Senza dubbio stiamo vivendo un’era particolarmente difficile, caratterizzata da disastri ecologici, terrorismo, povertà diffusa, un’inarrestabile migrazione, intolleranza politica e razziale e dozzine di guerre più o meno locali che non escludono il rischio di una catastrofe nucleare. Tutto ciò è risultato di problemi sistemici profondi, è causato da una moltitudine di fattori interdipendenti e interdisciplinari, e non è dunque legittimo incolparne esclusivamente la leadership politica ed economica del mondo attuale. D’altra parte, è chiaro che quegli stessi leader ne hanno una notevole responsabilità.
I leader del mondo attuale – capi di governo, banchieri, amministratori delegati di multinazionali e così via – provengono dalle nostre università, e dunque la questione che si pone è se, e fino a che punto, il sistema educativo e accademico classico risponda al compito di formare questi leader. Le nostre università sfornano tecnologi o umanisti esperti in una peculiare disciplina quando i problemi che abbiamo elencato non possono essere affrontati, e ancor meno risolti, una “disciplina per volta”. Il sistema educativo non insegna come affrontare tali problemi sulla base di un approccio sistemico interdisciplinare.
Di fatto, il vincolo di un percorso accademico rigido mantiene i nostri studenti di oggi, cioè i leader di domani, lontani dai valori dell’etica, dell’arte, musica, poesia e introspezione personale. Questo è vero per gli studenti delle scienze propriamente dette quanto per quelli delle scienze umane, con la conseguente e pericolosa generazione di leader che non sono sufficientemente sensibili a questi valori e possono, dunque, scivolare nell’aridità come persone. Benché, indubbiamente, ci siano gradi e gradi e anche notevoli eccezioni, una realtà piuttosto manifesta è che siamo vieppiù testimoni – e qui uso un’espressione cara ad Einstein – di una “scienza senza anima”, cioè uno sviluppo tecnico, economico e politico privato di valori spirituali ed etici. La spiritualità, volendo con ciò significare l’insieme di valori in relazione al proprio sviluppo personale e la realizzazione di principi ecologici, etici e di introspezione personale, è più o meno mancante nel nostro sistema educativo e nelle sue corrispettive istituzioni accademiche. E se si giudicassero i leader attuali in termini di saggezza, tolleranza verso lo straniero, sincerità, onestà e spiritualità, beh, i risultati non sarebbero davvero incoraggianti.
L’esperimento Cortona-week
Si potrebbe dunque affermare che un problema generale incontrato in questa nostra epoca è l’insufficienza di istituzioni in grado di forgiare dei leader capaci, cioè caratterizzati da un appropriato equilibrio tra professionalità tecnico-scientifica interdisciplinare e valori etico-spirituali.
Alcune tra le istituzioni accademiche hanno tentato di realizzare programmi interdisciplinari, offrendo, ad esempio, classi di filosofia o di arte agli studenti – un sistema che però credo non funzioni a dovere. Se richiamo alla memoria i miei ex-studenti, dediti al lavoro sperimentale con tutto il loro vigore di giovani, e penso di intromettermi nel loro esperimento del giorno con un “ora ferma la reazione chimica e vai ad una lezione di filosofia…”, credo che essi non apprezzerebbero granché.
La “soluzione” non è quella di inserire lezioni addizionali nella già intensa settimana lavorativa degli studenti motivati, ma forse quella di offrire loro un “summer camp”, apparentemente un soggiorno di vacanza che però sia un ritiro – non un ritiro spirituale in senso stretto, ma piuttosto una settimana intensa di lavoro interdisciplinare sotto la guida di persone carismatiche e colleghi di altri ambiti.
Esiste già un riferimento importante per questo e si chiama “Cortona-week”: un evento organizzato dal Politecnico federale di Zurigo, in Svizzera (la famosa ETHZ, sede di tanti premi Nobel), iniziato nel lontano 1985 dal Prof. Luigi Luisi, al tempo professore di chimica macromolecolare presso il Politecnico. Da allora, l’evento Cortona-week è stato tenuto all’inizio di ogni settembre, ospitando circa un centinaio di persone per volta, tra dottorandi e giovani ricercatori. Cortona è una meravigliosa città di fondazione Etrusca, in Toscana, non lontana ad Assisi e Firenze, ed è stata opportunamente scelta in virtù della sua atmosfera rinascimentale e in quanto lontana dal campus accademico. I partecipanti sono stati perlopiù svizzeri ed europei, ma occasionalmente l’esperimento è stato replicato internazionalmente – per esempio, per studenti americani (una settimana supportata dal Fetzer Institute, si veda www.cortonaweek.it) e a Hyderabad, in India (si veda al proposito www.cortona-india.org), entrambi con il titolo generale “Scienza e Spiritualità.
La struttura della settimana
Come già menzionato, nato nel 1985, Cortona-week è considerato il miglior esempio di programma di studio interdisciplinare a livello europeo e ha interessato nella sua parabola trentennale qualche migliaio di studenti laureati e ricercatori in ambito scientifico e umanistico. La maggioranza di loro ricorda ancora oggi l’esperienza come esaltante e fondante per le loro vite e carriere professionali.
La storia racconta che l’idea venne al Prof. Luisi molto tempo prima della sua effettiva realizzazione – che fu impossibile per anni per mancanza di fondi sia da parte dell’ETHZ come anche da banche o grandi industrie chimiche svizzere. Le cose cambiarono quando Luisi ebbe la fortuna di incontrare l’imprenditore svizzero Branco Weiss – lui stesso una personalità interessante ed eccezionale –, il quale, trovandosi sulla stessa lunghezza d’onda, immantinente sottoscrisse il progetto staccando a Luisi un assegno in bianco di 70.000 franchi svizzeri con la promessa di realizzare “Cortona 1”. Così tutto ebbe inizio. Luisi rimase alla testa di Cortona-week per i primi vent’anni, lasciando successivamente la direzione a colleghi dell’istituto più giovani.
La Cortona-week, come il nome stesso specifica, dura un’intera settimana; la partecipazione parziale non è ammessa, sia per gli studenti che per i relatori: è un ritiro – è importante sottolineare – e non una semplice conferenza del tipo “do la lezione e me ne fuggo”, in cui anche nei pasti e nei momenti di pausa è possibile l’interazione pura, senza barriere. L’obiettivo principe sono i dottorandi, i giovani ricercatori nelle scienze “dure” e umane e i giovani manager, in qualità di coloro che saranno automaticamente i nostri leader di domani.
All’incontro si è sempre respirata un’atmosfera che onora il pieno raggio dell’esperienza umana e dell’analisi intellettuale. Per l’intera durata della settimana, i pensatori creativi sono invitati a dirigere i partecipanti in una esplorazione delle questioni che stanno alla radice del dialogo tra progresso tecnologico ed economico, da una parte, e i valori etici ed ecologico-spirituali dall’altra. I relatori nel passato sono stati persone – solo per citarne alcuni in ordine sparso – come David Bohm, David Steindl Rast, Francisco Varela, Humberto Maturana, Alexander Lowen, Fritjof Capra, Marko Pogacnick, Cliff Saron, Lyn Margulis, Richard Ernst, Mani Bhaumik, Chiungliang Al Huang, Weiming Du, Richard Baker Roshi, Michel Bitbol, Paul Davis, Elisabeth Linsday, Hortensie Rejintens, Franco Bertossa, Anton Zeilinger, Joan Halifax… Tra di loro figurano, oltre che rappresentanti di tutte le scienze “dure”, dalla matematica alla chimica; il raggio completo di umanisti, dalla filosofia alla poesia; come anche economisti, imprenditori, monaci, teologi, artisti e scrittori.
I relatori vengono selezionati da un comitato scientifico e devono essere di alto profilo professionale – non c’è spazio per scienza “diluita” o superficialismi new-age –, nonché dare un esempio, con le loro stesse storie personali, di integrazione e visione olistica del mondo. Qua e là, il palco viene concesso ai partecipanti stessi, i quali possono proporre alcune questioni da discutere. A titolo di esempio, elenco qui sotto le linee generali proposte dai dottorandi americani per l’edizione del 2008:
• Il potere della scienza, il potere della spiritualità o la via della scienza, la via della spiritualità;
• Il mistero dell’ordine: è l’ordine immanente o trascendente?
• Le neuroscienze e l’esperienza spirituale;
• L’osservatore quantistico: la mente ha un ruolo?
• I paradigmi della “Natura sacra” – C’è un’intenzione alla radice profonda dei processi naturali?
• Dignità umana e nuove frontiere della scienza: che cosa significherà essere un uomo del ventunesimo secolo e oltre?
Chiaramente non è possibile dare una risposta esaustiva a domande del genere in pochi giorni. Nonostante ciò, è cruciale discuterne nella piena libertà e insieme a mentalità differenti – nell’ultima versione di “Cortona India” erano presenti sedici differenti nazionalità. Una caratteristica importante dell’incontro è la distensione nel tempo conferita alle discussioni tra i giovani, normalmente svolta nella forma di “break-out groups” (in gruppi ristretti, N.d.t).
Almeno eccitanti quanto le letture sono i “workshop”, caratteristica importante di Cortona-week cui è dedicato ogni pomeriggio. Basati sull’idea di fare esperienza personale di alcune delle idee della tradizione olistica, ci sono workshop di musica, meditazione, pittura, teatro, poesia, canto – e ogni gruppo è guidato da un accreditato professionista. I workshop si svolgono parallelamente e ogni partecipante può scegliere liberamente, ma praticamente non può svolgere più di due di essi nella settimana – e la scelta fa parte del processo: che cosa mi occorre per raggiungere un equilibrio? Alcuni potrebbero scoprire l’importanza della meditazione, altri riscoprono una loro passione dimenticata e un interesse per la musica o il teatro o la poesia.
Il generoso supporto di Branco Weiss, senza obblighi, durò cinque anni, poi lui – che anche sedeva nel consiglio dell’ETHZ – decise di passare la palla alla direzione dell’Istituto. Fu così che il politecnico svizzero supportò Cortona-week per più di venticinque anni, e bisogna riconoscere, ad onore dell’ETHZ, che esso è l’unico istituto al mondo che ha avuto il coraggio di finanziare, con un bilancio di circa centomila dollari l’anno, una “residential summer school” così non-ortodossa e di una tale interdisciplinarità. Ora – nessuno ne conosce veramente la ragione – l’istituto ha deciso di interrompere l’iniziativa, sancendo con il 2017 l’ultima edizione di Cortona-week.
Tanti non hanno apprezzato la decisione. Poiché lo scopo precipuo di questo evento è quello di forgiare una nuova classe di leader mondiali, è precisamente in questo nostro buio periodo che c’è la necessità di una nuova generazione di leader. Abbiamo così deciso, in questo stesso 2017, di creare un’associazione no-profit – l’abbiamo chiamata, per ovvie ragioni, CortonaFriends – che prende il testimone e prosegue il lavoro. Il prossimo evento non sarà più a Cortona, ma a Todi, in Umbria, una cittadina medioevale e rinascimentale definita da un rinomato gruppo di architetti come la più vivibile al mondo. Per informarsi sulla settimana e eventualmente registrarsi, si veda www.cortonafriends.org. Tutti possono partecipare. Il fatto nuovo è che l’evento ora deve essere auto-finanziato. Non una impresa impossibile tuttavia.
Una delle frasi che si leggono nel sito internet, a mo’ di ispirazione, è “proprio in un periodo di oscurità, è necessario mantenere una fiammella viva…”.
Traduzione dall’inglese di Rocco Gaudenzi