Il Palazzo delle Esposizioni di Lucca ospita, dal 9 aprile al 9 maggio 2021, “Frédéric Bruly Bouabrè. Arte Alfabeto Universale”, mostra antologica dedicata all’artista ivoriano scomparso nel 2014. Curata da Alessandro Romanini, l’esposizione è promossa dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca e dalla Fondazione Lucca Sviluppo, con il patrocinio della Regione Toscana e dell’Ambasciata della Costa d’Avorio in Italia e la collaborazione della Fondazione Alighiero e Boetti.
Il percorso della mostra presenta oltre 350 opere provenienti da collezioni private e dalla famiglia dell’artista, mettendo in evidenza le varie fasi della sua ultra cinquantennale carriera ed illustrandone i vari aspetti tematici, poetici e biografici grazie ad un ricco corredo di documenti e testimonianze storiche. Frédéric Bruly Bouabrè ha esposto in prestigiosi spazi pubblici e privati internazionali, a partire dalla celebre mostra “Magiciens de la terre”, allestita nel 1989 al Centre George Pompidou di Parigi, che ha portato alla luce per la prima volta l’arte africana contemporanea, e la successiva “Africa Remix”, passando per il Guggenheim Museum di Bilbao, la Tate Modern di Londra e il Portikus di Francoforte. È stato inoltre protagonista di importanti manifestazioni come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel e la Biennale di San Paolo.
«L’iniziativa – spiega il curatore, Alessandro Romanini – trova un ideale habitat a Lucca, dove in tempi pionieristici, in anticipo sull’onda d’interesse post-coloniale e stimolata dalle grandi Esposizioni Universali internazionali, l’arte e la cultura africana sono state al centro dell’attenzione. Carlo Piaggia dapprima, con le sue spedizioni esplorative della metà del 1800 nel continente africano, seguito poi dall’interesse suscitato dagli studi al riguardo dello storico dell’arte e critico Carlo Ludovico Ragghianti, che attirò a sua volta a Lucca uno dei più grandi africanisti internazionali, Ezio Bassani, che pubblicherà proprio nella cittadina toscana il suo libro “Nella terra dei Niam Niam”, dedicato all’esploratore lucchese».
L’esposizione vede la collaborazione della Fondazione Alighiero e Boetti, che presta importanti documenti d’archivio e opere, testimonianza del legame elettivo fra i due artisti. Boaubrè infatti ha intrattenuto con Boetti un rapporto di amicizia e di scambio, approfondito in mostra attraverso una sezione apposita, con dipinti che i due artisti si sono reciprocamente dedicati, foto e testi.
Le opere in esposizione, cartoni di piccole dimensioni, su cui l'artista annotava le accurate osservazioni sull'esistente, nascoste sotto la superficie, documentano le varie fasi tematiche dell’artista, da quella dedicata all’alfabeto visuale Bété a quella de “La gioia della nascita” e “L’umanità”, che celebra la parentela, passando per quella de “L’albero della vita” e “La leggenda Zakolo” e le “Pietre di Bekora”, fino ad arrivare a “L’Africa presenta la sua cultura”, “Visione del sole” e quella celebre de “La conoscenza del mondo”.
In mostra sono presenti anche alcune opere inedite, tra cui due rari dipinti a olio su tela dell'artista ivoriano. Nutrita la mole di documenti autografi e delle foto storiche, moltissime delle quali inedite e prestate per la prima volta dalla famiglia. Tra i documenti in mostra, numerosi testi poetici e saggi scritti dall’artista, epistole e curiosità, come il bozzetto originale dell’orologio progettato da Bouabrè per Swatch.
Per documentare la vasta e complessa opera del maestro ivoriano, la mostra viene accompagnata da un compendioso catalogo, che oltre alla riproduzione delle opere esposte sarà corredato da documenti d’archivio e interventi di studiosi e personaggi del mondo accademico e della cultura. Sarà inoltre disponibile un documentario prodotto dal Centre George Pompidou di Parigi in collaborazione con Agnes B, diretto da Ivana Massetti.
Boaubrè, oltre che artista, è stato un instancabile ricercatore della storia del suo popolo e dell’Africa, narratore, poeta, archivista, filosofo, insegnante e scrittore. Autodidatta, a partire dagli anni ’50 ha saputo dare vita a partire ad un vero e proprio alfabeto visuale e grafico, con lo scopo di tenere in vita la memoria e la cultura della sua terra e, sempre attraverso le immagini, creare un linguaggio comprensibile a livello universale per favorire il dialogo fra i popoli.
Una vera e propria missione che l’artista ha portato avanti per oltre sessant’anni, fedele al motto pronunciato dello scrittore africano Hampathe Ba, all’assemblea dell’Unesco nel 1962: «In Africa ogni volta che un anziano muore, è come se bruciasse una biblioteca».