È la più grande mostra personale dedicata a Francesco Clemente mai realizzata in Italia sia per la quantità e sia per l’importanza delle opere dell’artista napoletano. Concepito come una vasta installazione, il percorso che occupa le sale nobili del Palazzo delle Esposizioni a Roma è composto da tre gruppi principali di opere – le sei Tende realizzate nel 2013, le dodici Bandiere e il ciclo dei dipinti murali, la serie di grandi wall drawing, dipinti sulle pareti del museo per questa occasione dal titolo Oceano di storie.

Napoletano di nascita ma nomade per vocazione, fortemente influenzato dalla letteratura e dalla poesia, Clemente è un poeta a pieno titolo con un ampio lessico di immagini simboliche e metaforiche. Le sue opere si delineano in un paesaggio estetico, totalizzante, metafisico e mistico, cadenzato dalla rappresentazione del sé spesso intrecciata a riferimenti erotici, sempre lirica ed emotiva ed espressa attraverso un senso fortissimo del colore. La mostra, a cura di Bartolomeo Pietromarchi, immerge i visitatori nella tradizione indiana e orientale da sempre fonte di ispirazione per l’artista e li avvolge in una materia densa di riferimenti iconografici e della sensibilità privata e diaristica delle sue opere.

Il viaggio simbolico ispirato alla vita, alla trasformazione e alla molteplicità culturale delle numerose geografie esistenziali di Clemente attraversa la Tenda della verità, la Tenda del Pepe, la Tenda del diavolo, la Tenda rifugio, la Tenda museo e la Tenda degli angeli. La serie delle tende s’ispira alla filosofia upanishadica e buddista e richiama lo spirito di un’esistenza errante. E Clemente le descrive così: “Sono il risultato di molteplici fili separati che si sono intrecciati nella mia mente nel corso degli anni”. Assunte a simbolo di una vita itinerante scelta per sfuggire a una versione unica e lineare della storia, le tende con le loro pareti dipinte con tempere luminose, evocano mondi immaginari e rimandano a luoghi sacri come la Grotta dei Mille Budda a Dunhuang in Cina o le grotte di Ajanta ed Ellora in India, spazi di meditazione che hanno lasciato tracce profonde nella memoria culturale dell’artista. E se la Tenda della verità intreccia immagini eterogenee che fondono percezioni intuitive della quotidianità con richiami alla mitologia, prende spunto da una frase del mistico indiano del Quattrocento Kabir che descriveva il corpo come veicolo di connessione con l’assoluto “mi siedo con la verità, mi alzo con la verità, mi sdraio con la verità”. E per Francesco Clemente la verità è sempre instabile, non fissa, si trasforma in continuazione e sfugge.

Diversa la concezione della Tenda del pepe che s’ispira alla regione del Kerala e all’idea del viaggio. I dipinti interni evocano il verde intenso e l’azzurro delle sue terre tropicali intrise di memorie storiche e di un’archeologia marina nascosta. Immagini vibranti popolano l’interno e le pareti esterne sono decorate con onde rosa, celeste, ocra e bianche e mani aperte ricamate in grigio. Il potere della corruzione e del potere anima la tenda del Diavolo in un mix di simboli medievali e contemporanei. L’artista suggerisce in questa tenda che la nostra vita è guidata non tanto dalla volontà razionale che crea l’illusione del potere, quanto da spinte sotterranee di cui spesso non siamo consapevoli. E precisa l’artista “la forza che, rovesciando il senso della luce, illumina l’oscurità dei desideri più occulti, quelli che ci tengono prigionieri finché non impariamo a conoscerli”. Ogni tenda è un mondo interiore, ricco di simboli, memorie e riflessioni stratificate nel tempo.

Dodici Bandiere triangolari ciascuna sospesa su un’asta che esce dalla parete creano un corridoio aereo in una spaziosa sala bianca. Concepite e realizzate in India, rappresentano il frutto di una collaborazione con artigiani locali che hanno unito tradizione e innovazione. I due lati sembrano opere distinte, polarità di scrittura e pittura che tuttavia si compenetrano proprio nella loro separazione, come luce e ombra. È un’installazione che celebra la materia viva dei segni, elevati qui a misura del mondo.

I dipinti murali fanno parte della serie Oceano di storie apparsa per la prima volta a Pechino. Realizzati sul posto per questa occasione le onde di colore aprono e chiudono idealmente il percorso unendo tutte le esperienze in un tratto sottile e ininterrotto che richiama un racconto circolare. Opere monumentali ed effimere che saranno cancellate alla fine della mostra in un ciclo di creazione e dissoluzione. Per sottolineare anche l’essenza di un’anima nomade in perenne movimento.