Galleria Continua è lieta di ospitare nei suoi spazi di San Gimignano l’artista cubano Carlos Garaicoa con Abismo. Commovente rilettura della più insanabile ferita del Novecento, questo video è stato presentato per la prima volta lo scorso anno all’interno dell’ampia personale dell’artista alla Fondazione Merz di Torino. Una nota piattaforma d’arte internazionale ha inserito Abismo tra i migliori lavori realizzati nel 2017. La riflessione sullo spazio urbano e architettonico è da sempre per Carlos Garaicoa una chiave d’accesso a paradigmi più complessi, dove la storia del presente e del recente passato si frammenta in segni, vestigia e relazioni. Garaicoa racconta il mondo attraverso la lente dell’arte mettendoci davanti a una serie di riflessioni politico-sociali che sono parte integrante del suo modo di guardare. La storia per lui non è mai una sola, diversamente dalle logiche binarie che fanno capo ai vinti e ai vincitori con cui siamo abituati a interpretarla.
Nel 1941, Olivier Messiaen compose ed eseguì per la prima volta nel campo di concentramento di Stalag VIII-A a Görlitz il Quatuor pour la fin du temps. Nello stesso anno Monaco di Baviera fu dichiarata città pulita dagli ebrei. “Questo progetto prende come punto di partenza la rappresentazione teatrale dei discorsi di Hitler e la sua ossessione per la musica classica” spiega Garaicoa. Su uno sfondo lattiginoso due mani gesticolano; sono disegnate quasi come fossero studi rinascimentali a sanguigna, in bilico tra la direzione d’orchestra e l’enfasi di un comizio pubblico. La musica che fa da sottofondo è il terzo movimento del quartetto del celebre compositore francese. Carlos Garaicoa utilizza la tipica gestualità della propaganda nazista, la rimuove dal contesto originario, creando così una nuova narrazione storica. Il cortocircuito rimescola le carte della storia e rafforza il messaggio di Messiaen che l’orrore, per quanto grande, non può mettere a tacere la forza di un pensiero libero e creativo.
“A quelle mani, dichiara Carlos Garaicoa, manca la capacità creativa dell’arte e della musica (...). Come quelle di un falso direttore d’orchestra, queste mani non possono che accettare il trionfo del loro nemico. Lungi dal controllare il terrore diffuso, vengono sconfitte con l’arma più leggera, frutto della bellezza assoluta: la musica. I gesti che una volta erano associati alla morte e all’intransigenza sono ora riconvertiti, sotto l’influenza della musica, in movimenti aggraziati legati alla vita e all’esistenza, quasi eterna, dell’essenziale umano”.
Carlos Garaicoa (L’Avana, 1967) vive e lavora fra L’Avana e Madrid. Tra le mostre più importanti ricordiamo: Parasol Unit, Londra (2018); CGAC, Santiago de Compostela (2018); Espaço Cultural Porto Seguro, San Paolo (2018); Fondazione Merz, Torino (2017); MAAT, Lisbona (2017); Azkuna Zentroa, Bilbao (2017); Museum Villa Stuck, Monaco (2016); Nasjonalmuseet, Oslo (2015); CA2M Centro de Arte Dos de Mayo, Móstoles, Madrid (2014); Fundación Botín, Santander (2014); NC-Arte and FLORA ars + natura, Bogotá (2014); Kunsthaus Baselland Muttenz, Basilea (2012); Kunstverein Braunschweig, Brunswick (2012); Contemporary Art Museum, Institute for Research in Art, Tampa (2007); H.F. Johnson Museum of Art, Cornell University, Ithaca, New York (2011); Stedelijk Museum Bureau Amsterdam (SMBA), Amsterdam (2010); Centre d’Art la Panera, Lérida (2011); Centro de Arte Contemporáneo de Caja de Burgos (CAB), Burgos (2011); National Museum of Contemporary Art (EMST), Atene (2011); Inhotim Instituto de Arte Contemporáneo, Brumadinho (2012); Caixa Cultural, Río de Janeiro (2008); Museo ICO (2012) e Matadero (2010), Madrid; IMMA, Dublino (2010); Palau de la Virreina, Barcelona (2006); Museum of Contemporary Art (M.O.C.A), Los Angeles (2005); Biblioteca Luis Ángel Arango, Bogotá (2000). L’artista ha preso parte a prestigiosi eventi internazionali: Biennale dell’Avana (1991, 1994, 1997, 2000, 2003, 2009, 2012, 2015), Shanghai (2010), San Paolo (1998, 2004), Venezia (2009, 2005), Johannesburg (1995), Liverpool (2006) e Mosca (2005); le Triennali di Auckland (2007), San Juan (2004), Yokohama (2001) e Echigo-Tsumari (2012); Documenta 11 (2003) e 14 (2017); PhotoEspaña 12 (2012).