La galleria P420 è lieta di presentare - per la prima volta in una doppia personale - il lavoro dell’artista belga Guy Mees (Mecheln, 1935 – Anversa 2003) e la ricerca dell’artista italiana Adelaide Cioni (Bologna, 1976).
Distanti per geografia e generazione, diversi nell’uso dei materiali, i lavori dei due artisti sono presentati in maniera monografica nelle due sale della galleria in due distinte mostre dallo stesso titolo: Shape, color, taste, sound and smell.
La prima sala raccoglie opere recenti di Adelaide Cioni in lana, flanella e stoffa; acrilico su carta. I soggetti sono semplici, diretti e tratti da un immaginario comune che attraversa tanto la cultura vernacolare quanto il linguaggio modernista. Sono immagini iconiche che resistono all’interpretazione e alla narrazione: la trama di un canovaccio è una scacchiera, è un mare, è la griglia compositiva. Un cerchio è un sole o è un buco nero. Una macchia è un fiore – ed è una macchia.
Nella seconda sala è presentato un corpus di opere di Guy Mees appartenenti al ciclo Lost Space e circoscritte agli anni Ottanta e Novanta – ritagli di carta colorata e tela installati direttamente su muro, colore fuoriuscito dalla tela – e un intervento a pastello su carta fotografica che fa parte di una successiva indagine dell’artista sulla relazione tra colore e spazio (e lo spazio fotografato, è bene sottolinearlo, è quello domestico, dunque uno spazio esperienziale e non astratto).
Lost space è anche il nome che Mees aveva dato a una serie di opere realizzate negli anni Sessanta, e di un testo scritto dal regista teatrale Wim Meuwissen sul quale l’artista è tornato facendovi intervenire il copy writer Willem-Joris Lagrillère, affidando una traduzione a Henri-Floris Jespers, e ripensandolo attraverso annotazioni e permutazioni nell’ordine della frase. Il titolo delle mostre è tratto da questo testo. Lo spazio al quale si riferiscono queste righe – uno dei pochissimi scritti di Mees, notoriamente restio a raccontare il proprio lavoro e concettualizzarlo – è una stanza della sua casa, lasciata vuota, bianca, ma a cui gli amici avevano accesso, una stanza dove “l’artificio è più difficile, la tattilità più semplice”. Questo spazio perduto “definisce solamente il corpo: forma, colore, sapore/suono e odore”.
Shape, color, taste, sound and smell sono quindi, in questa mostra, quelli dello spettatore invitato a un confronto immediato senza sovrastruttura con le opere. Un confronto che è anche corporeo: il mio ingombro di fronte l’ingombro dell’opera, nello stesso luogo.
Le opere di Mees e Cioni, poste una accanto all’altra, ma ciascuna in un luogo che è proprio, chiariscono una comune idea di pittura come colore liberato dal supporto, pura forma autonoma, immagine non narrativa, che si manifesta nella sua relazione diretta e immediata con lo spettatore, nello spazio. Sono poetiche apparentemente semplici, ma che alla grazia lieve dell’immediatezza fanno corrispondere la serietà del gioco, all’apparente spontaneità, la precisione del gesto, alla fragilità e modestia del materiale, una monumentalità luminosa.
Adelaide Cioni è nata nel 1976 a Bologna, ha studiato disegno a UCLA, Los Angeles, e si è diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma (2015). Laureata in storia contemporanea, per dieci anni ha tradotto letteratura americana (John Cheever, David Foster Wallace, Richard Ford). Nel 2012, terminata la traduzione dei diari di John Cheever, ha deciso di smettere di tradurre per dedicarsi alla pratica artistica. Nel 2014 è stata in residenza alla Citè internationale des arts di Parigi e ha vinto il Premio Celeste. Nel 2015 è stata in residenza a Villa Sträuli, Winterthur. Nel 2016 si è trasferita in Umbria dove, insieme a Fabio Giorgi Alberti, ha aperto uno spazio/studio che si chiama “Franca”. Ha esposto in Italia e all’estero in spazi indipendenti e in luoghi istituzionali, tra cui il MAMbo di Bologna con la mostra personale à propos de bacchelli 5, a cura di Elisa del Prete e Home Movies nel 2015.
Guy Mees è nato nel 1935 a Mechelen, Belgio ed è morto nel 2003 ad Anversa. Il suo lavoro è stato protagonista di numerose mostre personali, tra cui quelle al Palais de Beaux-Arts, Brussels (1990 e 1993); Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen, Anversa (2002); Museum Leuven, Belgio (2012) e recentemente The Weather is Quiet, Cool, and Soft, a cura di Lilou Vidal, alla Kunsthalle Wien Karlsplatz, Vienna (2018) e al Mu.ZEE di Ostenda, BE (2019). Le opere dell’artista sono presenti in numerose collezioni di musei, tra le quali Museum Leuven, Belgio; Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen, Anversa e Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, Brussels.