Con la mostra “Il pane e le rose” la Fondazione Arnaldo Pomodoro riflette sul tema di EXPO 2015, mettendo in evidenza la necessità umana di nutrire non solo il corpo ma anche lo spirito.
L’espressione “Il pane e le rose”, coniata da Marx, ripresa dalle suffragette americane e adottata dal movimento operaio fin dal 1912, sintetizza magistralmente l’esigenza di associare al pane il bisogno profondo di nutrirsi di legami e progetti affettivi, alle rose il bisogno di coltivare passioni, di acquisire saperi, di intessere rapporti sociali.
L’immagine che il curatore Marco Meneguzzo ha voluto imprimere alla mostra è quella dell’arte come metafora del problema, piuttosto che come “documento” dell’esistente. Per questo, sono stati scelti cinque artisti diversi tra loro per genere, generazione e poetica, il cui filo conduttore comune fosse però la capacità di elaborare un tema, una condizione, attraverso metafore fantastiche che si allontanano dall’immediata relazione col problema, ma per ritornarvi sottilmente e in maniera più universale e duratura sotto la spinta potente dell’allegoria.
Gianni Caravaggio, Loris Cecchini, Chiara Dynys, Pino Deodato e Giuseppina Giordano hanno interpretato il tema di “nutrire il pianeta” secondo visioni personalissime e non occasionali. In quasi tutti i casi si tratta di opere realizzate in anni recenti, prima che il tema diventasse lo slogan di Expo, oppure si tratta, per alcuni degli artisti, del proprio specifico campo di ricerca e di azione. Ne esce quindi una mostra che sottolinea come gli artisti siano intuitivi e premonitori rispetto ai grandi temi dell’umano e dell’umanità, anche quando il loro lavoro appare interiore, spirituale o addirittura metafisico.
A corredo della mostra il quinto numero dei “Quaderni”, in edizione bilingue, italiano e inglese, che contiene il saggio critico di Marco Meneguzzo, illustra le opere installate nello spazio espositivo e dà conto della ricerca e dell’attività di ciascun artista.