Dal 20 febbraio al 22 aprile 2018, la Villa Reale di Monza ospita una personale di Sam Havadtoy (Londra, 1952), uno degli artisti più interessanti e originali, nati dalla scena newyorkese tra gli anni settanta e ottanta.
L’esposizione che si dipana nelle sale degli Appartamenti Reali, col patrocinio del Comune di Monza e di Regione Lombardia, presenta una serie di opere inedite, tra sculture, dipinti, oggetti e arazzi, alcune realizzate per l’occasione, che riflettono sul concetto di originalità e autenticità.
La recente polemica dei quadri falsi di Modigliani e l’esposizione Serial classic, tenuta alla Fondazione Prada, sull’idea di copia rispetto all’originale, sono state da spunto a Sam Havadtoy per dare corpo a un progetto che meditava da tempo.
Attraverso il suo lavoro, infatti, Havadtoy ha ripensato alla scultura antica, e a come è giunta ai nostri giorni, ovvero privata dei colori e dei vestiti che erano soliti abbigliarle.
“Gli storici - afferma Sam Havadtory - hanno da tempo dichiarato i marmi bianchi e i bronzi ossidati del mondo antico come capolavori. Come tali, hanno ispirato movimenti nell'architettura e nell'arte. Passarono secoli prima che si capisse che in origine non erano solo dipinti, ma a volte anche vestiti. Eppure questo ha fatto ben poco per alterare la nostra comprensione dell'estetica classica”.
Queste riflessioni lo hanno ispirato a realizzare un progetto espositivo dove s’incontrano oggetti dipinti, arazzi, quadri e sculture in bronzo decorati con pizzi colorati.
“Questo - continua Sam Havadtoy - è il mio modesto modo di rendere omaggio a quegli artisti del passato le cui opere sono state distrutte non solo dal tempo ma anche da un fondamentale fraintendimento del loro aspetto originale. Villa Reale è una capsula del tempo del passato, eppure non posso fare a meno di pensare a come sarebbe oggi se fosse ancora una casa per una famiglia”.
“La mostra di Sam Havadtoy - afferma Piero Addis, direttore Consorzio Villa Reale e Parco di Monza - s’inserisce in un programma di arte visiva presso gli Appartamenti Reali intitolato “Interference”, dove gli artisti propongono un corto circuito fra le loro opere e la sontuosità barocca e neoclassica delle sale e degli arredi. Un fenomeno, quello delle interferenze che è dovuto alla sovrapposizione, in un punto dello spazio, di due o più onde. Interferenze come algoritmi che controllano gli esseri umani, attraverso sensazioni, emozioni, pensieri”.
“A prima vista quest’allegra interferenza di Havadtoy - continua Piero Addis - così fresca, sembra quasi risvegliare o portare avanti lo spirito degli anni sessanta. I colori, l’apparente leggerezza che traspare dalla selezione dei soggetti, il trattamento frivolo, divertente, persino un po’ sfacciato che l’artista riserva agli oggetti quotidiani o agli oggetti di design; l’apparente completa assenza di qualsiasi accento drammatico o patetico, la scioltezza con la quale si appropria di ogni possibile oggetto per inserirlo nelle sue opere evocano un’atmosfera, o meglio un atteggiamento che, visto nel contesto della storia dell’arte, sembra essere legato alla Pop Art. E infatti Sam Havadtoy si porta dietro la grande lezione assimilata da uno dei suoi maestri e amici, come Andy Warhol, che ha frequentato a New York in oltre vent’anni. Grazie anche a Yoko Ono, con cui ha condiviso una parte importante della vita, frequentando il vibrante contesto artistico di quegli anni”.
Il percorso espositivo, introdotto da una grande scultura posta nelle vicinanze della fontana, si apre con due d’après di altrettanti ritratti di Amedeo Modigliani, per rappresentare i due amori nella vita del re che abitava la Reggia, presi dalle copie che aveva realizzato il grande falsario ungherese Elmer de Hory.
In questo gioco dialettico tra copia e originale, Havadtoy dà forma a delle sculture in bronzo che riproducono eroi dell’animazione quali Bugs Bunny o Betty Boop realizzati seguendo la sua cifra stilistica più caratteristica, ovvero l’utilizzo del merletto, materiale insolito per l’arte contemporanea, ma il cui impiego trova riscontro nella memoria dei popoli dell’est Europa dove proprio il merletto intrecciava associazioni complesse con classe, religione, storia e moda e che in laguna ha uno dei centri di produzione più rinomati in Italia. Nella sua pratica artistica, infatti, Havadtoy incolla frammenti di pizzo sulle sue opere; quindi, strato dopo strato li ricopre di colore, in modo che il gioco di vuoto e pieno che si crea, diventi l’elemento strutturale dell’immagine che ne risulta.
La mostra inoltre continua presentando due grandi arazzi, un’installazione composta da dipinti posti sul pavimento che andranno a creare un enorme tappeto (6 x 6 metri), o ancora una scacchiera.
Sam Havadtoy è nato nel 1952 a Londra da una famiglia ungherese. Rientrata in Ungheria nel 1956, non le fu più concesso di ritornare in Inghilterra. Nel 1971, Sam emigrò illegalmente in Inghilterra attraverso la Yugoslavia. Un anno più tardi, nel 1972, si stabilì negli Stati Uniti.
Nel 1978 fondò il Sam Havadtoy Gallery and Interior Design Studio, e divenne amico intimo di Yoko Ono, John Lennon, David Bowie, Andy Warhol, Keith Haring, George Condo, Donald Baechler e molti altri artisti.
Winged Altarpiece, la più monumentale scultura in bronzo mai realizzata da Keith Haring, fu creata in edizione limitata con l’aiuto di Havadtoy. Qualche anno dopo, il Ludwig Museum di Budapest ricevette in dono dallo stesso Havadtoy questa rara opera per arricchire le sue collezioni permanenti.
Nel 1992 aprì la Galéria 56 a Budapest. Qui espose lavori di artisti quali Keith Haring, Andy Warhol, Agnes Martin, Cindy Sherman, Kiki Smith, Robert Mapplethorpe, Ross Bleckner, Donald Sultan, Donald Baechler, oltre alle opere del grande artista ungherese László Moholy-Nagy.
Dal 2000 è tornato a vivere in Europa; a Budapest e Szentendre, in Ungheria, e a Milano. In tempi recenti, ha esposto alla Galleria Mudima a Milano (2016) e a Palazzo Bembo a Venezia (2017), in occasione della Biennale d’Arte.