Per celebrare il decennale della morte di Gaber, avvenuta nel 2003 nella sua casa in provincia di Lucca, Luca Martella e The GG Brothers Band portano in scena un programma del repertorio Gaber-Luporini che spazia dagli anni ’70 al 2000, ripercorrendo con ritmo intenso e serrato la storia del Teatro-Canzone attraverso una sinfonia di canzoni e monologhi che hanno fatto epoca, quali i memorabili Lo shampoo, Destra-Sinistra, Mi fa male il mondo, L'America, Qualcuno era comunista, Io non mi sento Italiano, La Libertà, e molti altri. Il recital – in due atti teatrali – si svolgerà nel prestigioso auditorium delle Scuderie Aldobrandini quale avvio di una tournée che proseguirà in giro per la penisola.
Come ci ha abituato negli anni passati, l’attore romano si esibisce sul palcoscenico dal vivo offrendo – nello spazio di due ore – uno specchio di sfumature della personalità gaberiana che oscillano tra ironia pungente, intensa drammaticità, giocosa ilarità, sferzante critica, compassionevole consapevolezza, appagante abbandono, tragica disillusione, fino a toccare il pathos e la poesia dell’Amore. Lui stesso racconta come quest’attenzione per il pensiero di Gaber sia nata già ai tempi in cui studiava arte drammatica al Teatro dei Cocci al Testaccio. Molti ravvisavano, infatti, in Martella una somiglianza con quell’uomo dal naso gigantesco, dalla lingua affilata e dal cuore tenero e il giovane attore ne restava affascinato come si trattasse di un moderno Ciranò De Bergerac, una sorta di combattente senz’esercito e senz’armi, ma abile manovratore della dinamite delle parole e dell’esplosione del gesto. Come poteva il giovane Martella non appassionarsi all’espressività del Signor G, lui che fin da piccolo aveva sviluppato la passione per la recitazione grazie a un destino che gli era stato offerto dalla famiglia? “Mio padre e mio nonno avevano un cinema – spiega l’attore –, sono nato e cresciuto in quel cinema. Io e i miei fratelli, da bambini, andavamo alla Titanus con nostro padre a prendere le 'pizze', le pellicole dei film. Per noi era un divertimento immenso e lì ho capito cosa fosse il cinema vero. Era destino, era scritto nel mio DNA. E sono pure nato nel ’68: rivoluzionario per definizione. Senza contare che ho pure i capelli rossi."
Il ragazzo dai lunghi capelli rossi sale sul palcoscenico del teatro e comincia la sua carrellata di rappresentazioni di Lorca, Beckett, Pirandello e poi calca le scene del cinema e della televisione passando da un film a una fiction e di nuovo alla magia del Teatro. Nonostante i suoi successi al cinema, il suo impegno in televisione, le svariate pellicole girate, il suo primo Amore rimane sempre il Teatro e lui ci si accanisce a dispetto di ogni crisi di valori, di cultura, di denaro, di morale. E quando si specchia profondamente nella figura del Signor G, dopo attenti studi e una conoscenza intensa del Gaber pensiero, le sue rappresentazioni diventano così coinvolgenti e catartiche che improvvisamente Martella non si ricorda più di essere l’attore che recita, ma si trasforma nel vero Giorgio Gaber acquisendo ogni gradazione di quella immensa anima e di quella straordinaria personalità.
E più il monologo si fa sfaccettato e ricco di passaggi di tono più Martella diventa martellante con il suo ritmo teso e incalzante che attinge energia dalla musica, dalla compattezza della band, dallo sfolgorio delle luci, dalle immagini proiettate sullo schermo, dalla viva attenzione del pubblico che ascolta con il fiato sospeso. Ha previsto tutto prima, Luca Martella, con una regia attenta e puntuale: ha scelto i brani, il discorso delle luci, l’ordine, i tempi, i musicisti… Lui che ama il jazz con trasporto si è affidato a professionisti come il maestro Fabio Di Cocco che lo accompagna alle tastiere, Massimiliano De Lucia alla batteria, Andrea Colella al contrabbasso, e poi ai magnifici Matteo Martella al sax e Giancarlo Martella alla chitarra, rispettivamente suo figlio e suo padre. Padre e figlio, figlio e padre… Quale generazione ha perso? Hanno perso tutte? O non ha vinto nessuna? Quale epoca riuscirà a realizzare il suo Sogno? Forse quella del giovane Matteo? La generazione dell’hic et nunc? Ma qual è oggi il Sogno di Matteo, dei giovani come lui? Quello di avere un lavoro, una famiglia, un ideale per cui esistere? O quello di volare via da quest’Italia senza più intenzione di un Futuro? Dov’è finito il gabbiano con le ali ormai rattrappite, si è trasformato in farfalla o è diventato un pesante e pachidermico insetto abbarbicato alla putrefazione delle sue radici in un sistema “in via di estinzione?”.
Luca, Matteo, Giancarlo… e il Signor G dietro di loro, o forse davanti ai loro occhi, intensamente presente nella scena in un tempo assoluto, impossessatosi della voce dell’attore, dei gesti del suo corpo, delle sue emozioni, vorrebbe urlare il suo dolore per la regressione che ha colpito il nostro Paese, vorrebbe chiamare a raccolta la classe politica, sciorinare la lunga lista di delitti, follie, nonsense, di errori di prospettiva commessi… ma non riesce a dire nulla di nuovo… Come potrebbe fare altri discorsi più sensati di quelli che ha già fatto? Come potrebbe risvegliare il mondo addormentato degli italiani con parole più intense e poetiche di quelle che ha già detto? E lo ha capito Luca Martella che ogni volta che pronuncia quelle parole accende nuovi bagliori, avvia nuove letture, ignoti brillii agli occhi di quelli che lo ascoltano trasportati nel vivo della tenzone, del monologo, della canzone! Martella si fa portavoce, voce, palpito, battito d’ala, si fa canzone, urlo, dolore, ci fa ridere, ci fa commuovere, ci prende per mano, ci porta, ci trasporta da un tono all’altro, c’infiamma… trasmettendoci le sue convinzioni e quelle del Signor G…
Il 25 gennaio 2013 Gaber avrebbe compiuto 74 anni e nessuno sa che oggi lui avrebbe il cuore di un bambino, lo spirito di un adolescente e un’anima di saggezza millenaria…
Sulle orme del Signor G 10 anni dopo… e pensare che c’era il pensiero
Auditorium delle Scuderie Aldobrandini
Sabato 9 febbraio 2013 ore 20.30
Domenica 10 febbraio 2013 ore 17.30
Lo spettacolo è approvato dalla Fondazione Gaber www.giorgiogaber.it
Foto: Giambalvo & Napolitano