La galleria C+N Canepaneri è lieta di presentare The ghost I made you be, personale di Danica Lundy (Salt Spring Island, 1991), pittrice canadese alla prima esposizione in Italia. In mostra una selezione significativa della più recente produzione dell'artista, inclusi alcuni inediti realizzati per l'occasione.
Residente a New York, dove ha compiuto gli studi e ha iniziato la sua attività espositiva, Danica Lundy è autrice di una pittura difficilmente incasellabile in generi precostituiti.
L'espressività dello stile è il tratto principale: con un linguaggio diretto, ruvido e suggestivo, il dipinto trascina lo spettatore all'interno della scena raffigurata. I personaggi, paradossali e assieme credibili, si muovono in scenari oscuri, quasi post apocalittici; le loro azioni sembrano ludiche e gaudenti, ma il tono dell'insieme insinua il germe di una violenza soggiacente, pronta ad esplodere.
Non si tratta però di una pittura narrativa. L'apparente espressionismo dello stile e gli spunti individuabili nelle scene sono stemperati da una sorta di distacco, come un velo che congela la narrazione e esplicita la natura metaforica dei dipinti.
Pittura e disegno costituiscono un percorso parallelo per l'artista. Il disegno, anzi, praticato in maniera continua e instancabile, è all'origine dei dipinti (che pure prendono forma autonoma). Senza sfociare nel citazionismo, la pittura di Danica Lundy attinge a riferimenti disparati, che fungono da innesco per l'immaginazione dell'artista. Letteratura, storia, fine art e arte popolare, controcultura e cultura popolare confluiscono in un immaginario "allucinato" e metaforico.
Anche il titolo della mostra è una citazione. Nel brano Treaty, Leonard Cohen canta "The ghost I made you be/only one of us was real and that was me". Versi che richiamano "l'identificazione tra individui, le strutture di potere che si creano tra le persone, il lento dispegarsi della personalità di un individuo in quella di un altro", come spiega l'artista.
In ultima analisi, i "fantasmi" che abitano i quadri di Danica Lundy siamo noi: identità incerte e fluttuanti sospese tra svago e violenza latente, godimento e soprusi, libertà e sorveglianza, frustrazione e inaspettati slanci poetici, individualismo e comunitarismo.