Dal 12 febbraio al 31 dicembre 2019 il Museo Yves Saint Laurent di Parigi, al n. 5 di Avenue Marceau, apre le sue porte all'intersezione dell'arte nella moda attraverso le creazioni di Yves Saint Laurent.
Perno dell'esposizione saranno le collezioni Haute Couture dell'autunno-inverno del 1965, con l'omaggio a Mondrian e la collaborazione con l'artista-scultrice Claude Lalanne, per l'autunno-inverno del 1969, giunta al cinquantesimo anniversario. Capi iconici che sono divenuti esemplificazione perfetta della sintesi tra arte e moda e della ineguagliabile capacità artistica di Saint Laurent.
Il couturier, di origini algerine, ha saputo fondere i bisogni sociali e le esigenze quotidiane con la poesia. Collezionista di opere d'arte, di grande rilievo che hanno corrisposto simultaneamente alla sua volontà di rappresentarsi e di tracciare il costume, ha identificato la perfezione del dialogo tra arte e moda in autori la cui esperienza espressiva si è fusa totalmente con il concetto di abito come luogo di vita e di emozione.
Nel 1965, omaggiando il grande artista olandese Piet Mondrian, fondatore e massimo rappresentante del neoplasticismo, ha addizionato, in un unico gesto, i fondamentali della percezione visiva con la funzionalità di cui il corpo necessita per ricoprirsi di luce, facendo di un quadro un abito indossabile senza alcuna remora. «Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo da esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che ne vedo) mi ispira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emozionale che mi provoca un'urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose... Credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, ma non con calcolo, guidate da un'alta intuizione, e portate all'armonia e al ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un'opera d'arte, così forte quanto vera.» (Piet Mondrian)
La Composizione N.1 di Mondrian (del 1920) che Saint Laurent teneva nel suo appartamento di Rue de Babylone, è il punto d'osservazione diretta dell'arte e delle traiettorie pionieristiche che essa intraprende. Nell'occhio del suo proprietario quest'opera è divenuta elemento di connessione tra “Yves” e un orizzonte “Rivoluzionario” (Diana Vreeland).
La haute couture dell'autunno inverno del 1965 fu una vera e propria deflagrazione mediatica. Il successo del Mondrian investì la già fortunata produzione dell'artista olandese riportandola in auge negli ambiti più disparati. L'astrazione delle forme e delle cromie, portata alla sua estremizzazione, diviene tela in movimento e materia duttile per il corpo umano e salto d'espressione per l'anima. Dalla pittura alla scultura il passaggio è breve perché per l'autunno inverno del 1969 Saint Laurent immagina un corpo scolpito rievocante la statuaria classica. La scultrice Claude Lalanne collabora alla creazione del progetto. Costei, in coppia con il marito François Xavier, già nel 1965 aveva realizzato, su richiesta di Bergé e Saint Laurent, un mobile bar dalle forme zoomorfe (uova di struzzo e corna di rinoceronte) e a seguire, degli specchi con rami per il salone della musica dell'appartamento di Rue de Babylone. Lo stile dei due si rifà al surrealismo e alla statuaria di Brancusi passando per i soggetti animali delle opere di François Pompon. Ora le viene commissionato il modellato, in galvanoplastica, del seno e del ventre della modella Veruschka.
Il busto viene suddiviso in due parti, realizzate separatamente in cuoio dorato e giustapposte su due abiti distinti in georgette di seta blu per quello che porta il seno e georgette nera per quello che porta il ventre. Quest'insieme diverrà la parte iconica della collezione e darà origine a una longeva collaborazione per i bijoux-scultura di Saint Laurent fino al 1983. La corazza antropomorfa di Claude Lalanne è corpo dell'abito e suo ornamento, un gioiello che è rivelatore di un sotto che si era già espresso nella collezione nude-look della primavera-estate del 1966. Da queste sue prime espressioni artistiche Saint Laurent sembra dichiarare che arte è tale se vi è l'artista e l'opera ne è la testimonianza, di qualunque natura e a qualunque applicazione si riferisca tra astrazione e realtà per un sogno plausibile.