Oggi è domenica 6 Aprile, fuori, all’aperto, tira un forte maestrale ed è ritornato l’inverno: ieri erano 22 gradi e tutt* al mare. Ieri è stata anche inaugurata la mia mostra 10 Aprile 1045 - 10 Aprile 2025. Riporto ora la presentazione dell’amico Cesare Albertano, scrittore, letterato e anche uomo di teatro, il quale con pochissime informazioni -quasi niente- ha scritto parole illuminanti.

È un gioco di circostanze, circostanze favorevoli e festose, che da sempre l’Associazione Dis- Ordine di Ravenna rende feconde. Mettiamole in fila e spieghiamo questo eccezionale transito planetario: la visita a Ravenna di Re Carlo Windsor d’Inghilterra e della Regina consorte Camilla, il loro risaputo amore per la botanica, per il giardinaggio e per la sostenibilità ambientale, la condivisa convinzione che l’artista di oggi non possa che essere anche “giardiniere” della Terra, la memoria della Liberazione dal Male che ottant’anni fa la miglior gioventù del mondo di allora realizzò - britannici in prima fila - permettendoci di intraprendere una strada di libertà, la presenza di una artista come Mariella Busi De Logu, herbaria contemporanea, creatrice di mirabili tavole botaniche.

Proviamo a sognare: tra le macerie del presente, un’artista silenziosa disegna piante sopravvissute, catturando con tratti delicati ma potenti la fragile bellezza della natura. Il sovrano si ferma ad ammirare il suo lavoro, riconoscendo in quei disegni la resistenza silenziosa della vita, la speranza di una rinascita.

La cartolina dell’invito porta l’immagine del Tulipa gesneriana e nel retro, oltre alla presentazione di Cesare, giorno, ora e luogo dell’inaugurazione. Ma le persone non leggono più e molt* amic* hanno pensato che quel 10 aprile del titolo fosse il giorno dell’inaugurazione, poi la giornata estiva -tutt* al mare- aggiunto al fatto che è voluto venire anche Manlio perché da Cesena è arrivato Flavio, mio fratello, con Patrizia, sua moglie, l’inaugurazione ha preso una strada informale, amichevole, con note di affetto, di ricordi, di ammirazione per il mio lavoro, senza la presentazione di Marcello o altri interventi.

Sono molto lenta e spesso arrivo in ritardo, quindi scrivo ora ciò che magari avrei dovuto dire ieri. E per farlo riprendo qui un mio brano dalla conversazione con il filosofo Roberto Barbanti nel libro Nero scarlatto, 2011 che descrive origini e regioni di queste mie installazioni in dialogo perfetto tra di loro e con lo spazio della galleria. Sono trascorsi 14 anni, ma la mia passione per le “sacre scritture” e lo spazio che le circonda è rimasta intatta, anzi si è dilatata mettendo in campo Azioni anche all’aperto.

…Vedo una Grande Pagina in compagnia di più tavole botaniche e a volte di uno Scudo. I tre lavori a volte si riferiscono alla stessa pianta, allo stesso fiore. Vedi, cambia lo sguardo. La tavola botanica è lo sguardo scientifico, l’occhio si avvicina e indaga con la lente d’ingrandimento le minime circostanze di un mondo naturale intricato e luminoso: nascita, vita, morte. Lo scudo è difesa, protezione, involucro. Le Grandi Pagine è quella cosa che non si è mai vista. Le tavole botaniche fanno parte di una tradizione, no? Ti ho parlato della loro origine, il Codex Aniciae Jiulianae. Le Grandi Pagine invece partono proprio da me. Per riportare alla luce Annika, Ildegarda di Bingen, Marina Cvetaeva, per conversare con loro sono andata proprio fuori scala. Hai mai visto una pagina grande due metri e larga un metro?. …

E infine riprendo la presentazione della mostra scritta da Patrizia Poggi, una cara amica curatrice di eventi culturali e artistici in Italia e all’estero.

Mariella Busi è una ecoartista, un'artista herbaria contemporanea. Ma cosa significa essere herbaria? Mariella esplora la figura storica delle sapienti medievali, venerate dal popolo ma temute dal potere, tanto da essere condannate al rogo in quanto custodi di un sapere pericoloso. Un rito crudele che segnava la volontà di cancellare la conoscenza femminile. Ridefinire il ruolo della donna e il valore delle sue competenze, riscoprire la profondità della medicina antica e il legame con i ritmi naturali, gettare luce sulla sapienza femminile sepolta dalla storia: queste sono le anime pulsanti di Herbarie.

E Mariella nella sua ricerca artistica ridà voce a una memoria dimenticata. Ha iniziato negli anni Ottanta con Ildegarda di Bingen, la Sapiente del Medioevo, poi Giuliana Anicia, pronipote di Galla Placidia, grandi donne che non appartengono al passato per Mariella, ma sono contemporanee perché sostiene che la "contemporaneità prende volentieri ciò che fa parte della memoria e che poi dalle mani dell'artista viene rinnovato ravvicinato".

Walter Pretolani, recentemente scomparso, commentava così una mostra di Mariella, dal titolo Ravenna ravenna "Qualcuno dice che la vita ha un senso solo perché lascia tracce. No, la vita di Mariella assume senso - che è la domanda fondamentale che ci poniamo sempre, tutti i giorni, “ma che senso ha?” – assume senso perché materializza queste nevrosi, questo drammatico farsi della giornata e disfarsi, questo dramma della notte che non si consuma e si materializza in Tavole che danno una testimonianza, che ti rimandano a una possibilità di vita, che te la rimettono in mano, ti rimettono in gioco attraverso una pianta, un fiore... La testimonianza di un’Apocalisse interiore, che è un’Apocalisse che ci riguarda tutti".