Nel Castello Vescovile di Eychstatt, località situata sulle amene colline che circondano Ingolstad, nel territorio della Baviera, ha sede un celebre e antico giardino botanico che prende il nome dalla stessa cittadina: l’Hortus Eystettensis.
L'orto nasce nel 1597, quando il principe-vescovo Johann Conrad von Gemmingen lo fa edificare sul bastione fortificato a sud del castello, sviluppandolo con una combinazione di terrazzamenti. La superficie è limitata, ma sufficiente a contenere almeno un esemplare di tutte le piante da fiore conosciute, endemiche o di recente importazione dall’Oriente e dalle Americhe. La raccolta è affidata all'appassionato botanico e farmacista Basilius Besler di Norimberga, coadiuvato, nell'impianto, dall’architetto Karl Clusius, l’ideatore del parco imperiale di Vienna, che disegnerà un giardino misto, un po' all'italiana e un po' legato al gusto barocco. Il clima mite dei declivi di Eychstatt e la posizione del giardino permettono la fioritura anche delle specie più delicate. Al Principe interessa essenzialmente avere a disposizione le spezie e le piante medicinali più ricercate, che per lui costituiscono motivo di vanto nei confronti degli altri prelati e principi tedeschi. Il giardino è anche un’estensione “naturale” di quella che era l’affascinante wunderkammer di artificialia allestita nel castello, ricca di tesori, curiosità scientifiche e oggetti staordinari da collezione.
L’architetto e artista Elias Holl collabora all'impianto del vivaio progettando un collegamento diretto alla camera delle meraviglie del castello tramite una “scala botanica”. Dall’altana del castello lo sguardo spazia in profondità sul paesaggio circostante; alla base di questa idea di proiezione nello spazio c’è il ricordo dei parchi italiani aperti, che il Principe-Vescovo aveva ammirato nei viaggi giovanili. L'ambizione di Basilius Besler era quella di poter offrire al suo Signore ogni giorno un fiore diverso per abbellire la sua residenza, ma anche di poter estendere questo piacere a un vasto pubblico: nasce così l'idea di preparare un florilegio di almeno 365 tavole, una per ciascun giorno dell'anno. Nel 1613, esattamente quattrocento anni fa, viene dato alle stampe in soli trecento esemplari e in misura “imperiale”, l'Hortus Eystettensis, con i fiori a grandezza naturale e acquerellati con colori naturali.
La sequenza delle immagini segue la stagionalità della fioritura: si comincia dalla primavera con una sfilata di ranuncoli e anemoni, giacinti, narcisi e 40 varietà di tulipani di recente importazione dai giardini orientali; segue una superba serie di rose antiche, peonie e iris. Numerose le piante medicinali, come la scilla, l’epatica, l’asparago e la magica mandragola. Nell’estate si distinguono l’alcea, i lilium, i gladioli, lo splendido flos solis e, fra le medicinali, la valeriana, la digitale, la camomilla e le malve. Fra le aromatiche, il basilico e la salvia. Segue la rassegna colorita e variopinta dei papaveri, dei tagete e dei garofani. Entriamo in autunno con le piante delle nuove Americhe, che tanta curiosità destavano nei giardini del Seicento: le numerose varietà di pomodori, peperoncini e melanzane, tutti usati come ornamento per i loro colori, ma non ancora considerati alimento. E ancora i superbi melocactus e gli aloe, i carciofi e gli incontenibili fichi d’India. Anche l'inverno, che conclude la splendida rassegna, offre l'incanto colorato dalle varietà di elleboro e di borragine.
Questa sontuosa opera è stata più volte, in tempi recenti, riprodotta e proposta in diverse misure, ma solo un editore, pochi anni fa, ha realizzato un facsimile fedele anche nelle dimensioni, ricreando così lo stesso fascino dell'originale.