Prende il via venerdì 2 agosto con Ute Lemper al Gran Teatro La Fenice il 42° Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, diretto da Àlex Rigola, che ha invitato artisti di primissimo piano, fautori del rinnovamento della scena internazionale degli ultimi decenni: attori, scenografi, drammaturghi, registi, performer come Ute Lemper, Angélica Liddell, David Espinosa, Guy Cassiers, Dirk Roofthooft, Krystian Lupa, Thomas Ostermeier, Anna Viebrock, Florian Borchmeyer, Declan Donnellan e Nick Ormerod, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò (Motus), Romeo Castellucci, Gabriela Carrizo (Peeping Tom), Claudio Tolcachir, Jan Lauwers, Marcos Morau con La Veronal, Wajdi Mouawad, Fausto Paravidino.
Ute Lemper venerdì 2 agosto alle 21,30 sarà sul palcoscenico del Teatro La Fenice con un recital di canzoni di Brecht e Weil.
Danzatrice per Béjart e Pina Bausch, attrice per Altman e Greenaway,per Luciano Berio che l’ha voluta per le sue Folk Songs a Firenze e alla Scala, per lei hanno scritto Elvis Costello, Philip Glass, Michael Nyman, Nick Cave, Tom Waits; Ute Lemper ha calcato i palcoscenici dei teatri più importanti e inciso per le maggiori case discografiche, ha vinto il Molière e il Lawrence Olivier ed è stata ripetutamente nominata artista “crossover” dell’anno da Billboard Magazine: è celebrata come una delle più grandi artiste dei nostri giorni. Con il fascino delle dive di un tempo, da Marlene Dietrich a Lotte Lenya e Edith Piaf che considera sue mentori e di cui è naturale erede, Ute Lemper abbraccia un repertorio sterminato, il cui punto fermo è nel Kabarett degli anni fra le due guerre (di Kurt Weill ha inciso l’integrale) e si allarga alla canzone d’autore francese di Brel, Ferrè, Vian, ai canti yiddish e dell’est europeo, ai leggendari musical (Cats, Cabaret, Chicago), al tango di Astor Piazzolla fino al jazz. Ma qualunque cosa canti Ute Lemper vi imprime la sua anima, perché, come ha scritto presentando il proprio disco Illusions: “Ogni canzone è una pièce di teatro che racconta di un paradiso perduto, e ci parla di oggi, e di noi”.
Ma la giornata inaugurale sarà introdotta dal debutto a Venezia del Direttore Àlex Rigola in qualità di regista con uno spettacolo in prima assoluta. Autore di incisive riscritture di grandi classici che lo hanno reso noto oltre i confini della Spagna e anche in Italia, come la trilogia shakespeariana - Giulio Cesare, Tito Andronico, Riccardo III, cui si sono poi aggiunti Coriolà e lo scorso anno Mcbth (Macbeth), Àlex Rigola ha frequentato molta drammaturgia moderna e contemporanea ma ha messo in scena anche testi di scrittori celebri, come il romanzo incompiuto di Roberto Bolaño, 2666. E a Bolaño, autore di culto, torna Rigola con l’adattamento per le scene del racconto El polícia del las ratas (Teatro alle Tese, ore 19.00, in replica il 3, 6, 7 agosto).
Sono, invece, ben 5 i registi e performer che hanno scelto di lavorare su personaggi shakespeariani.
Angélica Liddell è certamente la più estrema. L’artista spagnola, che è autrice di opere di narrativa, poesia, drammaturgia oltre che attrice e regista, la scrittura sembra una scelta necessaria e il suo teatro inciso sulla carne.
Angélica Liddell, che nell’occasione riceverà il Leone d’argento, porta a Venezia un’anomala riscrittura di Riccardo III di Shakespeare: El año de Ricardo (8 agosto, Teatro alle Tese, ore 21.00). La performance urticante di Angélica Liddell - che è un tour de force fisico, psicologico e morale – trasforma la discesa vertiginosa negli abissi del male del testo shakespeariano in un violento atto d’accusa contro i crimini di cui si è macchiato l’uomo anche ai nostri giorni: dalla distruzione e dalle sofferenze di guerre e genocidi agli abusi di dittature e imperialismo.
All’incrocio tra danza e teatro, è invece la poetica onirica di Gabriela Carrizo, che annulla le barriere fra reale e immaginario alternando un linguaggio crudamente realistico ad una sensibilità allucinata. 32 rue Vandenbranden (10 agosto, Teatro alle Tese, ore 19.00), è lo spettacolo nel quale si respira un’atmosfera da incubo con un paesaggio nordico, dalle luci plumbee, innevato, la cima di una montagna flagellata dal vento, e rifugi di fortuna più che di vero riparo. Ma punto di riferimento nel mondo teatrale europeo, è Krystian Lupa che presenterà Ritter, Dene, Voss (7 agosto, Teatro Goldoni, ore 21.00), fra gli spettacoli di maggior successo del regista polacco. Al centro della vicenda, scritta da Thomas Bernhard nell’84, sono le due sorelle Dene e Ritter e il fratello Voss, filosofo che ha scelto la pazzia e si è fatto rinchiudere. Il ritorno a casa di Voss, nella cui vicenda Bernhard adombra quella di Wittgenstein, mette in moto le perverse dinamiche familiari che governano i personaggi, ne fa esplodere il conflitto tra ribellione e rassegnazione, innesca un gioco al massacro che si consuma davanti al simbolo dell’unità familiare, della convivialità e della tradizione borghesi, la tavola imbandita della sala da pranzo.
Il quarto capitolo sui personaggi shakespeariani per dar vita a Shakespeare si svolgerà con Claudio Tolcachir, che insieme a Rafael Spregelburd e Daniel Veronese, è uno dei nomi di punta del teatro indipendente argentino, oggi più che mai presente sulle scene europee.
Attore, drammaturgo e regista, artefice totale dei suoi spettacoli, Tolcachir presenta El viento en un violín (5 agosto, Teatro Goldoni, ore 21.00). Il regista fiammingo Jan Lauwers completa la rosa dei registi che daranno vita a Shakespeare, il percorso creativo sui personaggi shakespeariani nell’ultimo giorno del Festival. Se cifra di Lauwers è la felice sintesi di diversi codici artistici - danza, teatro, cinema, musica e arti visive – gli spettacoli ispirati ai testi shakespeariani, tutti firmati con la Needcompany da lui fondata con Grace Ellen Barkey, non potevano che essere personalissimi. Giulio Cesare, Antonius und Kleopatra, Needcompany’s Macbeth e Needcompany’s King Lear dichiarano fin dal titolo il particolare punto di vista. Alla Biennale Lauwers presenta Re Lear, e con la Needcompany verrà presentato anche l’ultimo suo successo: Marketplace 76 (6 agosto, Teatro alle Tese, ore 21.00). Secondo un metodo caro al regista, Jan Lauwers intreccia come in un caleidoscopio le vite e le storie degli abitanti di un villaggio, colto nella commemorazione di un evento tragico: l’esplosione di gas che l’anno precedente aveva causato 24 morti, fra cui anche bambini. Su questo sfondo si innesta poi un’altra storia fatta di violenza, che innesca la ritorsione e l’ostracismo della comunità. Al fondo c’è un tema che ha sempre affascinato Lauwers: i meccanismi che governano gli individui in una comunità, il rapporto conflittuale tra individuo e società, il problema della colpa e dell’espiazione, della giustizia e dell’ingiustizia.
Accanto al percorso in 5 spettacoli sui personaggi shakespeariani, altri due laboratori, rispettivamente con Declan Donnellan e Thomas Ostermeier, che porteranno per la prima volta in Italia il loro ultimo spettacolo: Ubu Roi (4 agosto, Teatro La Fenice, ore 19.00). Nato dalla penna di Alfred Jarry, inventore della scienza delle soluzioni immaginarie, e anticipatore del surrealismo e del teatro dell’assurdo, Ubu Roi, che è una feroce satira sul potere e il suo fascino, non ha mai smesso di scatenare la fantasia di registi, scrittori, attori, resistendo alle più svariate interpretazioni. Nel loro lavoro Donnellan e Ormerod ci riportano al giorno d’oggi e costruendo un contrasto fra i due mondi, ne rivelano la comune matrice.
Il 10 agosto al Teatro Goldoni (ore 21,30) sarà la volta di Thomas Ostermeier che presenterà in prima italiana il suo ultimo successo: Un nemico del popolo di Ibsen. Si tratta di un testo – come ricorda il regista tedesco – “in cui si vedono gli effetti distorti di questa pressione economica su un’intera comunità, dove la sopravvivenza dipende dalla possibilità di vendere acqua contaminata. In questo contesto, il conflitto tra verità e falsità, o meglio tra verità e potere, suona stranamente contemporaneo, colpendo le contraddizioni stesse del sistema economico”. Su di un altro versante muove invece Fabrizio Arcuri, fra i protagonisti della scena nazionale a partire dagli anni novanta con la sua Accademia degli Artefatti, che ha messo in scena i testi di Tim Crouch, attore prima che commediografo, fin dagli esordi nel 2003. Ed è a Tim Crouch che va il merito di aver affrontato Shakespeare “dalle retrovie”, scegliendo di raccontare commedie e tragedie del Bardo ricorrendo allo sguardo dei comprimari, dei personaggi minori, di chi non ha voce. Sono I Cinque monologhi sul potere e la violenza di cui l’Accademia degli Artefatti presenterà al Festival una scelta in quattro giorni consecutivi 5, 6, 7, 8 agosto (Teatro Piccolo Arsenale, ore 15 e ore 19.00): Banquo da Macbeth, Fiordipisello, dal Sogno di una notte di mezza estate, Cinna, da Giulio Cesare, già realizzati, e un quarto capitolo in fase di realizzazione, intitolato a Calibano dalla Tempesta.
Presenti al Festival anche la compagnia catalana La Veronal, gli italiani di Motus e Romeo Castellucci che terranno ognuno workshop finalizzati ad una creazione site specific. La Veronal con Picasso - Pájaros muertos, Morau lavorerà con un gruppo di attori e danzatori selezionati nell’ambito di Biennale College – Teatro (9 agosto, Campo San Francesco della Vigna, ore 22.00). Mentre i Motus, una delle compagnie italiane più note all’estero, fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò nel ’91 insieme a musicisti, disegnatori e scultori con l’intento di dilatare al massimo l’esperienza teatrale, presenteranno al Teatro alle Tese – 4 agosto, ore 22,00 - la nuova versione di Nella Tempesta.
Leone d’oro alla carriera di questo Festival, Romeo Castellucci, che ha fatto del teatro un’arte plastica, complessa, ricca di visioni, sviluppando un linguaggio comprensibile in tutto il mondo, riserverà alla Biennale una creazione site specific, primo capitolo del workshop intitolato Sul Significato di, rivolto a 12 attori e performer .
Ancora tra i massimi autori di teatro Wajdi Mouawad sarà a Venezia con Seuls (3 agosto, Teatro Piccolo Arsenale, ore 19.00). Una pièce che prende spunto da temi autobiografici, come spesso accade per questo autore: l’esilio, l’identità, i rapporti famigliari.
Sono invece tre gli ingredienti di “Sunken Red” il capolavoro di un altro spettacolo presente a Venezia il 3 agosto (Teatro alle Tese, ore 22,00). Il primo è Jeroen Brouwers, scrittore fra i più importanti di lingua germanica, che con approccio antisentimentale eppure profondamente commovente scrive una lucida confessione in cui i ricordi di una infanzia sofferta si intrecciano a quelli della donna amata.
Poi c’è un regista molto noto in Europa, il belga Guy Cassiers - direttore della Toneelhuis di Anversa ma da noi più conosciuto per la tetralogia wagneriana alla Scala - che trasforma il testo in un lungo monologo e fa penetrare lo spettatore nei recessi di un’anima tormentata utilizzando drammaturgicamente la tecnologia. Ma senza un grande attore come Dirk Roofthooft, a tutti gli effetti coautore dello spettacolo, cui presta la sua voce, e che recita il monologo indifferentemente in olandese, francese, spagnolo, inglese.
E di un “Teatro al tempo della crisi” si può parlare con David Espinosa, attore e danzatore che presenta Mi gran obra. Lo spettacolo nasce dall’idea di costruire uno spettacolo su larga scala, senza badare a spese e senza limitarsi nell’ingaggio degli artisti, ma con un particolare: la scala. Ma Espinosa riflette anche sull’idea di rappresentazione, sulla relazione con lo spettatore, sulla decontestualizzazione degli oggetti reali attraverso la scenografia, sulla messa in discussione della nostra stessa idea di arte e di cultura. In scena dal 3 al 10 agosto a Ca’ Giustinian, sede della Biennale, con doppia replica (ore 12.00, 15.00).
E complementari agli spettacoli è un ciclo di incontri con gli spettatori che prendono il via Ina il 4 agosto con Wajdi Mouawad (ore 16.00) e Guy Cassiers (ore 17.00); il 5 agosto sarà la volta di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò dei Motus (ore 16.00), quindi Declan Donnellan con Nick Ormerod (ore 17.00); seguirà il 6 agosto Claudio Tolcachir (ore 17.00); il 7 agosto Jan Lauwers (ore 17.00); l’8 agosto Krystian Lupa (ore 17.00); il 9 agosto Angélica Liddell (ore 17.00); il 10 agosto Romeo Castellucci (ore 17.00). Il ciclo si concluderà l’11 agosto, ultimo giorno del Festival, con Gabriela Carrizo (ore 17.00) e Thomas Ostermeier (18.00).
La Biennale Danza, Musica e Teatro
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Immagini correlate
- 32 rue vandenbranden dei Peepeing Tom (c.Herman Sorgeloos)
- Seuls de Wajdi Mouawad (c.Thibaut Baron)
- El viento en un violín di Claudio Tolcachir/Timbre 4 (© Magali Hirn)
- Marketplace 76 di Jan Lauwers (© Wonge Bergmann)
- Ein Volksfeind di Thomas Ostermeier (© Arno Declair)
- Ubu Roi di Declan Donnellan (© Johan Persson)