Cubi, rettangoli, spazi, sono i resti di architetture, torri, città. Frammenti isolati, assemblati partendo dal basso, dalla terra, posti uno sull’altro fino a slanciarsi verso il cielo e ad immobilizzarsi nelle più disparate direzioni. Il tutto diventa grigio, bianco, ocra e poi nero, congelandosi in un silenzio invisibile.
Rivelatori sono i viaggi a New York e in Toscana dove Jean Charasse si trova rispettivamente faccia a faccia con lo skyline avanguardistico di Manhattan e con le torri imponenti di San Gimignano. Architetture che segnano profondamente l’artista portandolo verso quello che diverrà il periodo dei “Parallelepipedes”.
Jean Charasse approda ai “Parallelepipedi” dopo un lungo processo: partendo dalla rappresentazione figurativa e, focalizzandosi poi su composizioni polimateriche, che caratterizzano il periodo Signaux et Balises, arriva agli anni ‘90 sviluppando un’arte molto raffinata, pura, ricca di quei riflessi che andranno a costituire il suo particolare linguaggio.
Dopo l’incontro con i lavori di Aurelie Nemours e la conoscenza di Carmelo Arden Quin, fondatore del Movimento Madi - movimento a cui Jean Charasse aderirà a partire dal 2004 - inizia per l’artista un nuovo percorso che lo condurrà a semplificare le costruzioni e ad abbandonare gli assemblages in legno e ferro. Si apre così la strada dell’arte geometrica.
In queste sue sculture, ombre di bianchi e di grigi, quasi monocromi, manifestano una logica sensibile alla sua storia, così da renderci partecipi delle sottili tracce da lui appositamente lasciate, tracce di un racconto che si è andato formando passo dopo passo, forma dopo forma, una sorta di accesso all’essere, e quindi alla vita.
Jean Charasse nasce a Lapalisse (Francia) nel 1941. Inizia a dipingere dal 1955 continuando parallelamente gli studi. Dal 1979 al 1980 espone regolarmente presso la Galerie du Dragon a Parigi e collabora con l’Atelier Fine a Moustiers nella lavorazione della ceramica contemporanea.
A partire dal 1990 la figurazione scompare dai suoi lavori e con materiali di recupero crea composizioni geometriche entro le quali le verticali, le curve e le diagonali strutturano lo spazio.
Espone dal 1993 al 1999 presso la Galerie Alexandre de La Salle à Saint Paul de Vence dove conosce Carmelo Arden Quin. Da qui i suoi lavori si evolvono e inizia a rapportarsi con l'Arte Costruita.