Galleria Continua è lieta di ospitare nuovamente a San Gimignano una delle voci più note del panorama artistico internazionale Nikhil Chopra con “Drawing a Line through Landscape”, l’opera realizzata dall’artista nel 2017 in occasione della sua partecipazione a documenta 14 di Kassel. La pratica artistica di Chopra include live art, disegno, fotografia, scultura e installazioni. Le sue performance, in gran parte improvvisate, trattano temi quali l’identità, il ruolo dell’autobiografia, la posa e l’autoritratto; l’artista riflette sul processo della trasformazione e sul ruolo giocato dalla durata della performance. Nikhil Chopra mette insieme la vita quotidiana, la memoria e la storia collettiva; azioni quotidiane come mangiare, riposare, lavarsi, vestirsi, ma anche disegnare e creare abiti: tutto questo diventa il processo di creazione di un’opera d’arte, rappresentando una parte essenziale dell’esibizione.
“Ad Atene un torbido mare in tempesta e un cumulo di nuvole minacciose si raccolgono sui muri di una ex taverna come murale panoramico. L’opera artistica di Nikhil Chopra ha spesso coinvolto viaggi — attraverso il deserto di Sharjah, lungo il fiume Tamigi e fino ad entrare nelle acque del Mar Arabico. Per “Drawing a Line through Landscape” egli va oltre fino ad attraversare i circa 3,000 chilometri tra Atene e Kassel: attraverso il paesaggio montuoso della Grecia, passando per villaggi deserti, ex città sovietiche e monasteri ortodossi in Bulgaria, attardandosi brevemente nella verdeggiante natura protetta in Romania, nel Cozia National Park, fermandosi in incontri nelle piazze pubbliche o presso gli spazi artistici di Sofia, Budapest e Bratislava, dove è stato poi raggiunto dai colleghi artisti e dai coreografi. La sua tenda rappresenta uno studio e un domicilio provvisori: una reminiscenza dei teatri di viaggio, dove incontri casuali si trasformavano in relazioni comuni. L’artista offre serenate alle metropoli e alle città in cui entra, come un innamorato, passando tra stati di esuberanza, intossicazione, rifiuto e stanchezza.
Questo viaggio continuo è un rimando agli spostamenti nomadi dei secoli scorsi nonché alle rotte migratorie che ancora oggi vengono via via disegnate: non da ultimo, un percorso a zig zag non è semplicemente un movimento binario sud-nord oppure est-ovest ma il riflesso di un microcosmo complesso di un sé disperso, di abbandono, austerità economica e violenza territoriale nell’Europa di oggi”. Natasha Ginwala (scritto per documenta14)
“Sotto le onde, sopra le nuvole. La linea nel mezzo, l’orizzonte, prende il nome dalla radice dell’antico verbo greco ὁρίζω (orizō), che significa dividere, e del sostantivo ὅρος (oros), che significa confine, o punto di riferimento. Segnando il punto in cui il paesaggio scompare cadendo dietro la curvatura della terra, l’orizzonte è l’unico confine visibile per chi guarda verso il mare aperto, un confine che può essere solo contemplato e mai superato. Tracciare la linea dell’orizzonte è stato il gesto che ha segnato l’inizio di “Drawing a Line through Landscape”. […]
“Se c’è qualcosa di irrisolto in “Drawing a Line through Landscape”, è la fragilità intrinseca del paesaggio che, nell’opera, viene messa in discussione. Il gesto eroico dell’artista che vuole dipingere “un paesaggio di 3.000 chilometri” deve fare i conti con la frammentazione politica di ciò che vuole unire. Mentre il progetto di Chopra tenta di unificare paesi diversi in un unico paesaggio, ogni possibile desiderio di convivenza è costantemente messo alla prova da forze politiche che fanno uso di divisioni per guadagnare consenso. Negli ultimi anni i populismi di destra, i nazionalismi e i sentimenti xenofobi hanno accumulato forza e popolarità in Europa a livelli senza precedenti dalla fine della seconda guerra mondiale. Molti dei paesi visitati da Chopra ne sono un esempio. È in questi punti irrisolti di crisi o di rottura che emerge una certa ironia, e non priva di poesia. Vi sono momenti in cui “Drawing a Line through Landscape” crea immagini o situazioni evocative di scene pastorali, momenti idilliaci particolarmente intimi che, intrinsecamente, si contrappongono alle distanze intimidatorie che il progetto vuole collegare. È forse in questi momenti che i personaggi inventati da Chopra appaiono più sconfitti e oppressi dal proprio destino. Alcuni di questi momenti sono immensamente ironici, come l’immagine dell’artista che trasporta faticosamente sulla schiena un rotolo di tela di sessanta metri contenente un paesaggio a grandezza naturale catturato lungo un viaggio di 3,000 km. Altri sono piuttosto tragici, come quando Chopra ascolta calmo e composto le parole di un poliziotto, che gli spiega che nelle piazze di Budapest è vietato disegnare e ballare. Chopra non esita in nessun caso, espone la crisi come parte di un quadro più ampio, andando avanti con la sua opera. Mentre l’unità politica e culturale sembra essere minacciata, egli risponde stabilendo una sorta di unificazione visiva, rappresentativa e concettuale. È forse per questo motivo che, una volta che il paesaggio è terminato e offerto al pubblico, la distanza coperta sembra più facile da gestire. Dopo aver viaggiato per settimane, lavorando pazientemente per trasporre ogni minuscola osservazione e ogni breve incontro su un frammento limitato di tela, Chopra ha dovuto misurarsi inoltre con la distanza fisica di un corpo che viaggia. Sulla strada da Atene a Kassel ha lavorato per metabolizzare le differenze geografiche, culturali e politiche, solo per ricomporle insieme in un’unica visione di un paesaggio che rende intelligibile una grande distanza”.
Estratto dal saggio “Sotto le onde, sopra le nuvole”, di Michelangelo Corsaro La mostra sarà anche l’occasione per presentare per la prima volta al pubblico “Inside out”, una serie di fotografie che documentano il progetto site-specific realizzato da Nikhil Chopra nel 2012 per la sua prima personale in galleria: una performance della durata di novantanove ore durante la quale l’artista ha assunto le sembianze di persone diverse per incarnare la storia e la memoria.
Nikhil Chopra è nato a Calcutta nel 1974 e vive a Goa. Formatosi alla facoltà di Belle Arti della Maharaja Sayaji Rao University di Baroda in India, l’artista prosegue i suoi studi negli Stati Uniti dove nel 2003 realizza SIR RAJA II, la sua prima mostra personale. Torna nuovamente ad esporre negli Stati Uniti in mostre collettive nel 2005 e, nel 2006, al Brooklyn Museum di New York. Tra le mostre più recenti ricordiamo la personale “Yog Raj Chitrakar: Memory Drawing IX” realizzata al New Museum di New York nel 2009 e le collettive “Production Site: The Artist’s Studio Inside-out” al Museum of Contemporary Art di Chicago (2010); “Generation in Transition: New Art from India” presso Zacheta National Gallery of Art di Varsavia (2011). Nel 2011 realizza inoltre, in collaborazione con Munir Kabaniper H Box, il film “Man Eats Rock” presentato al Art Sonje di Seoul; al Today Art Museum di Pechino e al Guangdong Museum of Art di Guangzhou. Nel 2013 nell’ambito del Manchester International Festival la sua perfomance “Coal on Cotton” riceve il consenso della critica. Nel 2014 e nel 2015 ha preso parte alla Biennale di Kochi Muziris, alla Biennale de L’Avana e alla 12a edizione della Biennale di Sharjah. Il suo ultimo progetto è anche quello più ambizioso finora: “Drawing a Line through Landscape” per documenta 14.
“Drawing a Line through Landscape” è un progetto commissionato da documenta 14 e supportato da Piramal Art Foundation, Payal e Anurag Khanna, GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana e Chatterjee & Lal. Collaborazioni, interventi con performance: Sofia di Ivo Ivan, Gorna Lipnitsa di Madhavi Gore e Jana Prepeluh, Budapest di Ivan Angelus e Budapest Contemporary Dance Academy. Costumi: Loise Braganza. Set Design: Aradhana Seth. Film: Sophie Winqvist. Autore della canzone: Gautam Sharma. Musica: Ranjit Arapurkal Autista: Stephen Frick. Documentazione: Madhavi Gore. Assistente di progetto: Shaira Sequeira.