The Blast è la prima doppia personale di Henry Chapman e Fabian Herkenhoener presentata negli spazi di T293, nata da un dialogo tra i due artisti. La mostra, composta di nuovi dipinti e testi scritti dagli artisti per l’occasione, riflette sulla commistione tra linguaggio e pittura e sulle qualità emotive che risuonano dal confronto.
Nonostante la distanza culturale e geografica, Chapman e Herkenhoener condividono un coinvolgimento concettuale per il linguaggio. Chapman si fa interprete del suo lavoro, muovendosi tra pittura e linguaggio verso la ricerca di un’idea di chiarezza, mentre Herkenhoener tratta il linguaggio come sovrapposizione, costruendo livelli di significato ed enigmatiche narrazioni visive. Due punti di vista che convergono nell’interesse che i propri lavori siano allo stesso tempo emotivi ed intellettuali.
Henry Chapman (Brooklyn NY, USA, 1987) presenta cinque nuovi dipinti e alcuni studi preliminari realizzati con acquerelli, oltre che il racconto breve ‘Crystal.’ Esso fa da ambientazione per i suoi dipinti, che ritraggono varie versioni del protagonista. Ambientato nel 2001-2002 a New York e basato su esperienze personali dell’artista, la storia contiene idee riguardanti il desiderio d’azione politica, l’educazione artistica, e la complessità dell’amore romantico.
Fabian Herkenhoener (Troisdorf, Germania, 1984) presenta una serie di nuovi dipinti. Nella sua ricerca artistica il linguaggio è trasformato da un processo pittorico che si basa sull’immediatezza, sul caso e sull’intuito. Nuove forme di significato nascono dall’atto performativo della pittura e dalla materializzazione del contenuto intellettuale. Poesia e scrittura sistemiche non lineari sono la fonte delle tracce visive, formando un immaginario criptico, il quale crea un momento poetico intrinseco e dei segni di attività mentale ed emotiva. Le nuove opere tematizzano la spiritualità del desiderio e la ricerca di una guida in tempi di instabilità e di scontri.
The Blast (letteralmente ‘raffica violenta di vento, esplosione’) si riferisce al nome di una pubblicazione anarchica dei primi del Novecento; è anche un’espressione dell’immediatezza e della linearità che entrambi gli artisti cercano nel loro lavoro.