Ho visitato con interesse la doppia personale Flemish flair di Camilla Di Bella Vecchi e Marco Gualdoni, ospitata dalla Galleria Leòn di Bologna, diretta da Leonardo Iuffrida. Dopo il caloroso consenso di pubblico e critica, l’esposizione è stata inserita nel prestigioso programma di Art City Bologna 2025 e Art City White Night 2025, eventi che accompagnano Artefiera, consolidandola come uno degli appuntamenti più rilevanti nel panorama artistico bolognese. Situata nel cuore del centro storico, la Galleria Leòn si distingue per la sua doppia anima: una sezione dedicata a un archivio fotografico che include scatti vernacolari e immagini di maestri della Physique Photography come Bob Mizer e Bruce of Los Angeles, e una seconda anima focalizzata su mostre temporanee di artisti emergenti. In questo contesto, Flemish flair si presenta come una celebrazione della luce, del corpo e della memoria storica, unendo tradizione e contemporaneità.

Un omaggio alla luce fiamminga

Il titolo della mostra richiama esplicitamente l’atmosfera dei grandi maestri fiamminghi del Quattro e Cinquecento. Come nelle tele di Jan van Eyck o Pieter Claesz, nelle opere di Di Bella Vecchi e Gualdoni la luce gioca un ruolo da protagonista, sfiorando superfici e tessuti, rivelando dettagli con un’intensità quasi tattile. Corpi umani emergono da sfondi scuri, oggetti scintillano in composizioni enigmatiche, e visioni sospese trasportano lo spettatore in un mondo utopico e immaginifico, dove ogni scatto invita alla contemplazione e alla scoperta. “È una luce che non solo illumina, ma narra” spiega Leonardo Iuffrida, direttore della Galleria Leòn. “Attraverso giochi di riflessi e accostamenti inusuali, gli artisti offrono al pubblico uno sguardo che trascende il reale per plasmare un universo fatto di bellezza e mistero”.

Due sguardi, un’unica poetica

Camilla Di Bella Vecchi e Marco Gualdoni offrono due interpretazioni complementari del corpo umano. Di Bella Vecchi si concentra sulla figura femminile, esplorando la grazia dei gesti e delle mani. I suoi autoritratti richiamano frammenti di grandi capolavori della storia dell’arte, creando un dialogo tra passato e presente, tra pittura e fotografia. Gualdoni, invece, celebra il corpo maschile con una visione classicista. Le sue composizioni fondono elementi scultorei e floreali, destrutturando il corpo per integrarlo in dimensioni enigmatiche. Il risultato è un equilibrio tra forza e vulnerabilità, che invita lo spettatore a riflettere sull’identità e sull’essenza del corpo umano.

Un dialogo con la memoria fotografica

Accanto agli scatti dei due fotografi, Flemish flair propone una selezione di fotografie vernacolari, autentici tesori di vita quotidiana recuperati da album di famiglia e archivi dimenticati. Questi scatti, originariamente destinati a un uso privato, acquisiscono nuova vita e valore quando inseriti in un contesto espositivo. Sono finestre su epoche passate, che raccontano storie di viaggi, ritratti intimi e momenti di vita quotidiana, trasformandosi in portali verso la memoria collettiva. Leonardo Iuffrida sottolinea l’importanza di questo materiale: “Le fotografie vernacolari, con la loro autenticità e spontaneità, hanno il potere di rivelare le emozioni più genuine. Chi le osserva diventa un custode della loro bellezza, un interprete del tempo e della storia”.

A completare l’offerta espositiva, la Galleria Leòn dedica uno spazio ai Maestri della Physique Photography, Bob Mizer e Bruce of Los Angeles. Questi due pionieri hanno rivoluzionato la rappresentazione del corpo maschile, trasformando l’erotismo e l’esaltazione della muscolarità in arte. Bob Mizer è celebre per aver unito nudità ed erotismo in un periodo in cui l’omosessualità era perseguitata, portando le sue opere al grande pubblico attraverso la rivista Physique pictorial. Bruce of Los Angeles, invece, aggiunse un tocco di glamour hollywoodiano, immortalando cowboy e uomini nudi in composizioni che mescolano natura e sensualità. Le loro opere, esposte in musei come il Museo d’Orsay e il MOCA di Los Angeles, continuano a ispirare generazioni di artisti e collezionisti.

Con Flemish flair, la Galleria Leòn non solo rende omaggio ai grandi maestri della fotografia e dell’arte fiamminga, ma crea un ponte tra tradizione e innovazione, tra memoria e contemporaneità. La mostra invita il pubblico a esplorare le infinite sfumature della luce, del corpo e del tempo, trasformando ogni scatto in una narrazione che trascende il visibile. Il finissage è previsto per il 15 febbraio 2025, un’occasione imperdibile per immergersi in un’esposizione che celebra la fotografia come arte della luce e della memoria.