Dal 9 febbraio al 19 marzo 2018, Gilda Contemporary Art di Milano ospita una doppia personale di Pietro Mancini (Tropea,VV, 1958) e Nico Mingozzi (Portomaggiore, FE, 1976), due tra le figure più interessanti del panorama artistico italiano, che hanno nell’uso della fotografia in bianco e nero, elaborata attraverso diversi interventi sia digitali che fisici, la loro cifra più caratteristica.
Il titolo della mostra, Sincopi e contrattempi, curata da Cristina Gilda Artese e Alessandra Redaelli, è modulato sulla terminologia musicale per indicare due fenomeni ritmici opposti, come lo sono le ricerche dei due autori che creano due atmosfere tanto contrastanti, ma che porteranno il visitatore all’interno di un percorso emozionale di grande intensità.
Il percorso espositivo si apre con Pietro Mancini che propone una serie di lavori caratterizzati dalla presenza di strutture geometriche che imprigionano, attraverso innovative tecnologie digitali e l'utilizzo di elementi materici, volti e corpi di adolescenti, appartenenti a quell’età incerta, in cui l’identità appare ancora in bilico. La serietà delle pose dei soggetti ritratti, al limite della teatralità e della solennità, si accompagna alla presenza stilizzata di grilli, libellule, api, il cui volo allude a una libertà primordiale e a una ricerca della bellezza selvaggia. Ad accompagnare queste fotografie, sarà allestita un’installazione sonora con suoni d’insetti.
La rassegna prosegue analizzando la ricerca di Nico Mingozzi che presenta una serie di ritratti di inizio Novecento in bianco e nero, scovati in qualche mercatino dell’usato.
La scelta della fotografia innesca il processo creativo che conduce l’artista ferrarese a intervenire con cancellazioni, strappi, elaborazioni grafiche, scomposizioni e suture per superare la superficialità dell’immagine e accedere a un nuovo status e svelare il monstrum che può celarsi dietro la convenzionalità di ciò che appare. L’uso di tecniche più disparate, dalla china all’acrilico, fino al graffio, alle puntine e al nastro adesivo, stabilisce un legame con varie sperimentazioni novecentesche e richiama alla mente la figura di un sarto che ricuce e restituisce alle immagini una nuova identità, lacerata, dolente e atroce.
Pietro Mancini, vive a Pomezia (RM). Lavora nei Dipartimenti di Salute Mentale, dove coordina laboratori creativi rivolti agli utenti delle strutture. Artista “onnivoro”, utilizza le tecnologie applicate alla fotografia e all’arte scultorea. Nel 2007 inizia il suo percorso espositivo con Codice 01, all’interno del Chiostro del Bramante di Roma. Nel 2008 a Palermo, la galleria Zelle arte contemporanea ospita la sua prima personale, Attraverso galassie per trovare l’erba più dolce per il mio cuore somaro, nella quale presenta una seria di lavori realizzati in alluminio traforato-retroilluminato: gli Al-lumini, con un forte impatto sacrale. Nel 2010 ha ideato, con Cristina Gilda Artese il progetto Officina Tom, un laboratorio di arti visive, uno spazio che mette in relazione arte e disagio psichico, con lo scopo di inserire nel circuito dell’arte contemporanea il lavoro degli artisti/utenti che frequentano il laboratorio stesso. Nel 2011 partecipa alla biennale di Venezia e nello stesso anno espone alla Nur gallery di Milano, in collaborazione con Arsprima, la personale Orizzonti sospesi, a cura di Cristina Gilda Artese. Nel lavoro di Pietro Mancini spesso i protagonisti sono giovani uomini, caratteristica per cui sarà invitato a partecipare al progetto di arte contemporanea del Giffoni Film Festival dove, nel 2012, gli verrà assegnato il Premio della critica. Nello stesso anno, il suo lavoro viene individuato dalla storica e critica d’arte Martina Corgnati che lo inserisce nei progetti espositivi itineranti 20×1 e Uno sguardo laterale, ospitati in diversi musei del Sud America e dei Paesi dell’Est Europa, con tappa finale alla Galleria delle Arti di Zurab Tsereteli, durante un evento collaterale della Biennale di Mosca. Poco dopo viene pubblicata la sua prima monografia La spontaneità come pratica, (Gangemi Editore). Alfonso Panzetta, direttore del Museo Il Cassero di Montevarchi (AR), nel 2014 cura la personale di Mancini, che per l’occasione produce una serie di fotografie stampate su alluminio specchiato, dedicate alla scultura e raggruppate sotto il titolo di Alte Tensioni; nello stesso anno vince il Premio Nocivelli, sezione fotografia. Nel Giugno del 2015 la Galleria 28 Piazza di Pietra espone a Roma la personale Tensioni Geometriche; a Dicembre viene pubblicata la sua seconda monografia sulla rivista or not 1+1 (editore Arsprima, Milano), in cui è riservato uno spazio al progetto Officina Tom. Nel 2016 riceve dalla sua città natale, Tropea, il Premio Isola.
Nico Mingozzi, nasce a Portomaggiore (FE) il 26/10/1976 e si diploma all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara. Dopo aver sperimentato varie tecniche e indagato soggetti diversi, nel 2011, vince il Premio “Arte” Mondadori con un lavoro incentrato su fotografie d’epoca che l’artista trasforma attraverso tecniche e materiali disparati. Nel 2012 realizza una Personale alla galleria Weber&Weber di Torino e una personale al Cayce’s Lab di Modena. Nel 2013 partecipa alla mostra collettiva: Disegni e installazioni parte1, presso la galleria D406 di Modena (espone, tra gli altri, con Ericailcane, Laurina Paperina, Ozmo, Aris, 108). Nello stesso anno partecipa alla mostra collettiva organizzata dalla galleria Weber&Weber di Torino con Roberto Kusterle, Jean Revillard e Sylvie Romieu; inoltre, con la galleria D406 partecipa a Stroke Art Fair a Monaco, nel 2013, e a SetUp, a Bologna, l’anno successivo. Nel 2014, alcune delle sue opere passano in asta da Bohnams Londra; a Parigi, con la galleria D406, partecipa a Drawing Now, mentre, presso la sede di Modena della galleria, realizza la personale Monstrum; con la stessa galleria partecipa alla collettiva: Il Mucchio Selvaggio III con Andrea Chiesi, Gianluigi Toccafondo, Andrea Pazienza e altri talentuosi artisti. Nel 2015 realizza la personale Unbelievable Monsters, con la galleria Raffaella De Chirico di Torino; con la stessa galleria partecipa a Fotofever a Parigi; a Torino, partecipa a The Others con la galleria D406. Nel 2016, con la galleria D406, torna a Set Up a Bologna e participa ad Affordable Art Fair – AAF a Milano; partecipa alla Biennale del Disegno a Rimini (di cui viene pubblicato il catalogo); nello stesso anno, con la galleria Raffaella De Chirico, partecipa a Zona Maco Fotoa Città del Messico; nel 2016 e nel 2017, con la stessa galleria Raffaella de Chirico, partecipa a Photo Basel di Basilea, al Mia Photo Fair di Milano.