RITAURSO Artopiagallery presenta la prima mostra personale in Italia di Marianne Vierø (1979, Copenhagen) che riunisce tre nuove produzioni realizzate per l’occasione dall’artista.
La ricerca di Marianne Vierø mette in atto processi di traduzione dei linguaggi espressivi, estraendo elementi propri a determinati campi e tecniche di lavorazione per innescare sperimentazioni inedite e dare corpo a risultati formali inaspettati. La sua pratica rende difficile, se non impossibile, il definire in maniera definitiva e indiscutibile la natura del suo lavoro, che si presenta invece come un organismo ibrido.
Nella mostra Figure Bold, Marianne Vierø presenta tre corpi di opere: stampe a esposizione multipla su carta fotosensibile, litografie su stampe d'archivio a pigmento, sculture o scarabocchi in ceramica. Le prime - in linea con la ricerca iniziata dall’artista nel 2015, presentata nel 2017 nella mostra personale "Dunk" presso Ellen de Bruijne Projects ad Amsterdam e a LISTE, Basilea - sono stampe concepite come dei rebus che si estendono anche alle cornici di legno, con dettagli intarsiati sui profili del telaio.
Realizzate in camera oscura esponendo la carta sensibile a diverse proiezioni di luce colorata, combinano immagini di pennellate digitali realizzate con photoshop a fotogrammi prodotti artigianalmente posizionando gli oggetti direttamente sulla superficie dell'immagine. Il secondo gruppo di opere presenta astrazioni monocrome stampate a pietra su istantanee in bianco e nero e s’intitola "Documentation of Imagined Sculpture" su ispirazione del libro "Devenir de Fontana" (1961) - monografia a cura di Ezio Gribaudo pubblicata dalla Fratelli Pozzo nel 1960, in cui una delle sculture di Lucio Fontana è documentata sovrastampata in oro sul fondo di una fotografia in bianco e nero. A partire da quest’immagine in cui ciò che è visibile sono il profilo e lo sfondo mentre la scultura è completamente oscurata e ridotta a una superficie piana, Marianne Vierø lavora a ritroso posizionando ogni monocromo litografato su una base in bianco e nero in modo che l'immagine complessiva risulti simile alla rappresentazione di una scultura catturata su sfondo soleggiato. Il terzo gruppo rappresenta la controparte spaziale dei lavori bidimensionali e comprende una selezione di piccole sculture in ceramica che danno volume ai tratti e agli scarabocchi che, come le pennellate digitalizzate, sono caratterizzati da dettagli predeterminati, in questo caso segni lasciati dalla macchina che estrude l'argilla.
Il processo di traduzione attivato da Marianne Vierø - dalla scultura alle superfici piatte, da queste agli oggetti e poi di nuovo alle pennellate e così via - crea un movimento circolare e infinito di scambi tra le categorie, difficile da definire. L'artista rivela così la natura contraddittoria insita nel suo lavoro, che sembra appartenere a un universo predefinito ma che in realtà è un gioco di mondi e linguaggi che si reinventano più e più volte.