambiamento senza un passaggio attraverso la sofferenza e la dolorosa coscienza di sé.
In questa mostra evocativa, da vivere come un momento di autocoscienza e quasi di iniziazione, accanto al cerchio e insieme ad esso ecco il simbolo del nodo. Legame, certo, ma anche promemoria, scansione, punto fermo nel fluire oceanico del tutto. Nodo che per la cultura iraniana assume il valore aggiunto del Dakhil, il nodo che si intreccia nei santuari a simboleggiare un bisogno, un desiderio e che, si dice, al momento in cui questo desiderio si avvererà si scioglierà da solo.
Al nodo e al cerchio è dedicato uno dei momenti più importanti della mostra: la performance che le due artiste metteranno in scena insieme. In un movimento infinito, simbolo di come la natura è vita e morte e resurrezione e spazio per ogni essere in ogni momento sul lungo cammino del tempo, nodi verranno intrecciati e sciolti e poi di nuovo intrecciati e sciolti come in una danza, una danza circolare che coinvolgerà lo spettatore e lo renderà partecipe e protagonista.
"Partendo da questa figura del cerchio come movimento senza interruzioni, abbiamo riflettuto sul cambiamento da uno spazio di neutralità", raccontano le artiste. "…..Ci siamo soffermate sulle forme pensiero evocate nelle tele appese sul soffitto, sulle percezioni spigolose e disfunzionali alla ricerca di un’ armonia che è inclusione e sospensione di giudizio. Alla base c’è l’approccio dell’artista come individuo influenzante e la responsabilità sottesa a questo impegno”.
“I nodi sono promemoria, sono elenchi, scansioni, punti fermi ma con il potenziale intrinseco del loro scioglimento. Le nostra intenzione era di mettere in relazione il nodo misuratore del tempo, vincolo ma anche liberazione, immortalità, infinito, con il cerchio che è assenza di distinzione. In un fluire da un opposto all’altro, perché ogni elemento contiene il suo contrario”.
“La performance è stata pensata in forma di rituale, la forma creativa per eccellenza al servizio di ogni trasformazione, di una magia, di una determinazione”. “La mostra è fatta di simboli, di gesti, contenitori di messaggi condensati, per questo tempo, per il prossimo e per quello già passato, perché possano essere versati in quell’oceano in cui siamo tutti onde singole ma parte costituente. Ogni onda nella sua direzione, intensità, intenzione e durata sa che influenzerà l’oceano intero, ma per sua natura in esso scomparirà. E’ un ulteriore riflessione tra il singolo e l’ambiente, la non dualità e l’ impermanenza." -Alessandra Redaelli