Opere, elementi di studio e di scena che insieme sono la narrazione del suo percorso di pittore, scultore, regista e accademico. Andrea Cusumano, ritorna sulla scena artistica e lo fa in grande stile, nella sua città, Palermo, con “Retablo", una raccolta dei più significativi prodotti artistici degli ultimi vent'anni, del suo errare fra passato e presente dell'io, in esposizione alla Fondazione Sicilia | Villa Zito dal 29 aprile al 26 giugno 2022.
L’ex Assessore alla Cultura di Palermo, incarico ricoperto dal 2014 al 2019, espone un’ampia produzione, a cura di Agata Polizzi, suddivisa secondo un itinerario tematico che alterna produzioni di diversi periodi, momenti di studio e svariati linguaggi che lasciano intravedere, con ampia generosità, le fonti e l’evoluzione dell’eclettico artista Italo-britannico, in grado di misurarsi con disinvoltura con il linguaggio del suono e della pittura, della fotografia e della poesia, della scultura e del teatro.
Istallazioni, disegni, ceramiche e foto-pittura, scenografia, grafica e scrittura, su temi complessi come l’ossessione, la morte, la possibile catarsi che promana dall’arte, proposti in un’alternanza di immagini e di racconti fantasiosi con valore spesso religioso e comunque simbolico. Una singolare maniera di guardare il mondo, che emerge nelle “perturbanti” rappresentazioni del tragico cambiamento delle cose, attraverso la configurazione dei miti classici e la complessa esperienza umana, che arricchiscono trasversalmente e in modo originale il pensiero dell’arte contemporanea.
Il Retablo, che nella storia dell’arte spagnola indica una grande Pala d’altare con molti scomparti dipinti o scolpiti, nel caso della collezione iconografica di Andrea Cusumano, rappresenta un corpus di opere, una narrazione per flashback che cristallizza l’intensità di una ricerca di lavoro lunga vent’anni fra performance teatrali e arti visive che trovano, anche nelle apparenti differenze, dei punti di congiungimento. Nel suo lavoro artistico, traspare una gestualità arcaica e contemporanea, declinata a tecniche ed espressione di pittura che uniscono teatro, arte e musica, che riportano le tracce del suo maestro e amico di sempre, appena scomparso(18 aprile), Hermann Nitsch, tra i padri fondatori dell’Azionismo viennese, a cui Cusumano dedica la mostra. Diviso per stanze, il progetto espositivo si articola su sette spettacoli, che il docente al Goldsmiths College-University di Londra, ha scelto dal suo repertorio di almeno 25 produzioni.
Così "Il principe" ricorda la riscrittura da "Le Baccanti" rappresentata al Teatro Garibaldi nel 2014. "Le ali di farfalla”, parla della performance al Museo Madre di Napoli ispirato alla storia oscura di Karl Tanzlen e della moglie morta Helena Hoyos, intesa non come atto necrofilo, ma come estremo gesto d'amore. Anche le altre installazioni "Retablo", "Tragödia" e "Ostrakon e neri" sono ritratti di esperienze e di sensazioni scomposte e imprevedibili, brandelli di vissuto, che trasformano lo spazio in scena, invadendolo di frammenti del reale, che il poliedrico maestro interiorizza, e poi restituisce, con la sua inventiva sensibilità.
Ogni sala presenta piccole parti di un'azione commediografa, che si traducono in momenti di approfondimento sulla genesi di gesti e parole, di impulsi irreali e di introspezioni utopistiche, mistiche e religiose, che conducono il visitatore davanti una rappresentazione catartica della vita nei suoi aspetti più estremi. Il percorso nei saloni di Villa Zito è stato impaginato come una sorta di “compendio visivo”, una selezione ampia di ritratti, documenti e appunti di lavoro che racchiudono il nucleo centrale dei Retablo, e condensano la narrazione del metodo di lavoro. Un percorso all’indietro alla ricerca delle ricerche, raccogliendo i semi poi germinati e quasi sempre, completati dalla messinscena, che nascondono e rivelano, un gioco leggero di sotterfugi, simboli e rimandi visionari. “Il filo conduttore sta nel titolo Retablo. Si tratta di opere - spiega Andrea Cusumano- che cercano di sintetizzare e cristallizzare la dimensione performativa dell’immagine pittorica. Sono sette lavori che provengono da sette performance dei venticinque che ho realizzato, e ognuno di questi” Retablo”, che poi sono delle immagini di foto-pitture, provo a raccontare l’universo che ci sta intorno, e il lavoro che ci sta dietro la costruzione drammaturgica, per cui ci sono le mie musiche, i miei disegni, i miei oggetti di scena. Un po’ un caleidoscopio di questi sette prodotti in questi anni di ricerca”. L’esposizione anticipa l'apertura e fa parte del programma della Settimana delle Culture, con il sostegno di Fondazione Sicilia e il supporto di Elenk'Art.
Andrea Cusumano [Palermo, 1973] è artista, performer e accademico di nazionalità italiana e britannica. È stato professore associato al Central Saint Martins, al Goldsmiths College e al Rose Bruford College di Londra e ha collabora-to con importanti istituzioni di alta formazione, dalla Central School of Speech and Drama, all’University of Washington e alla Open University. Ha presentato sue opere in prestigiosi festival e venues internazionali: Angel Orensanz Centre (New York), Demarco Archive al Fringe (Edimburgo), Bharat Rang Mahotsav e l’India International Centre (New Delhi), Cricoteka (Cracovia), MAK (Vienna), MADRE (Napoli), Ore-stiadi (Gibellina-TP). PQ Quadriennial (Praga). Dal 1997 è direttore musicale dell’Orgien Mysterien Theater, per il quale ha diretto tutte le prime esecuzioni assolute di Hermann Ni-tsch. È ideatore e direttore artistico di BAM Biennale Arcipe-lago Mediterraneo; curatore artistico del Letterature Festival Internazionale di Roma per l’edizione 2020 e 2021. Tra set-tembre 2014 e febbraio 2019 è stato assessore alla Cultura della città di Palermo e in questa carica ha anche promosso e gestito Manifesta 12 – Il Giardino Planetario e Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018. È membro del Board of Directors della Fondazione Manifesta 14 Pristina e della Fondazione Orestiadi, è stato tra i fondatori della ESI-European Scenography Initiative e di recente del Laborato-rio del Futuro su input del critico e curatore italiano Fabio Cavallucci.