La Galleria Renata Fabbri arte contemporanea è lieta di inaugurare la programmazione del 2019 con una mostra dedicata ai confini formali e concettuali che definiscono il termine «quadro» nel contemporaneo. La mostra raccoglie una selezione di opere diverse, molte delle quali inedite o riallestite ad hoc per questo progetto, di artisti italiani under 45. «Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro» è il titolo di un dipinto d’esordio di Mimmo Paladino, che nel 1977 evidenzia una rigenerata (e generale) attenzione verso la dimensione intima e concettuale del «quadro» e del fare pittura, dopo decenni di sperimentazioni con altri linguaggi e materiali feriali entrati prepotentemente nei territori delle arti visive.
Oggi, dopo quarant’anni dalla nascita di quel dipinto, che posto ha questa pratica di corpo a corpo con la dimensione privata del fare nelle esperienze del contemporaneo in Italia? La pittura è ancora un corpo a corpo intimo tra l’artista e uno o più specifici supporti e interlocutori? E quali sono le vie di ricerca di questa pratica? E i confini del «quadro», quali tangenze e declinazioni hanno espresso? La mostra non intende essere una ricognizione in senso stretto della scena attuale della pittura. Un panorama così complesso e stratificato non si potrà mai riassumere in una singola collettiva. Al contrario, il progetto intende puntare l’attenzione sulle individualità, chiamando a raccolta alcune presenze che lavorano su specifiche questioni, tra loro non apparentate da espliciti richiami formali o di pensiero, precisando alcune tra le possibili vie tra esperienze legate all’ecologia, all’identità, all’immagine digitale, all’archetipo e al simulacro, alla riflessione politica, ma anche alla forma e alla materia, quindi al medium, all’attraversamento e al superamento del concetto di pittura.
Ogni artista è invitato a proporre opere di grandi e piccole dimensioni, che negli ambienti del piano terra e del piano interrato della galleria sono chiamate a convivere tra loro, relazionandosi con gli spazi. Nessun percorso di ricognizione, pertanto, quanto piuttosto una specifica verifica, che trasforma un’affermazione – «Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro» – in un quesito a maglie larghe, rilevando alcune tra le possibili vie di questo processo intimo e insieme “pubblico” che appartiene alla pittura e al suo (dis)farsi, oggi. Difatti la mostra intende anche indagare la dimensione propria del fare, attraverso dipinti ma anche mediante installazioni e sculture.