La Dorothy Circus Gallery di Roma è orgogliosa di presentare l’ultima mostra, del ciclo Turning Page programmazione del 2019, che si conclude con la personale del rinomato pittore russo Andrey Remnev (Yakhroma, 1962). L’Artista presenta per la sua prima personale italiana, patrocinata dall’Ambasciata Russa, la serie inedita dal titolo “The Face of a Natural Force”, una raccolta di dodici tele ad olio ipnotiche e visionarie, che ci propongono una riflessione sul rapporto tra Anima e Natura.
Ispirato inevitabilmente dall’immaginario e dalle geometrie della pittura russa tradizionale, questo artista dalla figurazione densa e simbolica ci invita ad approfondire l’emblematico linguaggio delle Icone Russe, da lui reinterpretate in chiave contemporanea e sotto la forte influenza della sua passione per l’Arte classica italiana.
In seguito a numerose visite nella Penisola l’artista ha maturato una firma stilistica personalissima, che seppur legata ad alcuni schemi tradizionali ben precisi, strizza l’occhio all’estetica passionale del Belpaese e la declina con la sensibilità unica di un anima Russa. Profondamente influenzato dall’arte di Maestri italiani quali Piero Della Francesca e Benozzo Gozzoli, Remnev impreziosisce la sua tecnica e le sue tele con il segreto antico della combinazione di tempera d’uovo e oli, che in un succedersi di stratificazioni di colore e immagini, permeate di luce organica e visione spirituale, arrivano a noi come vera e propria fusione tra cultura pittorica tradizionale e figurazione contemporanea.
L’originalità di questa tecnica, inconsueta tra le nuove generazioni di pittori, rappresenta il tratto distintivo che rende inconfondibili le opere di Remnev, per l’incantevole resa di una palette gioiello, che conferisce alle sue tele la regalità dell’arte bizantina e la preziosità di un abito di Haute Couture. Nella resa dal vivo, l’oro che caratterizza le sue opere crea un effetto che restituisce all’osservatore la sensazione di un tessuto prezioso. La ricorrente scelta del rosso e del rosa, inoltre, contribuisce a truccare i suoi personaggi in chiave fortemente contemporanea, potenziata ulteriormente dal più intenso e misterioso blu che, partendo da Giotto, passando per Tiziano e fino a Yves Klein, ci incanta con la sua sacralità goccia dopo goccia. La preziosità delle opere di Remnev, che risiede nella cura e nella ricchezza dei dettagli e nell’uso di una vasta gamma di colori, rimanda all’immaginario prodotto dalle creazioni uniche di Gustav Fabergé. Come nel caso dei manufatti orafi, nei quali era ben presente l’influenza russa unita a quella europea, anche in Remnev ritroviamo una commistione di stili ed epoche che convivono insieme in un perfetto equilibrio di forme e colori.
Seppure logica e razionalità sono implicite nello stile pittorico dell’artista, sempre teso ad una spasmodica ricerca di grazia e bellezza eterna, l’immaginario di Remnev cosí come le sue iconiche figure femminili, si trovano sull’orlo del realismo magico, dischiuse e predominanti protagoniste di piani prospettici e sensoriali ribaltati, cosparsi di elementi magici che sembrano volare fuori dalle tele. Il messaggio proposto da Remnev per questa nuova serie di dipinti dai soggetti mistici, ancora una volta non lascia spazio a dubbi nell’esaltare la figura della femminilità, dall’Artista intesa come la più pura espressione della forza della Natura.
La serie di dipinti, i cui titoli stessi da Caldera, raffigurante un vulcano dormiente, a Direction of the Wind, la cui figura di ragazza simboleggia una spiritualità profonda in connessione con l’Universo Mondo ci conducono in un viaggio il cui piacere si rifà sempre all’equilibrio degli elementi in quest’occasione magistralmente rappresentato da opere come Thunder and Lightening. “Qui sull'arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo” scrive il genio di Leopardi ne La Ginestra del 1836, alludendo al Vesuvio dormiente e alla potenzialità omicida della Natura selvaggia, dove nulla cresce tranne il fiore della Ginestra, resistente nelle più impervie condizioni: così Andrey Remnev, in analogia, richiama questo principio reificato nelle forse ancora più intimorenti e al tempo stesso surreali e bellissime sovrane femminili.