La mostra, una selezione di circa 260 fotografie originali a cura di Agnès de Gouvion Saint Cyr, è stata ideata per il Comune di Parigi da Philippe Ribeyrolles, nipote di Brassaï e gestore dell’omonimo Archivio (Estate Brassaï), ed esposta all’Hotel de Ville dall’8 novembre 2013 al 29 marzo 2014. A corredo della rassegna milanese sono previsti seminari a Palazzo Morando e una retrospettiva cinematografica, proposta dall’Institut français Milano presso la propria sala cinema nella sede di Corso Magenta 63, con proiezioni a ingresso libero il 31 marzo e il 14 e 21 aprile 2015, sempre di martedì alle ore 20.00.
“Brassaï. Pour l’amour de Paris”, dedicata all’opera intensa e luminosa di uno dei più grandi fotografi del Novecento, racconta la storia eccezionale di una passione, quella che ha unito per più di cinquant’anni il fotografo agli angoli e ai più nascosti recessi della capitale francese, ma anche a tutti quegli intellettuali, artisti, grandi famiglie, prostitute e mascalzoni, che hanno contribuito alla leggenda di Parigi. Sarà così l’occasione di una vera e propria scoperta, l’opportunità di conoscere l’intensa attività di questo straordinario autore che approda a Parigi ancora bambino e che per tutta la vita vivrà la capitale francese come fonte delle sue riflessioni e fil rouge del suo lavoro.
Nato nel 1899 a Brasso (l’attuale Braşov) in Transilvania, Gyula Halász (prende il nome di Brassaï quando inizia a fotografare nel 1929) ha solo quattro anni quando suo padre lo porta con sé a Parigi, dove è stato invitato, in qualità di professore di letteratura, a trascorrere un anno sabbatico. Questo periodo affascina il giovane e resta impresso nella sua memoria.
Anni folli e lunghe passeggiate notturne
Il fascino per Parigi porta infatti Brassaï a raggiungere la “Ville des lumières” nel 1924, dopo i suoi studi d’arte a Berlino. Ben presto incontra Robert Desnos e Jacques Prévert, i quali lo inseriscono nell’ambiente degli artisti e degli intellettuali che hanno contribuito a rinominare gli Anni Folli di Montparnasse e lo introducono al surrealismo. Brassaï in quegli anni ricerca gli oggetti più ordinari e ne trasforma il significato, osa giustapposizioni insolite e defamiliarizza la percezione, togliendo il reale dal suo contesto. Il suo pensiero si concentra nel trasformare il reale in decoro irreale. Ecco come nascerà la sua ostinata ricerca dei graffiti a partire dal 1929.
Allo stesso tempo Brassaï inizia a inseguire, nella luce notturna della città, una Parigi insolita, sconosciuta e finora non degna di attenzione. Durante le sue lunghe passeggiate che lo portano solo o in compagnia di Henry Miller, Blaise Cendrars e Jacques Prévert, complici nell’alimentare le sue curiosità, rende visibili le umili prostitute dei quartieri “caldi” o i lavoratori della notte alle Halles, trasforma il rigore classico dell’architettura parigina in scene particolari e fissa l’insolita bellezza delle silhouettes fuggitive, delle illuminazioni accecanti o delle nebbie della Senna. Questo flaneur impenitente descrive la città seguendo i punti di vista che gli sono propri e che la luce cittadina gli offre, come la visione panoramica di Parigi dall’alto della torre di Notre Dame, il riflesso ripetuto all’infinito degli archi del ponte sulla Senna, la pavimentazione dei Jardins des Tuileries disegnata dall’ombra dei cancelli, i fiori del castagno che emergono dalla notte come un bouquet nuziale o le apparizioni delle “belle di notte” nei portici oscuri.
Amicizie surrealiste
Nel 1932 Picasso, impressionato dal lavoro di Brassaï, gli affida il compito di fotografare la sua opera scultorea, fino ad allora sconosciuta e che deve essere pubblicata nel primo numero di una nuova rivista d’arte: “Le Minotaure”. I due artisti scoprono di avere gusti e affascinazioni in comune che hanno segnato il loro lavoro: le atmosfere sensuali delle Folies Bergères, e non è sorprendente per questi innamorati delle forme femminili o di quelle, sempre misteriose, delle feste alle fiere in cui regnano cartomanti e indovini. Tra tanti spettacoli, quello che attira maggiormente la loro attenzione è certamente il circo. Qui vi ritrovano la bellezza dei corpi umani e la virtuosità degli sforzi fisici, il dialogo tra la bestia e l’uomo, il senso dell’equilibrio e il gusto per il mistero.
Parigi, bella di giorno
Scopritore infaticabile della Parigi notturna, Brassaï non è insensibile al fascino della capitale alla luce del giorno. Egli ci propone così una visione del tutto personale dei giardini del Luxembourg, una sedia abbandonata, un leone minaccioso sotto la neve, piccoli artigiani - il gelataio, il venditore di palloncini, un fotografo ambulante, il giardiniere che raccoglie le foglie o le statue svestite.
Prova la stessa naturale empatia per gli argini della Senna che egli percorre per incontrare gli innamorati, i pescatori, i senza tetto e persino i cani. Passa da un quartiere all’altro – il Quartiere Latino, Bercy, Auteuil – e analizza le specificità di ciascuno. Mentre documenta la vita reale di questi spazi, sa anche catturare "lo spirito di ogni quartiere di Parigi: la folla elegante di rue de Rivoli, i passanti davanti ai negozi dei Grands Boulevards, i carbonai lungo la Senna a Bercy, ma anche l’imponenza dei monumenti, la torre Eiffel, l’Arco di Trionfo e soprattutto Notre-Dame e i suoi doccioni zoomorfi che rappresenta di giorno, come di notte. Così, da qualsiasi lato si guardi il suo lavoro, vi si ritrova Parigi, sempre Parigi”.