Interno18 arte contemporanea ospita dal 9 Aprile al 7 Giugno una mostra dedicata a Piero Pizzi Cannella. Circa trenta opere che costituiscono un excursus attraverso le due decadi più significative per la ricerca dell'autore, il cui lavoro è stato esposto in gallerie e musei di tutto il mondo. Le classiche carte e tele di medio e grande formato, alcune delle quali opere storiche già esposte in gallerie di riferimento e spazi pubblici tra cui la Biennale di Venezia. Pizzi Cannella è inoltre, insieme a Nunzio e Marco Tirelli, il maggiore esponente della Nuova Scuola Romana o Scuola di San Lorenzo.
[…]Pizzi Cannella utilizza la generosità del mezzo pittorico per piegarlo sul versante della rappresentazione figurativa, di una immagine capace di superare l’opulenza fenomenica dell’universo quotidiano e di puntare invece, come un verso di Trakl, allo scheletro delle cose. Qui la pittura abbandona l’edonismo mondano della bella forma carnosa per accedere alla concretezza essenziale dei propri elementi fondamentali: la luce e l’ombra, il segno e la materia. La rappresentazione mette sempre in scena il duello tra questi momenti grammaticali della pittura, con una forza arcaica che debella ogni artificio ed ogni retorica dell’immagine.
Come nella pittura di Rembrandt, l’immagine mostra il suo tessuto di pura pittura, dimostra esplicitamente la sostanza del proprio apparire fatto appunto di segno e colore, di materia piena e di vuoto, di luce e di ombra. Il quadro è uno spazio di gravitazione in cui tutto si pareggia e tutto diventa occasione di scansione e di ritmo, secondo un movimento ascensionale verso l’alto che percorre la superficie. Perché il massimo di profondità è la superficie su cui trascorre l’intreccio tra figurazione ed astrazione, tra decorazione ed ornamentazione, che è giustamente il massimo dell’opulenza della pittura. […]
Una metafisica materiale presiede l’opera di Pizzi Cannella, fatta di stratificazione e cancellazione della materia pittorica, che si accumula e poi man mano stempera il proprio spessore sotto la paziente ed ossessiva esecuzione dell’artista. L’apparizione, la capacità dell’immagine di farsi diretta ed immediata, è il frutto di una lenta maturazione e di un corteggiamento manuale della materia pittorica affinché approdi allo stadio della forma definitiva. […]
Arcaica è la temperatura del colore che ricorda la precarietà compatta dei vecchi muri di Roma. Moderna è la scarnificante efficacia del segno fatto di continui ritorni della mano sullo stesso punto[…]; l’oggetto, o la figura, viene scontornato e lasciato alla propria fissità larvale. In questo senso l’opera di Pizzi Cannella possiede il gusto dell’inquadratura e del taglio essenziale, scavalcando ogni bisogno di verosimigliante relazione con altri oggetti o figure.
Quando altri elementi interferiscono è perché l’artista tende a smorzare il motivo figurativo attraverso l’introduzione di una cadenza ornamentale che frena ancor più l’immagine sulla soglia bidimensionale della superficie e segnala ancora una volta l’identità linguistica dell’insieme. Dunque non è possibile alcuna identificazione: l’immagine è il portato ed il lento precipitato di una elaborazione che la fissa sul limite di un artificio regolato dalla realtà di un sistema di regole interne al linguaggio. Una severa economia regge l’intera costruzione che rende impossibile qualsiasi finzione.
Un’economia che, seppur passa attraverso un intreccio stilistico tra figurazione, astrazione, decorazione ed ornamentazione, gioca particolarmente sul versante della scarnificazione e, dunque, del togliere. […] In questo senso non c’è edonismo o compiacimento ascetico in Pizzi Cannella, semmai un consapevole e mentale procedimento che agisce dentro la materia della pittura per portare alla precarietà di una illuminazione improvvisa ciò che resiste ad ogni sottrazione. - Achille Bonito Oliva