Incontriamo Massimo Mercati, direttore generale di Aboca, nella sede centrale dell’azienda sita tra le colline che circondano Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Aboca è un’azienda leader nella produzione di integratori alimentari e dispositivi medici a base di sostanze vegetali complesse in grado di rispondere alle più comuni esigenze di salute e benessere.
Aboca vanta un’interessante storia, ce la vuole raccontare?
Aboca nasce da un'idea rivoluzionaria e pionieristica di mio padre. Alla fine degli anni ’70 acquistò una fattoria situata nella località denominata Aboca, sulle colline toscane al di sopra di Sansepolcro e sulle quali oggi si trova proprio la sede direzionale della nostra azienda. Mio padre vendeva auto ed era titolare, insieme ai fratelli, di diverse concessionarie di successo, ma desiderava misurarsi con sfide nuove, più utili e sostenibili, come ad esempio quella di realizzare prodotti per la salute che fossero frutto di un connubio che ancora nessuno, a quel tempo, riusciva a intravedere come possibile: quello tra la tradizione millenaria della medicina naturale e la ricerca scientifica moderna. Fu così che iniziò a investire grandi risorse nella coltivazione biologica delle piante medicinali, nella ricerca scientifica e nelle tecnologie di trasformazione per arrivare a proporre prodotti naturali, biologici, efficaci e sicuri, utili per la salute dell’uomo. Una vera sfida. Un viaggio verso l’impossibile, ma dopo oltre trent'anni di attività possiamo dire di avere avuto ragione a credere in quel progetto.
Come, e dove, vengono raccolte e selezionate le piante da estrarre per le preparazioni?
Circa i 2/3 della materia prima viene coltivata in campi di nostra proprietà o comunque gestiti direttamente da noi, dislocati nella Valtiberina umbra e toscana, e in Valdichiana, con oltre 1.000 ettari di coltivazioni biologiche. Quello che non possiamo coltivare in queste zone, per ovvi motivi climatici, viene acquistato sul mercato rivolgendoci a fornitori italiani e stranieri seri e affidabili in grado di garantire il massimo della qualità e della sicurezza delle materie prime. Per raggiungere la massima qualità facciamo accordi di filiera, ovvero, vengono contrattualizzati rigidi standard di qualità e sicurezza, ai quali deve attenersi ciascun lotto di produzione.
Stiamo assistendo a una rinascita della farmacognosia “tradizionale” e a una crescente attenzione nei sui confronti? Si può parlare di alternativa alla farmacopea “di sintesi” e cosa si prevede nell’evoluzione dei rimedi fitoterapici?
I prodotti fitoterapici, ovvero gli integratori alimentari e i dispositivi medici realizzati con sostanze vegetali complesse, rappresentano una nuova opportunità per la cura e il trattamento di molti disturbi ai quali i farmaci di sintesi chimica non sempre riescono a dare una risposta efficace. I prodotti a base di sostanze vegetali complesse sono oggi il risultato di una ricerca scientifica e tecnologica altamente avanzata che attira l’attenzione del mondo medico. Sono sostanze che appartengono alla tradizione, ma che grazie all’unione con la ricerca più avanzata rientrano all’interno di una medicina sincretica che supera le tendenze storiche e rende quel contrasto in parte, almeno nel nostro approccio, superato. Ciò significa che continuando a investire nella ricerca, storica e tecnologica, si potrebbero trovare in questi estratti i rimedi per molte patologie che al momento non hanno risposte adeguate.
Aboca si fa riconoscere per la qualità dei componenti utilizzati e la grande attenzione prestata alle fasi di lavorazione, può raccontarci qual è la vostra filosofia aziendale?
Aboca si fonda su valori chiari e semplici come la trasparenza, la ricerca scientifica, il rispetto dell’ambiente, la convinzione che esista uno stretto legame, indissolubile, tra uomo e natura. Aboca vuole offrire prodotti naturali e biologici a base di molecole naturali, sicure e di alta qualità. Allo stesso tempo questi estratti che spesso si ispirano alla tradizione devono essere il frutto di una ricerca scientifica avanzata e moderna effettuata in campo agronomico, bibliografico e storico, fitochimico e clinico, genetico e tecnologico. Il tutto deve avvenire nel massimo rispetto possibile delle risorse naturali e dell’ambiente.
Mai come oggi si parla di ecosostenibilità e rispetto per le risorse naturali. Come si pone Aboca, e lei personalmente, su questi temi? Aboca nasce dal desiderio di fare impresa nel rispetto dell’ambiente. Il primo passo di Aboca fu quello infatti di dare vita a una filiera agricola che impiegasse i dettami della nascente agricoltura biologica, alla fine degli anni ’70. Un modello agricolo rispettoso della natura. Poi siamo andati avanti. Oggi usiamo packaging di carta e vetro, materiali quindi riciclabili. Per l’imballaggio delle spedizioni usiamo un materiale a basso impatto e compostabile come il biocartene. Molti materiali di comunicazione e di merchandising sono stampati su carta FSC. Inoltre, proponiamo campagne di sensibilizzazione mirate alla prevenzione di disturbi legati all’inquinamento e agli stili di vita non sostenibili e promuoviamo un cambio culturale del concetto di salute basato proprio su prevenzione, alimentazione corretta, movimento fisico, tutte cose che hanno conseguenze positive sia sullo stato di salute che sull’ambiente.
Si può dire che nell’operatività di Aboca è presente un approccio filosofico in senso lato? In cosa si manifesta questa disposizione, se c’è?
Sì, si può dire. Cerchiamo di intrecciare l’attività imprenditoriale e produttiva con progetti culturali come, ad esempio, l’organizzazione di convegni scientifici rivolti ai professionisti per incentivare la dialettica e il confronto sui temi della salute e della prevenzione, oppure, attraverso una produzione editoriale che coglie anche argomenti filosofici come, ad esempio Crescita qualitativa di Fritjof Capra, che ispira anche il nostro lavoro di ogni giorno. Possiamo dire che abbiamo una visione di lungo periodo. I nostri piani, proprio perché basati su un approccio filosofico, hanno una visione che va al di là del semplice profitto cercando di contribuire in modo positivo al futuro delle prossime generazioni.
Aboca si sta ampliando anche verso altri paesi, quali sono le sfide che ciò rappresenta e c’è qualcosa in particolare che vi orienta o guida nell’affrontare questa espansione?
Siamo presenti in oltre 15 Paesi. Portogallo e Spagna, Francia e Belgio, Polonia e Romania e, molti altri ancora. La nostra espansione è guidata dal desiderio di esportare la qualità e l’efficacia dei nostri prodotti all’estero proponendo il modello distributivo applicato in Italia, e cioè, quello basato sul consiglio personalizzato del professionista e sull’aggiornamento qualitativo costante di quest’ultimo.
Aboca è coinvolta organicamente anche in ambito culturale e formativo sul territorio locale e nazionale, può illustrarci queste attività? La cultura è sempre stata una colonna portante nella struttura dell’impresa. Abbiamo sempre promosso progetti culturali. In primis la pubblicazione di libri sia di taglio scientifico che divulgativo in ambito fisioterapeutico e sulla salute. Abbiamo anche creato, a Sansepolcro, un museo dedicato alla storia e alla cultura delle erbe, che svolge una intensa attività di ricerca storica, artistica e antropologica, pubblicando libri sull’immensa e variabile ricchezza della natura. Inoltre, lo staff di questo museo organizza eventi su tutto il territorio nazionale per presentare le nostre edizioni, in collaborazione con enti locali e culturali di grande prestigio. Un bel modo per contribuire alle conoscenze terapeutiche, ma anche per dare importanza alle immense ricchezze culturali di cui siamo, territorialmente, e storicamente, portatori.
Concludiamo la giornata visitando l'Aboca Museum, in uno storico palazzo di Sansepolcro. Lo percepiamo subito come un viaggio nel tempo, tra il nostro sorprendente passato e, perché no, un componibile futuro, che ci guidi verso la suturazione della storica rottura tra i percorsi dell’uomo e quelli della natura di cui siamo, sempre di più, una dolente componente.