Dall’8 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018, Merano Arte ospita la personale di Lorenzo Scotto di Luzio (1972, Pozzuoli, NA).
L’esposizione, curata da Christiane Rekade, direttrice artistica del museo altoatesino, presenta un nucleo di disegni inediti, che attingono da un vocabolario formale che spazia dalle pose attualmente usate sui social network all´osservazione della politica e della società fino alla cultura popolare italiana.
La rassegna è anche l’occasione per esplorare e approfondire questa particolare pratica realizzativa, che ha sempre accompagnato la vasta produzione di Lorenzo Scotto di Luzio.
Il percorso espositivo propone una serie di opere di grande formato a carboncino, composta da ritratti insoliti, tipi caricaturali, persone reali, personaggi storici o modelli iconografici.
Per Lorenzo Scotto di Luzio queste raffigurazioni divertenti e bizzarre diventano ritratti tragicomici della contemporaneità e mostrano aspetti che normalmente non appaiono nelle immagini diffuse dai media.
La stessa ambiguità compare anche nel secondo gruppo di lavori che presenta ritratti che l’artista ha ottenuto dall’impasto di zucchero usato dai pasticceri per preparare le meringhe. Tuttavia, invece di prendere la forma delicata della meringa, i pasticcini di un allegro color pastello vengono distorti in strani volti.
Lorenzo Scotto di Luzio è un osservatore molto attento e sensibile del tempo e della società attuale, delle sue abitudini e delle piccole e grandi debolezze degli uomini. Nei suoi lavori adotta con grande libertà e ironia diversi materiali e differenti tecniche, che acquisiscono dei significati completamente nuovi.
“Viviamo nella società bombardata dalle immagini, e se uno toglie ciò che è da ciò che fa, si rende conto che la realtà è fatta di oggetti freddi, carte del bancomat, supermercati, buste della spesa. Bisogna allora compiere un atto di sincerità e fare entrare queste cose nel proprio mondo poetico”.
Accanto ai disegni, si troveranno alcune sculture e l’installazione “Spartifila” (2017), in cui Scotto Di Luzio, partendo da oggetti trovati, come pezzi di legno, secchi di plastica, coni stradali e corde, crea un vero e proprio “sistema di controllo”, analogo a quelli che s’incontrano negli aeroporti o che regolano le code per entrare ai musei o ai concerti. In questo modo l’artista definisce un passaggio obbligato all’interno della mostra e pone l’accento sulle costrizioni sociali e sulle direzioni che vengono imposte.