Regale conclusione del tour estivo che ha portato Francesco De Gregori nei luoghi storici ed artistici più belli d’Italia. Il tour «De Gregori & Orchestra- greatest hits live» si chiuderà infatti venerdi 20 settembre all’Arena di Verona, con una coda ulteriore presso il teatro degli Arcimboldi di Milano vista la gran mole di richieste per il 23 e 24 settembre. Una carrellata di successi appunto, da «Generale» a «Rimmel», da «Alice» a «La donna cannone», in una scaletta pressochè infallibile a cura di uno dei nostri cantautori più nobili ed ispirati e del suo fido produttore artistico Guido Guglielminetti. Con lui sul palco i quaranta elementi della Gaga Symphony Orchestra di Treviso, diretta da Simone Tonin, i Gnu Quartet, la sua band abituale che in questo giro comprende anche due coriste. Tutte le orchestrazioni sono state realizzate da Stefano Cabrera.“Un concerto che non ho mai fatto nella mia vita-ribadisce lui-convinto che di come un artista che ha 50 anni di carriera alle spalle deve farsi tentare dal suono orchestrale che ha dato un vestito nuovo ai miei pezzi: “E come avere dei figli che un giorno li vesti in un modo e un giorno in un altro, ma sempre figli tuoi sono. E qua e là, di questo vestito, mi commuovo anche io. L’orchestra non ha preso il sopravvento sul mio modo di cantare ma sviluppa delle linee sinfoniche che erano solo sottointese nella struttura originale dei pezzi e che qui vengono fuori con altro slancio.Ci sono pezzi, come ‘Pablo’, che con l’orchestra hanno trovato una dimensione lirica importante”. D’altronde De Gregori è da sempre persuaso che “la musica è liquida, cambia nel tempo, non si presta ad essere ingessata: rifare Rimmel come è stata scritta nel 1975 sarebbe un falso in atto pubblico, perché quel De Gregori non c’è più ed anche i musicisti attorno a me non sono gli stessi”. Quello che non è cambiato è il rapporto fra queste canzoni ed il suo pubblico e l’approccio al suo mestiere: "Sono sempre rigoroso-ribadisce- ma amo più di prima il contatto con chi apprezza le mie canzoni: molte sono piaciute, alcune rimarranno ancora più di altre che secondo il mio personale parere avrebbero meritato di più. Nella scaletta questa volta non c’è ‘Viva l’Italia’: “è una canzone troppo pugnace, assertiva, punta il dito-continua- ed in questo momento non mi sento di farla. C'è Pablo che però non considero un pezzo ideologico. È ispirato ai Malavoglia, agli ultimi del mondo. Ma non è che sono diventato un rivoluzionario per questo. Piuttosto ritornare a suonare in Arena è sempre un’emozione incredibile. I luoghi non sono indifferenti. Dopo le venti serate che lo hanno visto protagonista tra fine febbraio e fine marzo al Teatro Garbatella di concerti più intimi a scaletta variabile (ogni sera pescava in una rosa di ben sessanta canzoni), questa volta la scaletta è stata fissa “anche per rispetto dell’orchestra”. Qualche rinuncia dolorosa? “Ho sacrificato una quarantina di canzoni – ride – e per forza di cose, ho tolto i pezzi molto ritmici." I concerti di Verona e Milano saranno aperti da Francesco Tricarico.
Questa la scaletta prevista:
-O Venezia che sei la più bella -(solo orchestra) -Generale -Il cuoco di Salò -La storia -Pablo -Due zingari -La leva calcistica della classe '68 -La valigia dell'attore -Un guanto -Sempre e per sempre -Bufalo Bill -Santa Lucia -Alice -La donna cannone -Vai in Africa, Celestino! -Pezzi di vetro -Guarda che non sono io -L'abbigliamento di un fuochista -Titanic -Can't Help Falling in Love (Elvis Presley cover) -Buonanotte fiorellino -Rimmel