Approda a Varese Tom Porta, uno dei pittori più raffinati della sua generazione: sublime figurativo si connota per uno stile lirico in cui mischia sapientemente il gusto della tradizione italiana con le nuove tendenze pittoriche internazionali.
In questa ultima serie, “Gaijin. Lo straniero”, Tom Porta completa un lungo percorso di ricerca dedicato al Giappone e al suo immaginario. Sulla scorta dei grandi viaggiatori dell’Ottocento, soprattutto francesi, che videro nel Sol Levante l’ultima terra esotica da esplorare, Tom Porta riconfigura la moda del Japonisme alla luce della contemporaneità. In mostra 30 dipinti realizzati su tela e su carta e la sua opera composta da 36 vedute del Monte Fuji.
Il fenomeno del Japonisme ebbe una larga diffusione a Parigi soprattutto quando alcuni grandi collezionisti, si pensi ad Henri Cernuschi o ai fratelli Goncourt, o alcuni importanti critici d’arte come per esempio Theodor Duret, vero ispiratore del movimento degli impressionisti, cominciarono ad interessarsi di arte orientale. Molti dei più autorevoli artisti dell’epoca – Monet, Degas, Manet, Pissarro… solo per citarne alcuni – furono influenzati delle opere di Utamaro e di Hokusai, e spesso adeguarono il loro modo di dipingere alla leggerezza orientale.
Allo stesso modo fa Tom Porta, più di un secolo dopo, contrapponendo al gesto e alla velocità tipica dell’arte occidentale la paziente meticolosità dei maestri orientali, perlustrandone i temi, la grazia, la forza, il simbolismo, la natura come divina guida spirituale.
Ecco dunque la reinterpretazione delle 36 viste del monte Fuji di Hokusai, da guardare con l’occhio del visitatore contemporaneo; ecco la rarefazione delle geishe di Kitagawa Utamaro, ma con un intento neo impressionista; ecco le vedute più classiche ma prese con la sveltezza del fotografo appena giunto in un paese schiusosi al resto del mondo.
“Nel mio lavoro – spiega Tom Porta – non vi è la pretesa del confronto o l’indulgenza dell’imitazione, sono un uomo arrivato da poco e subito ripartito, a diecimila chilometri e centosettanta anni di distanza. Uno “straniero”.
Tom Porta nasce a Milano nel 1970 e fin dall’infanzia mostra una forte attitudine verso il disegno e le arti in generale. Si diploma Maestro d’Arte e inizia una carriera di successo nell’illustrazione e nella fotografia. Ha vissuto in Italia, Germania, Francia, Giappone e Stati Uniti e, fin dagli inizi della carriera, ha scelto di fondere le sue esperienze di vita nella propria pittura. Dal 2003 abbandona l’illustrazione e la fotografia e si dedica alla pittura a tempo pieno conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nel panorama artistico italiano. Presente nella classifica dei primi 100 artisti italiani (2007), Porta viene inserito in pubblicazioni di prestigio come “500 anni di pittura italiana” e cataloghi di Sotheby’s e Christie’s. Il suo lavoro si concentra sulla storia del 900 usando il passato come specchio del presente. L’artista è inoltre attratto dallo scorrere del tempo, raccontato attraverso oggetti e luoghi scelti per invitare lo spettatore a intraprendere il suo personalissimo viaggio entro le memorie presenti e future. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive, tra cui si ricordano: “W.A.R. – We are Restless, the unheard soldier scream” presso il Palazzo Ducale di Genova (2011), “Inferno” presso il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale (2014), “Icarus” presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa (2018) e “Inferno” presso il Grattacielo Pirelli a Milano (2018). Vive e lavora a Milano