Apre con una serie di opere inedite e appositamente realizzate per questa occasione, la mostra personale di Fulvio Di Piazza “Pacific” che dal 20 febbraio al 30 marzo 2014 occupa gli spazi della Galleria Giovanni Bonelli di Milano.
Tele di grande, medio e piccolo formato raccontano le ultime evoluzioni del lavoro dell’artista palermitano che, fedele alla sua cifra stilistica che lo rende sempre riconoscibile, avanza nel suo personale percorso di ricerca.
Due sono i punti di riferimento culturali e le fonti di ispirazione a cui si può ricondurre la nascita dei nuovi lavori: il primo, come lo stesso autore riferisce, è il 2° principio della termodinamica in base al quale l’energia non si crea né si distrugge, ma passa da uno stato di disponibilità a uno di non-disponibilità. La Natura è in grado di operare anche il procedimento inverso, rendendo le risorse nuovamente adoperabili, ma con tempi molto più lunghi rispetto a quelli con cui l’uomo le consuma; il secondo, è il celebre saggio di Jeremy Rifkin “Entropia” che mette in guardia circa la possibilità della fine delle fonti energetiche disponibili sul nostro pianeta.
Da sempre sensibile ai temi legati allo sfruttamento delle risorse, Di Piazza riversa sulla tela la sua visione apocalittica di un mondo devastato dall’intervento umano e dai rifiuti che sconsideratamente produciamo.
Paesaggi antropomorfi, risultato di un affastellamento di particolari del tutto simili ai cumuli d’immondizia nelle discariche, danno luogo a forme in cui ognuno può riconoscere ciò che gli è più familiare, come quando alle nuvole si attribuiscono fisionomie che altri non riescono a cogliere.
Così un albero si trasforma in un palazzo dalle finestre illuminate e una montagna in un profilo umano: elementi naturali che riconducono sempre alla presenza dell’uomo, al suo intervento che organizza lo spazio in architetture ordinate, ma anche invadenti e contaminanti.
“A livello compositivo – aggiunge Di Piazza – ho recuperato elementi che fanno parte della mia storia artistica. Torna in modo preponderante, in questi ultimi lavori, la dimensione dell’invenzione surreale, dell’immagine fantastica, ma anche la creatività infantile, il capriccio, l’aspetto ludico”.
Nella pittura, al contrario, si trova un elemento di grande novità rispetto alle tele precedenti: se fino a qualche tempo fa le forme emergevano dalla cura quasi maniacale del dettaglio, ora prendono vita da minuscoli tratti informali che, se guardati da lontano, danno luogo a forme riconoscibili, ma se osservati da vicino restituiscono un luminoso caleidoscopio astratto e iridescente di piccole pennellate.