Una storia d’amore, tradimento e redenzione, tra gioiose feste contadine e il bianco stuolo di willi, affascinanti quanto spietate: Giselle, balletto romantico per eccellenza, continua ad attrarre il pubblico nel contrasto fra un mondo solare e un regno oscuro e terribile, popolato di spiriti. Il Corpo di Ballo scaligero porta di nuovo in scena l’indimenticabile coreografia di Coralli-Perrot nella ripresa di Yvette Chauviré, che proprio con la cura e la raffinatezza di ruoli come Giselle ha esaltato la tradizione classica in tutta la sua purezza e consegnato la sua fama al mondo. La sua versione, per la prima volta alla Scala nel 1950, la vide proprio nel ruolo della sfortunata giovane di campagna che sognava l’amore e amava danzare. Dirige uno specialista del repertorio francese come Patrick Fournillier, in scena per le serate del 2, 4, 7, 9 aprile la coppia Svetlana Zakharova e Roberto Bolle.
Titolo emblema del balletto romantico, Giselle è il contrasto tra la realtà e l’onirico, tra la luce del giorno e le ombre della notte, tra la felicità e il rimpianto. È il colore delle danze contadine del primo atto, opposto al bianco dei tutù che nel secondo atto volteggiano nel bosco, meravigliosi e sinistri, da mezzanotte all’alba. E ancora è la passione per la danza e il valzer, l’amore tradito che porta a morte, è rinascere come spirito del bosco, per ballare e vendicarsi di una fine ingiusta.
Con l’ausilio di estratti video della versione che torna ora in scena alla Scala dal 2 al 17 aprile e di altre storiche versioni del balletto, Francesca Pedroni, nel corso di questo incontro parlerà della genesi del balletto concentrandosi su Giselle e sulla figura delle Willi. Come ricorda Francesca Pedroni, l’idea originale di Giselle, che va in scena il 28 giugno 1841 all’Académie Royale de la Musique (Opéra) di Parigi, è del poeta e critico francese Théophile Gautier: dalla lettura della poesia Fantômes di Victor Hugo e da un passo dell’opera Über Deutschland di Heinrich Heine, Gautier fantastica sulla creazione di un titolo di balletto per la giovane danzatrice italiana Carlotta Grisi. Anima del capolavoro è l’amore delle parigine dell’epoca per il ballo insieme alla leggenda delle Willi raccontata da Heine. Spiriti del bosco, le Willi sono spose morte prima delle nozze, giovani trapassate che non trovano pace nel loro sepolcro. Si risvegliano allo scoccare della mezzanotte e danzano fino all’alba, costringendo a ballare i giovani che le incontrano fino a morirne. Candide nei loro tutù bianchi, evanescenti e leggere, si vendicano post mortem sui maschi traditori. Con le Willi è il trionfo del ballet blanc, delle punte e dei tutù lunghi, del valzer e dei balli in tondo, ma anche di una storia in cui il diabolico e il notturno entrano a pieno titolo nel mondo del balletto. Giselle muore e rinasce Willi, neofita tra le nuove sorelle, l’unica che ancora ricorda con amore e nostalgia la vita, danzando tra spiriti infernali. Grazie a lei il suo innamorato in vita, il nobile Albrecht, si salva. Chissà se anche Giselle, passata qualche altra luna con gli spiriti del bosco, vedrà il proprio candore trasformarsi nel destino di vendetta delle altre Willi: “orchesse del valzer, vampiri della danza”, secondo le parole dello stesso Gautier.