Un’importante personale che affiancherà alle già note opere a parete, lavori inediti site-specific in cui l’artista si cimenterà con materiali del tutto nuovi e inconsueti. Hashimoto, affascinato dalle correlazioni tra spazio, tempo e dinamiche astrali legate ai pianeti e alle costellazioni, dà vita alla sua nuova ricerca proprio negli ampi spazi di Studio la Città, proponendo installazioni interattive in grado di coinvolgere il pubblico a 360°. Presenti in mostra anche una nuova serie dei suoi più tradizionali “aquiloni” in cui, ancora una volta, l’artista esprime tridimensionalmente il suo profondo legame con la natura, qui riproposta in una sorta di paesaggio astratto, in bilico tra il reale e l’artificiale. Come scrive il curatore Luca Massimo Barbero in un suo testo del 2010: “Nella sua dialettica complementare del vuoto e del pieno, Hashimoto intende quindi scoprire “cosa fa sentire la natura come natura”: la sua profonda sintonia con la dimensione tecnologica tende proprio a recuperare questo dare forma allo spazio che si pone come una natura dai ritmi diversi e dalle forme determinate dalla propria artificialità. Ecco allora la dialettica tra unità e frammento, il tutto costituito di infinite parti accostate e moltiplicate senza soluzione di continuità: una ossessione di accumulo che è prima di tutto ritmo, vitale e continuo, di una formatività inesausta, di una esplorazione dei confini stessi dell'immagine. E in questa ossessione, la relazione positiva, di continuità e ripensamento continuo, rispetto al passato, proprio e altrui.
Dai grandi maestri delle avanguardie come Marcel Duchamp e Kazimir Maleevich, alla liberazione immaginifica di Alexander Calder, ai paesaggi interiori di Mark Rothko, ai bianchi vibranti di Robert Ryman e Agnes Martin, sino alle suggestioni di Richard Hamilton e Fred Sandback, tutto confluisce nei paesaggi della visione di Hashimoto. Per creare una natura che non sia copia dell'identico e dischiuderci così, sempre più illimitati eppure sensibilizzati, questi cieli d'artificio e luce, sino a fare della realtà tutta “una specie di gigantesco dipinto color-field”.
Jacob Hashimoto, nato nel 1973 a Greeley in Colorado, vive e lavora a New York. La sua celebre produzione artistica si basa sulla sua eredità giapponese: l’artista crea strutture tridimensionali di luce, come arazzi costituiti da migliaia di aquiloni in carta di bambù sospesi nello spazio con fili di nylon. Tra le sue principali mostre personali sono da ricordare: Armada (2012) presso Studio la Città di Verona, Gas Giant alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia in occasione della 55° Biennale d’Arte di Venezia (2013) e al MOCA Pacific Design Center (2014), Skyfarm Fortress (2014) presso la Mary Boone Gallery di New York. Le opere di Jacob Hashimoto sono parte di importanti collezioni private e pubbliche di tutto il mondo.