Roma novembre 2016. Forme e materiali del Padiglione del Libro o della struttura d'ingresso ai Giardini della Biennale di Venezia, le quinte e i piani di molti allestimenti espositivi, come quello per la mostra su Mondrian alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, l'essenziale linearità nel disegno di spazi esterni come il cortile della Fondazione Querini Stampalia a Venezia, gli specchi d'acqua in cui si riflettono le sue architetture, una tra tutte, la Tomba Brion, sono moltissimi i richiami alla cultura e alla tradizione giapponese nel lavoro di Carlo Scarpa.
Ed è proprio al profondo legame tra uno dei maestri dell’architettura italiana del Novecento con il paese del Sol Levante che è dedicato il focus Carlo Scarpa e il Giappone che dal 9 novembre 2016 al 26 febbraio 2017 è ospitato negli spazi del Centro Archivi del MAXXI Architettura.
In concomitanza con la grande mostra che il MAXXI dedica alla casa giapponese, il focus Carlo Scarpa e il Giappone, basato su una dettagliata ricerca di Elena Tinacci, è un percorso in cui progetti, fotografie, documenti tra cui molti inediti compongono un racconto delle molteplici e radicate ragioni che legano Scarpa a questo paese, alla sua cultura architettonica, alla sua letteratura, alle sue tradizioni storiche, culturali, costruttive. Un percorso che valorizza i materiali di natura diversa presenti all’interno dell’Archivio Scarpa e che cerca di dare forma ai temi riconosciuti dalla critica come fondamentali nella sua produzione.
Il percorso di mostra che si apre con i 27 scatti realizzati da Gianni Berengo Gardin alla Tomba Brion nel 1972, tenta di tracciare tutti quei momenti e quei fattori che hanno dato vita a questo rapporto: il viaggio in Giappone nel 1969 su invito di Cassina, l’influsso dei dipinti di Klimt e Mondrian, le teorie di Wright e Mies van der Rohe, le opere orientaliste di Ezra Pound e il Museo di Arte Orientale di Venezia.
Le citazioni orientali sono un tratto caratteristico di molti suoi progetti, già prima del fondamentale viaggio del 1969, documentato peraltro da un ampio corpus fotografico conservato nell'Archivio Scarpa, e dimostrano la sensibilità dell’architetto capace di appropriarsi di nuovi stimoli estetici, in modo originale, all’insegna dell’equilibrio e dell’armonia.
L’amore di Scarpa per il Giappone risulta ricambiato dalla indiscussa fortuna critica di cui la sua opera ha goduto in questo paese, documentata dai tanti contributi critici, anche postumi, riservati dalle riviste nipponiche di settore alla produzione scarpiana.