Come è noto, i profumi antichi erano composti da una parte di olio (di olive selvatiche, o di balano, o di mandorle) e da essenze ottenute per macerazione a freddo o per bollitura. I fondamenti di questo mestiere – in particolare di quello dei profumieri che avevano le loro botteghe nell’agorà di Atene tra IV e III secolo a.C. – vennero svelati da Teofrasto, allievo di Aristotele e alla guida della scuola peripatetica alla morte del maestro nel 322 a.C.
Nel suo scritto Sugli odori, opera a sé stante o parte del lavoro Le cause dei fenomeni vegetali, il filosofo si soffermava sul tema degli odori entrando così nel campo specifico dell’arte profumiera. I profumieri, che Teofrasto consultava di persona nella vicina agorà, erano in grado di preparare numerose fragranze differenti per pregio e costi e rivolte a clienti di diversa estrazione sociale. Così, se il Megalleion, inventato dal noto profumiere Megallos, conteneva una grande quantità di ingredienti preziosi tra i quali la mirra e aveva costi sostenuti, viceversa il profumo all’alloro, detto daphninon, era più modesto e a buon mercato perché composto solamente dall’essenza di alloro, una pianta assai comune in Grecia e in tutto il bacino del Mediterraneo.
Ricordando l’uso del profumo da parte di uomini e di donne, Teofrasto si distaccava da ogni giudizio di carattere moralistico che in passato, con Solone e Socrate, vi aveva scorto un segno di corruzione. Da uomo di scienze ricordava infatti che agli uomini si addicevano i profumi più leggeri, le donne invece prediligevano quelli più corposi e intensi.
In un capitolo del Sugli odori Teofrasto ricordava anche un ‘segreto di mestiere’, che i profumieri ateniesi gli avevano rivelato non vedendo in lui ‘la concorrenza’. Il filosofo lo riportava con queste parole:
A quanti indagano sulle proprietà dei profumi potrebbe apparire strano quanto avviene con il profumo di rosa. Infatti, sebbene sia il più leggero e debole, tuttavia distrugge le altre fragranze delle quali una persona si sia in precedenza cosparsa. I profumieri perciò ungono con esso i clienti indecisi e intenzionati a non comprare nulla presso di loro, affinché essi non riescano a sentire alcunché presso i profumieri concorrenti. La spiegazione sta nel fatto che, essendo assai leggero e gradevole all’olfatto per la sua soavità, il profumo di rosa penetra nei canali sensoriali occupandoli totalmente, cosicché l’olfatto, completamente assorbito da questa fragranza, non è in grado di percepire altro.
Un sistema astuto per salvaguardare i commerci e boicottare le botteghe rivali, che Teofrasto ha avuto il merito di tramandare attraverso la sua opera.