Carlo Mollino ha vissuto un doppio gioco tra professione e passione, tra dedizione e evasione. Mollino fugge da se stesso, rifiuta il lavoro sistematico e spesso scompare misteriosamente... si rifugia nell’irrazionalità e nell'utopia del sogno.
Metafora emblematica dell’artista sono le sue case di Torino: una quella borghese classica di famiglia in collina, l’altra progettata da lui stesso e icona dell’assurdo, situata vicino a Piazza Vittorio, sul fiume Po e non lontano dalla Mole. Qui, in un alloggio in cui non ha mai vissuto, la vera essenza dell’artista viene esaltata: uno spazio apparentemente normale con camere da letto, cucina, bagno, ma dove non vivrà e non dormirà mai.
Il mistero aleggerà sempre nella vita di Carlo Mollino. Misteriose, anche, sono quelle immagini di donne che hanno caratterizzato il suo talento artistico per oltre 20 anni. Le donne di strada, amiche delle amiche, che sono sempre scelte e fotografate nello stesso posto: la casa sulla collina. Qui Mollino crea i suoi personali set fotografici aggiungendo o rimuovendo tappeti esotici, tende, fondali, mobili contemporanei, oggetti classici.
Le sue donne sono muse per un giorno, in una raffica di istantanee esse si trasformano cambiando d’aspetto attraverso trucchi, parrucche e costumi. Un’ unica modella emerge dall’anonimato: la sua fidanzata degli anni 50 che lo ha sempre sostenuto nel suo spasmodico doppio gioco tra rigore borghese ed eccesso artistico. In Mollino la successione tende all'infinito, si espande il momento dello scatto, il modello diventa complice di questa fase ossessiva e sempre più vincono il cuore e l'inconscio dell'artista.
Helmut Newton trasforma ogni servizio fotografico in una storia a sé. Il rapporto tra il fotografo e il soggetto della fotografia deriva per lo più dalla scelta della committenza (riviste di moda, agenzie pubblicitarie, editori). La modella, l’attrice, il personaggio, anche se approvati a livello teorico da Newton, sono tutti già pre-ordinati, pre-confezionati in base alle necessità editoriali. L'incontro nasce per caso e quasi mai diventa idilliaco. Parlando con Newton e osservando i suoi servizi fotografici, raramente si scorge un impulso emotivo, al di là della perfezione dell'immagine. Nonostante questo, nella sua carriera cinquantennale ci sono grandi eccezioni: le immagini che rappresentano Charlotte Rampling nel 1973 ad Arles, o quelle di Henrietta a Parigi nel 1980 sono esempi insuperati nella storia della fotografia e possono essere annoverati assieme ad altri grandi maestri: Alfred Stiglitz e Georgia O'Keeffe, Harry Callahan e sua moglie Eleanor. Con “Arielle”, a Parigi nel 1982, avviene un cambiamento unico nella storia artistica di Newton. Egli sceglie una modella per dare vita a una narrazione visiva. Lui è come lei o, meglio ancora, lei diventa lui e prende le sue deviazioni psicologiche. E’ lampante l'intenzione ironica del fotografo nei confronti delle donne, oggetto/soggetto del suo lavoro artistico. Ironica, non erotica: Newton è magistrale in questo elemento di fondo, e trasforma i canoni della femminilità dell’immaginario comune. Arielle è il suo vocabolario, il suo disegno preparatorio. Newton vuole lavorare sulla ripetizione e così è nato un lavoro di 10 immagini che mescola, come in un fumetto, il creatore e il disegno creato; Newton infatti appare con Arielle in due fotografie, come per mostrare la sua empatia, ricreando un progetto concettuale di fusione di due figure in un unico corpo.
Carlo Mollino, nato a Torino il 6 Maggio 1905, fu un architetto e designer italiano. Figlio di un ingegnere, durante la sua gioventù si interessò a molte discipline diverse come l’architettura, il design, la fotografia, lo sci, le automobili da corsa, l’aeronautica: un vero “bon vivant”. Seguace di Marinetti e del manifesto del Futurismo, era un uomo appassionato da tutto quello che lo circondava. Il lavoro e la carismatica figura del padre gli trasmisero la passione per l’ingegneria, le costruzioni e le strutture. Mollino iniziò la sua carriera come architetto e nel 1930 progettò una casa a Forte dei Marmi per la quale ricevette il premio G. Pistono. Dato il suo interesse per la fotografia, scrisse un saggio intitolato “L’esperimento della camera oscura”. Nel 2003 Arena pubblicò un libro intitolato “Polaroids”, raccogliendo tutti i suoi nudi realizzati con questa tecnica fotografica. Carlo Mollino può essere considerato uno dei precursori della rivista Playboy in quanto fu uno dei primi fotografi a pagare le proprie modelle. Il corpus di fotografie erotiche fu scoperto a seguito della sua morte rivelando un altro aspetto del suo genio creativo: scomponeva la femminilità per comprenderla nella sua totalità. Se qualcosa ossessionò Mollino durante la sua vita furono proprio le donne. Più che dalla bellezza e dalla lingerie era intrigato dal mistico e enigmatico significato della femminilità. Egli non si sposò mai e combatté per mantenere la sua vita privata segreta, infatti la sua unica relazione ufficiale fu quella con Lina, che Mollino rappresentò in tutte le sue fotografie in bianco e nero mentre le altre donne erano rappresentate solo per una singola sessione di fotografia. Nei suoi lavori le donne non sono solamente delle modelle ma figure e forme per definire elementi architettonici. Le curve del Teatro Regio sono femminili e gli arazzi rossi sono superfici da toccare delicatamente. Saloni, foyers, camerini, scale…tutte le decorazioni interne erano concepite per un’atmosfera festaiola con illuminazioni combinate, maniglie dorate e specchi. Corpi rilassati, semi nudi, travestiti, danno un sapore erotico a questi sofisticati interni che sono più di una Polaroid: immortalano l’istante di una performance. Carlo Mollino morì il 27 agosto 1973.
Helmut Newton (Helmut Neustader), nato il 31 ottobre 1920 a Berlino, fu un fotografo australiano di origine tedesca ed ebraica, considerato uno dei più importanti del XX secolo. Creò un nuovo stile fotografico, celebrando il glamour e la seduzione attraverso nudi femminili e tacchi a spillo. All’età di 12 anni comprò la sua prima macchina fotografica: una Agfa Tengor Box. Newton scattò le sue prime fotografie nella metropolitana di Berlino e vennero tutte sfuocate eccetto una. Nel 1938, quando iniziarono le persecuzioni contro gli ebrei, si trasferì a Singapore con una Kodak e una Rolleicord. Una volta arrivato nell’estremo oriente, la commissione incaricata di dare assistenza ai rifugiati europei gli trovò un lavoro come fotografo in uno dei migliori giornali di Singapore: lo Straits Times. Qui, Newton, iniziò la sua carriera di fotografo. Alla fine della guerra aprì il suo studio a Melbourne per continuare la carriera fotografica. E’ in questo periodo che conosce June Browne, che sarà presto sua sposa. Per completare la sua formazione nel campo della moda, Newton decise di trasferirsi per due anni a Londra, fermandosi anche a Parigi per lavorare in riviste di moda specializzate come Vogue o Elle. Dopo tanto viaggiare decise di fermarsi a Parigi. Le opere fotografiche di Newton hanno uno stile talmente unico da essere riconosciuto tra tutti gli altri; sono immagini ricche di seduzione ed eleganza pubblicate in tutte le più prestigiose riviste. Alcune fotografie, caratterizzate da splendide atmosfere e bellissime donne, sono diventate icone del XX secolo. Newton era talmente amante della bellezza da riuscire a fissarla nelle sue immagini come nessun altro fotografo. Parlando delle sue fotografie era solito dire: ”Una buona fotografia di moda dovrebbe sembrare tutto fuorché una fotografia di moda: un ritratto, una foto ricordo, lo scatto di un paparazzo, eccetera”. La sua tecnica di fotografia infatti è molto essenziale: elegante, spesso in bianco e nero e senza ritocchi, con l’utilizzo di una luce naturale e un’attenzione alla figura umana. Nelle sue fotografie ricorrono alcuni dettagli come le gambe, emblema della femminilità: sapeva come valorizzare ogni parte del corpo femminile. Trascorse i suoi ultimi anni tra Los Angeles e Montecarlo, dove visse dagli anni 80. Morì il 23 Gennaio 2004 per arresto cardiaco a Los Angeles. Helmut Newton fu uno dei fotografi che andò contro le regole, portando la fotografia di moda sempre più nel mondo dell’arte contemporanea, ispirando le generazioni di artisti a venire.