«La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli». Queste parole tratte da Le città invisibili di Italo Calvino sembrano ben rappresentare i soggetti delle opere inedite che la giovane artista e fotografa Beatrice Buzzi (Pavia, 1991) espone presso lo Spazio Made4Art di Milano nella sua prima mostra personale Pavia immaginata, a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni .
La Pavia che Beatrice Buzzi ritrae con l’obiettivo è una Pavia intima, privata, profondamente legata all’esperienza della propria vita vissuta nel corso degli anni di studio, una città fatta di scorci e prospettive, di particolari: luoghi e spazi che raccontano una parte della propria storia individuale, che va necessariamente a intrecciarsi a quella delle altre persone che li abitano o che li frequentano ogni giorno.
L’intenzione dell’artista non è quella di descrivere o documentare, di ritrarre le piazze, le vie e i monumenti più importanti della città: nelle sue immagini fotografiche non appare il Ticino che poeticamente attraversa Pavia. I suoi scatti non vogliono nemmeno evocare la rilevanza storica della capitale del Regno Longobardo e dell’antico Regno Italico, tappa obbligata della Via Francigena che conduceva i pellegrini a Roma, sede di una delle più antiche università italiane e della tomba di Sant’Agostino. Il suo interesse è rivolto, piuttosto, a tutte quelle persone, lei compresa, che in essa conducono la propria esistenza o l’hanno abitata in passato: quel patrimonio umano che, al di là dell’insieme dei suoi edifici, delinea il carattere di una città.
«Ho voluto rappresentare Pavia mettendo in contrapposizione la piccola figura umana, presente in ogni scatto, con alcuni luoghi della città stessa», spiega Beatrice. «Gli elementi grafici presenti vogliono simboleggiare quasi un percorso, uno specchio, una divisione tra presente e passato, una linea guida». Il sapiente utilizzo del bianco e nero e l’inserimento di linee di demarcazione nette e geometriche che sottolineano oppure alterano gli elementi architettonici sono delle costanti che caratterizzano gli scatti di Beatrice Buzzi e che concorrono a conferire alle sue immagini di Pavia una dimensione emozionale, onirica, che va oltre i, pur presenti, riferimenti temporali e spaziali. Una Pavia personale, mentale, una città immaginata.
Beatrice Buzzi, nata a Pavia nel 1991, città dove ha compiuto i suoi studi, si avvicina alla fotografia all’età di sedici anni. Nel 2012 si diploma all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Specializzata in ritrattistica e postproduzione, affianca l’attività professionale, in particolare nel campo della moda e in quello della musica, alla fotografia d’arte, sperimentata non solo come mezzo per esprimere le proprie idee e i propri sentimenti ma anche per il puro gusto della scoperta e della curiosità, carattere distintivo della sua personalità.