Galleria Continua è lieta di presentare “Una cosa non esclude l’altra”, un progetto espositivo che riunisce sotto lo stesso titolo due mostre personali, quella di Michelangelo Pistoletto e di Pascale Marthine Tayou. Un percorso che intreccia, in un confronto creativo, differenze e antinomie e che traccia il viaggio di umanità e alterità che coesistono in esso. Pistoletto, rivolgendosi a Tayou, dichiara “Come uno e uno fa tre, sono contento di fare questa mostra con te”. Partendo dall’essenziale ricerca di Pistoletto, la “dualità creatrice”, la frase esprime il significato emblematico della mostra: mettere in contatto due elementi distanti per dar vita a una terza forza che unisce. Tayou, interprete di un’arte globale, abituato a mescolare culture e stimoli geografici risponde: “Grazie, sono felice di questa mostra, e visto che sono un grande impaziente, verrò prima dell’appuntamento per non perdere questa occasione unica!”
Michelangelo Pistoletto e Pascale Marthine Tayou sono interpreti di un’arte aperta al dialogo e allo scambio. La loro opera si presenta come una ricerca in continua evoluzione ed espansione, intesa a ripristinare il contatto tra l’esperienza artistica e il mondo esterno. Un dialogo a più voci quello che si manifesta nella pratica multidisciplinare di Pistoletto, un’estetica che si fonda sulla relazione e sulla partecipazione capace di uscire dai confini dell’opera. Ridefinizione delle problematiche postcoloniali attraverso l’esperienza europea, riflessioni su questioni legate all’immigrazione, al ruolo dell’individuo, all’identità nazionale e culturale, la pratica di Tayou. La mostra si apre con una delle opere più emblematiche di Pistoletto: “Grande sfera di giornali – Progetto per un museo”. La prima sfera concepita dall’artista nel 1966 fu fatta rotolare per le strade di Torino nel dicembre 1967, una performance nota come “Scultura da passeggio”. I quotidiani con cui Pistoletto formò quella prima sfera riportavano notizie dei tumulti che agitavano l’Italia verso la fine degli anni Sessanta. All’epoca Pistoletto costruì un modello, che venne poi realizzato per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1976. In occasione della mostra a San Gimignano Pistoletto crea una sfera del diametro di più di 3 metri, ricoperta di giornali provenienti da tutte le parti del mondo l’opera si fa testimone dell’attualità del nostro tempo. Nella stessa sala, appese alle pareti, una serie di scritte a led di Pascale Marthine Tayou tratteggiano il villaggio globale palcoscenico del meeting point quotidiano del nostro vivere.
Nelle opere di Tayou prevale l’interesse per i materiali e i loro significati. In questa mostra utilizza chiodi arrugginiti dalle capocchie colorate mettendoli in dialogo con “Rotazione dei corpi” di Pistoletto. Il lavoro è costituito da due lastre trasparenti sulle quali è riprodotta una porzione di universo. Muovendo questi due elementi, si può cambiare in continuazione il punto attorno a cui tutte le stelle dell’universo girano. Per i due artisti non esiste dunque un centro unico nell’universo, ogni punto è il centro. Allo stesso modo ogni individuo è il centro della società.
Il lavoro di Pascale Marthine Tayou è volutamente mobile e sempre strettamente legato all’idea di viaggio e d’incontro con l’altro. Quella del viaggiatore per lui non è solo una condizione di vita, ma una condizione psicologica in grado di sovvertire i rapporti sociali, gli assetti politici, economici e simbolici del nostro vivere. In mostra incontra “Il cesto dello Zoo” (1969) un cesto di vimini usato in alcuni spettacoli de Lo Zoo, un gruppo multidisciplinare formato da Michelangelo Pistoletto e Maria Pioppi assieme a persone provenienti da altre discipline artistiche: musica, letteratura, teatro, arti visive. Fra il 1968 e il 1970, Lo Zoo, realizza in piazze, discoteche, birrerie, teatri e gallerie una serie di spettacoli concepiti come collaborazioni creative e forma di comunicazione non mediata da oggetti.
Il confronto tra i due artisti continua attraverso una serie di sculture ‘appese’ e ‘sospese’, di opere risultato di gesto-azione, di video, di testi per concludersi nello spazio della platea. Qui uno studio sulle opere storiche di Pistoletto evidenzia l’interconnessione tra arte e vita, grandi specchi estendono lo spazio in un continuo presente, e contemporaneamente, riflettono noi stessi con tutto ciò che ci circonda. Una foresta di Tayou sfida la forza di gravità mentre grandi Poupées di cristallo soffiato si aggirano per lo spazio. “Una cosa non esclude l’altra”. Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Nel 1962 realizza i Quadri specchianti, con i quali raggiunge in breve riconoscimento internazionale. Tra il 1965 e il 1966 produce gli Oggetti in meno, considerati basilari per la nascita dell’Arte Povera. Negli anni Novanta fonda a Biella Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, ponendo l’arte in relazione attiva con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nel 2004 l’Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche: l’artista annuncia la fase più recente del suo lavoro Terzo Paradiso. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2011 è stato Direttore Artistico di Evento 2011 a Bordeaux. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, année un - le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura. Nel 2014 il simbolo del Terzo Paradiso è stato installato nell’atrio della sede del Consiglio dell’Unione Europea a Bruxelles durante il semestre di presidenza italiana. Nel 2015 la Universidad de las Artes de L’Avana gli conferisce la laurea honoris causa. Nello stesso anno realizza un’opera di grandi dimensioni, intitolata Rebirth, collocata nel parco del Palazzo delle Nazioni di Ginevra sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nel novembre 2016 espone al Museo Nacional de Bellas Artes dell’Avana con una grande retrospettiva dedicata al suo lavoro passato e presente. Nel 2017 prende parte alla 57° Biennale di Venezia con “One and One Make Three”, un evento collaterale presso la Basilica di San Giorgio. Memorabile nel 2018 il grande tour in Sud America, tra le mostre più importanti realizzate quella a Lima e a Santiago del Cile. Sue opere sono presenti nelle collezioni dei maggiori musei d’arte moderna e contemporanea.
Pascale Marthine Tayou (Nkongsamba, Cameroun, 1966; vive e lavora a Gent in Belgio) è conosciuto a livello internazionale dagli anni ’90 e soprattutto in seguito alla sua presenza alla Documenta 11 (2002) e alla Biennale di Venezia (2005 e 2009). Ha partecipato a numerose esposizioni internazionali e a eventi artistici come la Biennale di Dakar (2018), la 5° Biennale Lubumbashi, Hangar Picha (2017), la Biennale PARCours – PARKunst (2016) ,la Triennale del Cairo (2015), la Triennale di Torino (2008), le Biennali di Gwangju (1997-1999), Santa Fe (1997), Sidney (1997), L’Avana (1997 - 2006), Liverpool (1999), Berlino (2001), San Paolo (2002), Munster (2003), Instanbul (2003) e Lione (2002-2005). L’artista ha presentato delle esposizioni personali nelle seguenti istituzioni: Macro (Roma, 2004 - 2012), S.M.A.K. (Gent, Belgio, 2004) MARTa Herford (Herford, Germania, 2005), Milton Keynes Gallery (Milton Keynes, Gran Bretagna, 2007), Malmo Konsthall (Malmo, Svezia, 2010) Mudam (Lussemburgo, 2011), La Villette (Parigi, Francia, 2012), KUB (Bregenz, Austria, 2014), Fowler Museum (Los Angeles, USA, 2014), Serpentine Gallery (Londra, Gran Bretagna, 2015), Bozar (Bruxelles, 2015), Musée de l’Homme (Parigi, Francia, 2015), CAC di Malaga (Malaga, Spagna, 2016), Varbergs Konsthall, Varberg (Svezia, 2017), IFA (Institut für Auslandsbeziehungen), Berlino (Germania, 2017), Mu.ZEE, Oostende (Belgio, 2018). Le sue opere fanno parte delle prestigiose collezioni di istituzioni internazionali come Centre Pompidou, Centre National des Arts Plastiques, Mudam, ARKEN Museo d’Arte Moderna, SMAK, Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Kunsthaus Bregenz, Museo Guggenheim di Abu Dhabi, Tate Modern, Louisiana Museum of Modern Art, MAC Lyon, MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, National Gallery of Victoria, Salama Bint Hamdan Al Nahyan Foundation.