Per la seconda mostra personale da Rita Urso, l’artista francese Jean-Baptiste Maitre mette in mostra una nuova sperimentazione che si concentra sulla rappresentazione figurativa delle immagini.
Nel primo piano della galleria i soggetti raffigurati sono nature morte, scene di battaglia, paesaggi e locandine cinematografiche che, delineati attraverso una particolare tecnica ideata da Maitre, assumono connotati specifici. Le figure subiscono una notevole trasformazione e il riconoscimento visivo dei loro contorni è reso più ostile all’occhio dell’osservatore. In un primo momento viene applicato uno strato di pittura acrilica bianca su carta rivestita di resina, modellato poi attraverso pennellate veloci e decise che creano la base del dipinto. Le linee guida del disegno sono così stabilite. Le forme, delineate. La seconda fase prevede la scansione digitale della struttura visiva creatasi sulla carta, una sorta di radiografia del disegno che individua lo scheletro dell’immagine. Con un software di editing per immagini, sulla struttura individuata vengono applicati dei colori e in seguito direttamente stampati su di essa attraverso una stampante a inchiostro modificata. Ciò che ne risulta è un dipinto visivamente contrastante che combina l’immagine dipinta rapidamente a mano, con una precisa stampa digitale a colori. L’effetto sfocato che si crea per via di questa sovrapposizione altera la percezione dell’occhio umano. Siamo di fronte a immagini quasi tridimensionali.
Nel lavoro di Maitre uomo e macchina si sovrappongono l’un l’altra, creando un dialogo fatto di scarti di precisione e di intenti. La puntualità della macchina e la sua meccanica automatica agiscono su qualcosa di incontrollabile e impreciso come la volontà umana.
Al secondo piano invece una stanza privata, in cui il lavoro esposto racconta del cinema a luci rosse degli anni ’70. Una contrazione di frammenti provenienti dalla locandina originale del film Deep Throat del 1972 si sovrappongono su una tela. Venticinque parti di uguali dimensioni la ricoprono, una sopra l’altra, come attratte da una forza centripeta. Il lavoro prende il titolo di Deep Throat Expanded o Deep Throat Contracted a seconda della grandezza della parete espositiva e della conseguente vicinanza dei venticinque elementi. Warning: The Grape-Train Has No Breaks, il titolo della mostra, trae ispirazione da un videogioco di strategia dove gruppi di zombie vengono riuniti insieme per essere uccisi più velocemente possibile. Maitre suggerisce un parallelismo tra gli insiemi di zombie e i grappoli d’uva e dunque per estensione, le nature morte. I lavori in mostra portano in evidenza il pensiero dell’artista riguardo al gesto pittorico svolto dalle macchine, esseri senz’anima, piuttosto che dagli esseri viventi. Una riflessione che genera nature morte post-human.
Jean-Baptiste Maitre è nato in Francia nel 1978. Vive e lavora tra Parigi e Amsterdam. Ha studiato Storia dell’Arte alla Sorbona e all’École des Beaux-Arts di Parigi e Fotografia alla Gobelins École de l’Image di Parigi. Tra le mostre personali: The Admirer and the admired (con Dina Danish), Institut Für Kunstgeschichte Der Lmu, Monaco (2017); Fluid Carrying the Hope of Ships in Distress, Rita Urso artopiagallery, Milano (2016); Mandala République, Martin van Zomeren, Amsterdam (2014); Post-Sculpture, (con Bruce McClean), Galerie 1m3, Lausanne (2013); Stripe Paintings, La Salle De Bain art center, Lyon (2012). Le mostre collettive includono: wordswordswords, Sofie Van De Velde, Anversa (2017); IDFA, Eye Amsterdam Film Museum, Amsterdam (2016); It ain’t whatcha write, it’s the way atcha write it, Manifesta Foundation, Amsterdam (2014); CODEX, Wattis Institute for contemporary Arts, San Francisco (2014).