La Cappella Sistina consiste nell’acme pittorico raffigurativo di Michelangelo, opera che rivela la raffinatissima tecnica dell’artista, che riesce a scoccare una scintilla di vita nelle figure umane che realizza. Michelangelo affresca la Cappella Sistina in un momento di recrudescenza dei rapporti con papa Giulio II, dopo che esso ridimensiona sostanzialmente il progetto per la realizzazione della sua tomba a San Pietro, al quale lo stesso artista era impegnato.

Difatti, la tomba doveva essere per l’artista l’opera più maestosa mai realizzata. L’artificio di figure umane, le allegorie, la maestosità della composizione architettonica, i continui rifacimenti progettuali orientati verso una perfezione quasi tangibile, sono crollati quando Giulio II rifiuta il progetto monumentale di Michelangelo per mancanza di fondi. Allora l’artista fugge da Roma, ripromettendosi di non tornare più. Tuttavia, questo periodo di esilio non sarebbe durato molto, dato che nel 1508 è richiamato nella capitale per realizzare quella che sarebbe stata una delle sue opere più importanti in assoluto.

La Cappella Sistina è un elogio a papa Sisto IV della Rovere. Michelangelo lavora su una versione che era stata precedentemente affrescata negli ultimi decenni del XV secolo. In questo periodo, la situazione storica è turbolenta: nel XIV secolo la corte papale si insedia ad Avignone in seguito a degli scontri intestini nella penisola italiana, situazione turbolenta che non si sarebbe ripristinata fino al secolo successivo. Il cosiddetto Scisma d’Occidente giunge, infatti, ad una risoluzione nel 1418 col Concilio di Costanza, e Roma ritorna ad essere la sede papale per eccellenza.

Nella Cappella Sistina, Sisto IV vuole esaltare il concetto di Majestas papalis in tutta la sua potenza, in particolar modo perché l’edificio era luogo di funzioni politiche di altissimo profilo. La prima committenza si svolge in tre fasi. La prima è costituita dall’azione pittorica del Perugino, al quale si aggiungono, in un secondo momento, anche Botticelli, Rosselli e Ghirlandaio. La rappresentazione pittorica segue pedissequamente l’intelaiatura architettonica costituita da vele e pennacchi a muro alternati fra loro. Il programma iconografico della volta s’incentra sulle figure dei pontefici, collocati nelle nicchie fiancheggianti le campate ed incorniciati da un cielo stellato dallo stile bizantineggiante. Inoltre, ogni raffigurazione della Cappella Sistina, tra le figure rappresentate nella volta e quelle negli ordini inferiori, è rigorosamente definita in ogni suo particolare dal pontefice stesso e dai suoi consiglieri, ciò a ribadire la potenza ed assoluto centrismo papale che voleva esser fatto trasparire nella realizzazione pittorica.

L’intervento di Michelangelo avviene in un secondo momento, tra il 1508 ed il 1512. In quest’occasione è papa Giulio II che commissiona all’artista di rivoluzionare la superficie pittorica, rimpiazzando papi e lapislazzulo e stelle dorate che il Perugino aveva precedentemente realizzato. In quest’occasione, il ventaglio di personaggi ed episodi narrati nel programma iconografico s’infittisce e viene popolato anche da personaggi pagani, non strettamente cristiani. Michelangelo vede nella Cappella Sistina una situazione di rivalsa, dove iniettare tutta la rabbia, frustrazione e maestosità che gli erano state private dopo il rifiuto del progetto della tomba per Giulio II. Questo secondo programma iconografico comprende le Storie della Genesi, troni con Profeti e Sibille a popolare i pennacchi e gli Antenati di Cristo a caratterizzare le lunette.

Per un senso di completezza, Michelangelo sceglie di dipingere le Storie della Genesi, ovvero tutto ciò che viene prima di Cristo e Mosè, cicli pittorici già raffigurati negli ordini inferiori alla volta nel secolo precedente. Egli si definisce anzitutto uno scultore, ed in questa maestosa opera pittorica trasmette tutta la sua sensibilità plastica scultorea. Storcendosi, piegandosi, contorcendosi, Michelangelo dà vita a delle figure antropomorfe senza tempo ma intrise da una profonda sensibilità religiosa e bellezza classica. Egli compie un’analisi della figura umana a tutto tondo. Lo studio anatomico è il suo fulcro, non gli interessa il paesaggio. Con il corpo umano, infatti, si può dire tutto, quella di Michelangelo è teologia del corpo (Paolucci, 2015).

I protagonisti assoluti della Cappella sono gli uomini e le donne, che sono l’epicentro di una realtà puramente materiale, biologica. I corpi di Michelangelo raccontano il male di vivere, le aspirazioni, la cosmogenesi: l’uomo è l’origine e la fine del mondo. In quest’ottica Michelangelo riprende la visione antropocentrica del mondo rinascimentale. È una sensibilità totalmente opposta a quella Leonardesca: le figure umane Michelangiolesche si costuriscono su una progressiva e fotemente accentuata “membrificazione”. Concetto dal quale, per l’appunto, Leonardo di scostava per privilegiare quel dolce e nebuloso sfumato che andava poi ad unirsi col paesaggio, che egli reputa parte integrante della raffigurazione pittorica. Ma la sensibilità di Michelangelo è spiccatamente scultorea. Egli costruisce il suo schema iconografico attorno alla figura dell’uomo, volendolo definire e “membrificandolo” in ogni minimo dettaglio.

L’opera in sé non è solo un artificio di forme e movimenti finemente studiati nei minimi dettagli, ma è anche artificio di prospettiva a più punti di vista. Lo schema di lettura è frammentato, la prospettiva è policentrica e varia da soggetto a soggetto, rendendo la lettura più complessa, meno intuitiva. In questo senso, la Cappella Sistina è rivoluzionaria, è negazione di tutti gli studi rinascimentali della prospettiva: ogni sezione ha un proprio punto di vista, rendendola una prospettiva impossibile. Niente, tuttavia, è lasciato al caso. Michelangelo aveva previsto un progressivo ingrandimento delle figure umane verso l’altare al fine di assicurare un colpo d’occhio organico a chi entrava nella cappella dalla Sala Regia (Mancinelli, 1992). Questo tipo di illusione non è nuova in Michelangelo, che la adopera anche nella realizzazione del David, nel quale capo e mani sono sproporzionatamente grandi rispetto al corpo, ma visti dal basso si appiattiscono e forniscono una vista ben più equilibrata.

Il programma iconografico mostra un crescendo continuo. Un climax. L’ordine della raffigurazione è cronologico in senso opposto, Michelangelo parte dalla raffigurazione delle Storie di Noè, procedendo a ritroso. Man mano che l’artista realizza uomini e donne, questi diventano sempre più monumentali, plastici. Profeti, Sibille, Antenati di Cristo sono fissi in un tempo indeterminato, senza flusso. Sono figure secolari, modelli di perfezione fisica eccelsa.

Neanche le Sibille, difatti, sono sottratte al grandissimo studio anatomico compiuto da Michelangelo. Le profetesse sono caratterizzate da una struttura scheletrica e muscolare notevolmente sviluppata rispetto ad una classica corporatura femminile. I muscoli guizzano e sono in perpetua tensione, anche nei casi nei quali le figure siano a riposo. In questo contesto, la Sibilla Libica ne è un perfetto esempio. Essa è una figura altamente dinamica, soggetta a forze contrastanti. Il busto torto a riprendere la tipica figura serpentinata michelangiolesca, la posizione sfasata delle gambe, ed in particolar modo l’estrema tensione che si irradia dall’alluce sinistro dimostrano l’estrema maestria dell’artista.

L’incredibile talento michelangiolesco, tuttavia, non si ferma alla struttura corporea, ma ciascuna figura che realizza racconta una storia precisa, ed ogni singolo dettaglio è meticolosamente studiato. Un esempio brillante ne è la Sibilla Delfica, che nonostante la bellezza pura e candida, viene raffigurata con un dente sovrannumerario: è un dettaglio microscopico, ma che ha un significato preciso. Infatti, per Michelangelo, uomo profondamente religioso, la perfezione non poteva essere raggiunta da nessun essere umano prima della venuta di Cristo. Seguendo questa logica, le Sibille, data la loro natura pagana, non possono raggiungere la perfezione, giustificando così la presenza di tale dente sovrannumerario.

Altra visibile rappresentazione della spiccata cultura di Michelangelo consiste nelle figure mascoline degli Antenati di Cristo, per la quale realizzazione l’artista si inspira al Torso del Belvedere, da poco scoperto in seguito a recenti scavi archeologici. La complessità anatomica, la continua tensione muscolare, le proporzioni perfette sono molto vicine alla classica bellezza greca, fonte di ispirazione di innumerevoli artisti, soprattutto nel Rinascimento. Il talento michelangiolesco qui è visto nella sua estrema maestria nell’adattare il suo genio tra diversi ordini artistici, riuscendo comunque ad esaltare la sua forte analisi introspettiva ed essendo capace di caratterizzare unicamente ogni figura che realizza.

Referenze

Ars Europa Channel (2020). Simbologia delle Sibille alla Cappella Sistina - Michelangelo - I SIMBOLI NELL’ARTE. [Accessed 9 Jun. 2024].
‌Ars Europa Channel (2020). Simbologia della Creazione di Adamo - Michelangelo - I SIMBOLI NELL’ARTE. [Accessed 9 Jun. 2024].
Tv2000it (2015) La Cappella Sistina raccontata da Antonio Paolucci. [Accessed 9 Jun. 2024].