L’esposizione indaga attraverso 33 opere, tra dipinti, incisioni, documenti originali, video e altro, la vita, la vicenda, le passioni di uno dei più importanti personaggi manzoniani, ma anche il tema della condizione femminile nella prima età moderna.
Dal 1 ottobre 2016 al 19 febbraio 2017 le sale del Serrone della Villa Reale della Reggia di Monza ospitano la mostra dedicata alla figura Marianna De Leyva, meglio nota come la monaca di Monza.
L’esposizione, curata da Simona Bartolena e Lorenza Tonani, è un progetto promosso dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, prodotto e organizzato da ViDi in collaborazione con la Fondazione Gaiani e il Comune di Monza.
Per la prima volta e proprio nella città di Monza, il luogo simbolo per le vicende storiche di Marianna e manzoniane di Virginia, la rassegna presenta un percorso di conoscenza inedito della Monaca tra verità storica e trasposizione letteraria, per proseguire con una sezione, di notevole interesse didattico che indaga il tema delle malmonacate nella storia.
Marianna de Leyva, in religione Suor Maria Virginia, vive a cavallo tra 1500 e il 1600; la sua è un’esistenza tormentata che si intreccia con la vita e la cultura della Milano del Seicento. Per volere della famiglia è costretta a farsi monaca e a entrare nel convento di Santa Margherita a Monza. Poco più che ventenne, per scelta del padre, è nominata contessa di Monza, da cui l’appellativo “Signora”. Amministrando virtuosamente la città, guadagna il rispetto e la benevolenza dei suoi concittadini. In seguito l’incontro con Gian Paolo Osio che diventa il suo amante e la porterà alla perdizione; con lui condividerà il segreto di efferati delitti.
Sottoposta a processo ecclesiastico e costretta alla prigionia inizia un percorso spirituale di redenzione scegliendo la solitudine e il pentimento nella vita conventuale, la “verace penitenza”: un’espiazione dolorosa e convinta.
Il percorso espositivo propone 33 opere tra importanti dipinti, incisioni, documenti, suggestivi video e illustrazioni create appositamente per la mostra al fine di indagare la vita, la storia, le passioni di uno dei più importanti personaggi manzoniani, ma anche il tema della condizione femminile nella prima età moderna. Attraverso le opere pittoriche - provenienti da prestigiose collezioni pubbliche tra le quali la GAM di Milano, l’Accademia di Brera, i Musei Civici di Pavia, i Musei Civici di Brescia, le Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche e il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco di Milano, i Musei Civici di Monza, l’Archivio Diocesano di Milano, la Casa Manzoni - si affronta il tema dell’ingresso in convento come espediente economico adottato dalle famiglie dell’epoca per limitare la dispersione del patrimonio. I dipinti rivelano anche la realtà del mondo conventuale, la disperazione delle monache talora ma anche le strategie pensate per vivere la loro condizione al meglio, come il rapporto con la natura.
Un compendio grafico, con illustrazioni realizzate da Jacopo Vecchio e Amalia Mora, approfondisce i momenti meno noti della storia di Gertrude e il tema della malmonacazione in letteratura.
Nella sala della rotonda dell’Appiani, attraverso dei contributi video, viene ricostruito il processo che condannò la Monaca a essere “murata viva”.
I video realizzati in collaborazione con la compagnia teatrale La Sarabanda - riportano le testimonianze più significative estratte dagli atti originali delle fasi processuali esposti lungo il percorso.
La mostra si inserisce nel programma delle celebrazioni Sulle Tracce della monaca di Monza che coinvolgerà tutta la città brianzola con mostre, spettacoli teatrali, incontri e itinerari per celebrare questo straordinario personaggio.