Con la mostra “Quando eravamo re” visitabile fino al 15 settembre, il giovane fotografo ravennate Matteo Sauli ritorna a DeltArte per presentare la nuovissima mostra e il libro d’artista, edito da Danilo Montanari Editore ed accompagnato dalle poesie di Daniele Serafini.
Il filo conduttore di questo progetto e del libro d’artista è un componimento poetico di Daniele Serafini, su cui si innesta la narrazione fotografica di Matteo Sauli. “La parola e la fotografia diventano un tutt’uno, insieme amplificano l’eco della memoria e delle suggestioni” spiega la curatrice Melania Ruggini.
“Quando eravamo re” ripercorre con parole e immagini le eccellenze ambientali del nostro territorio, il Delta del Po, spingendosi oltre il confine sterile delle regioni, poiché il Delta del Po è un ambiente unico e va apprezzato nel suo insieme, nella sua sfaccettata totalità.
La poesia di Daniele Serafini è sostanzialmente lirica, con qualche impercettibile incursione nell'epica. L’indagine fotografica di Matteo Sauli rende la testimonianza di un paesaggio capace ancora di sorprendere, dove l’uomo appare di tanto in tanto in lontananza, quasi a volerne rimarcare la responsabilità e a volte l’insignificanza.
“Se la voce di Daniele Serafini in queste poesie - si legge nel testo di Angelo Andreotti che accompagna l’edizione- è pacata, remota come una risacca, dolce,melodica e sognata, quella che prende corpo dalle fotografie di Matteo Sauli è quasi recitata fuori campo, come un racconto che suona in controcanto alla parola dedicandole delicatezza e attenzione”.
Sia nei versi, sia nelle immagini – che non li seguono, ma di essi cercano lo sguardo sul mondo – il divenire è sospeso. Nulla accade poiché è già accaduto, per quanto in fondo continui ancora ad accadere una volta curvata la linea del tempo nella spirale del ricordo. E se il poeta conclude la sua suite sentendo “dissolversi il tempo / in un movimento dolce / che rende distanti, / quasi inerti, / la furia / l’innocenza /la grazia / lo stupore / di quando eravamo re”, così rivelando infine la sostanza di questa sua materia sottile, Matteo Sauli gli fa eco con eguale malinconia ma diverso disincanto, cercando quei luoghi in cui stia abitando la giusta luce del sentimento.
E’ luce opacizzata, in un certo senso anche abrasa “in un movimento che sembra / ordire trame cangianti / di memorie e di oblio”. E dentro questa luce, che di sé tutto pervade senza essere concretamente detta dal poeta, ma certo immaginata e trovata dal fotografo, a fuoco resta la striscia dell’orizzonte segnata da pini marittimi, oppure a farsi scoglio di esile separazione tra i grigi scuri dell’acqua e i grigi chiari di un sole annuvolato. Tutto sembra un ricordo che trova serenità nel riscoprirsi ancora presente, al punto che l’immagine ha quasi il movimento di un colpo d’occhio nel tempo della memoria, veloce ma ormai fissato in un più nitido sentire.
Matteo Sauli segue le parole di Daniele Serafini, ne cerca l’oggettivazione che sa bene essere un nuovo rilancio e delle parole cerca quel loro abitare il silenzio “indugiando nel tremolio / della luce, / nella dissolvenza / del mare”. Lì il loro incontro è possibile, e qui, in questa edizione d’arte che tieni tra le mani, è anche un fatto.
Matteo Sauli nasce a Ravenna il 15 marzo 1982. Pratica la fotografia dal 2002, fin da giovanissimo, in casa, seguendo il padre Roberto, fotografo naturalista; visita esposizioni fotografiche, comincia ad interessarsi alle attrezzature e strumentazioni, si documenta sulle opere e le biografie dei grandi fotografi: Lee Friedlander, Luigi Ghiri, Don MacCullin, Attiglio Gigli, Garry Winogrand. Frequenta il corso di fotografia all'Accademia di Belle Arti di Ravenna. In un primo momento Matteo si dedica all’approfondimento della tecnica che caratterizza la fotografia di tradizione. Per alcuni anni si dedica alla “camera oscura”, sperimentando carte fotografiche di ogni tipo e dimensione, acidi per il loro trattamento e per lo sviluppo dei negativi di ogni tipo e formato. Le fotocamere che usa vanno dal formato “Leica” al 20x25cm passando anche attraverso esperienze creative con il Polaroid. Matteo perfeziona la tecnica di ripresa, sviluppo e stampa affiancando fotografi professionisti quali Daniele Casadio e Ettore Malanca; il primo, ottimo fotografo industriale e creativo, il secondo, affermato professionista fotografo presso agenzie internazionali. Attività che lo porterà a realizzare esposizioni e pubblicazioni a contorno di progetti come “SS309” e “Bagnanti”; un viaggio fotografico lungo la strada Romea, tra Ravenna e Venezia, il primo, e una ricerca fotografica sul turismo estivo nella riviera adriatica, il secondo. Inoltre, instaura una preziosa collaborazione con l'Istituto per i Beni Artistici Culturali della Regione Emilia Romagna (IBC), per i quali realizzerà progetti come “L'altra mostra”, una serie di fotografie sul dietro le quinte della grande mostra “Garofalo. Pittore della Ferrara estense” e parteciperà alla campagna fotografica “Ritornando sull'Appennino” oltre ad esporre le sue opere in gallerie tra cui la Fondazione Forma per la fotografia di Milano. Successivamente Matteo approfondisce e si avvale delle innovazioni introdotte dalla fotografia digitale ed usufruisce dei mezzi informatici in termini di presentazione e veicolazione delle sue opere.